Aécio Neves, osserva i numeri dello spoglio in tempo reale scorrere implacabili sullo schermo. Il voto elettronico ci evita figuracce tipo quella che in questi giorni avviene nella più ricca e potente Repubblica delle Banane del mondo, una confusione incomprensibile in cui il risultato finale può anche non dipendere dalla volontà popolare espressa nel voto. Noi no. Noi abbiamo urne elettroniche per mezzo delle quali nel giro di tre ore sappiamo chi è stato eletto e chi no e, in un tà tà e bonasera, vediamo il candidato sconfitto telefonare al vincitore per i complimenti e auguri di prassi. Aécio Neves no. Aécio Neves, sbava, la foto non mente. Sbava di brutto. E mentre sbava, esige che si ricontino tutti i voti, parla di brogli elettorali, di urne manomesse. Qualcuno dei suoi lo fa rinsavire, ma la sbavata continua imperterrita, in altri toni, due punti e virgolette: Impediremo i lavori del parlamento fino a che il paese si spezzi e la presidente Dilma resti immobilizzata; in seguito potremo ricostruire il paese. Chiuse le virgolette. Sì, il candidato sconfitto alle elezioni presidenziali disse proprio così nel suo primo discorso da senatore. E dalle parole ai fatti. Intanto il vice presidente in carica, Michel Temer (sempre raffigurato satiricamente nella doppia veste di vampiro e maggiordomo da film di terrore), si riunisce con l’alto comando militare. In segreto.
È la sua specialità, incontrarsi di nascosto, di notte, nel garage del palazzo, con chiunque voglia concludere affari loschi, compra e vendita di voti, distribuzione di fondi neri, soldi e intrallazzi. Per confermare le mie parole, dico che questi colloqui sono stati registrati da corrotti e corruttori in modo da proteggersi da eventuali ricatti. Brava gente. Dicevo: il vice presidente si riuniva con l’alto comando militare per imbastire il processo di impeachment che avrebbe destituito Dilma dal suo incarico. Con l’aiuto delle massime autorità dello Stato, con l’avvallo legale della corte suprema, la presidente perse il mandato. Michel Temer, il vice, cospiratore, diventa presidente. Poco tempo dopo, in America, davanti ai padroni, dice: Dilma si è rifiutata di adottare il mio piano di ristrutturazione economica, pertanto abbiamo instaurato un processo di impeachment che si è concluso con la mia nomina alla presidenza della repubblica . Chiuse le virgolette. Qualche tempo dopo, Lula viene arrestato e impedito così di partecipare alle elezioni, e il giudice che lo condanna a dodici anni di galera, diventa ministro della giustizia di Bolsonaro.
Passano i mesi, gli anni. La nuova politica economica imposta dai golpisti, distrugge il paese, provoca quattordici milioni di disoccupati, abolisce i diritti dei lavoratori, i sindacati, i diritti civili. I protagonisti di quei giorni o sono stati deposti, o, addirittura, processati e condannati per corruzione, compresi lo sbavaccione Aécio Neves, e il presidente Michel Temer.
Oggi il grande cospiratore lancia un libro di memorie in cui racconta, senza il minimo pudore, tutta la storia che il sottoscritto racconta da anni in queste pagine: l’impeachment fraudolento, la cospirazione con i vertici militari, l’alto tradimento. Sì, un libro dall’eloquente titolo: La Scelta – Come un presidente è riuscito a superare una grave crisi e presentare una soluzione al Brasile.
In un eccesso di sincerità, forse per vantarsi, o forse perché sa che il progetto autoritario è andato a buon fine, il delinquente Michel Temer mette a nudo la sconcezza del potere e la vocazione golpista dell’apparato militare brasiliano, sempre pronto a cospirare contro il suo stesso popolo, tornare al potere, condizionare la politica, imporre decisioni, un esercito specialista in deporre presidenti, torturare oppositori, produrre montagne cadaveri, bruciarli e farli sparire per sempre.
Qualche hanno fa, queste cose le scrivevo, le raccontavo, le divulgavo con ogni mezzo a mia disposizione. Qualche anno fa, nel calore degli eventi ero in piazza con migliaia e migliaia di brasiliani, tra file di soldati armati fino ai denti, cani poliziotto, e poliziotti cani. Volevamo impedire il golpe, l’arresto di Lula, l’elezione di Bolsonaro. Abbiamo perso tutte le battaglie. E oggi, Michel Temer, il grande vampiro della nazione, lancia il suo libro infame. E poi dicono che uno s’incazza.