Oltre 1500 firme in 24 ore ha raccolto l’appello, lanciato dall’Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale del Comitato Rodotà, per chiedere l’immediata cessazione delle misure di sorveglianza speciale inflitte all’attivista Maria Edgarda Marcucci, che ha combattuto in Rojava contro Isis per difendere la costruzione di una società dei beni comuni.
L’appello, promosso da Ugo Mattei e Alberto Lucarelli, insieme a dieci colleghi fra cui i costituzionalisti Enrico Grosso e Anna Poggi, gli esperti di diritto e procedura penale Davide Petrini ed Elisabetta Grande, nonché l’internazionalista Pasquale de Sena, denuncia l’incostituzionalità delle misure di sorveglianza speciale, triste retaggio dell’epoca fascista e chiede l’immediata apertura di un confronto politico volto al loro superamento.
In poche ore le adesioni hanno superato le 1500 firme: fra quelle più illustri anche dal mondo dello spettacolo sono pervenute le firme di Dori Ghezzi, Mario Martone, Emanuele Trevi, Paolo Virzì, Maya Sansa, Massimo Ghini, Valerio Mastrandrea, Francesco Bruni, Antonio Manzini, Pippo Civati, Linda Brunetta, Nina di Majo, Elena Stancanelli, Majid Valcarenghi, Mario Canale, Valentina Amurri, Mimmo Calopresti, Alessandro Rossellini.
Appello di giuristi contro le misure di sorveglianza speciale inflitte a Maria Edgarda Marcucci, che tacitano il dibattito politico su questioni di fondamentale interesse internazionale in pregiudizio dell’agibilità democratica e dell’alfabetizzazione popolare sulle istituzioni del comune
Il 3 gennaio 2019 la procura di Torino ha proposto cinque persone per la sorveglianza speciale – una donna e quattro uomini – tutte accomunate dall’essere stati in Siria, tra il 2016 e il 2018, per supportare i curdi nella loro lotta contro l’Isis e le invasioni turche, arruolandosi in alcuni casi nell’esercito delle Ypg-Ypj. Nel Rojava si stavano sperimentando, in condizioni difficilissime, alcune delle più avanzate istituzioni giuridiche e politiche dei beni comuni, in assenza di Stato e proprietà privata, fondate sull’accesso, l’inclusione ed il superamento di ogni discriminazione (in primis quella di genere).
I faldoni preparati dalla questura sottolineavano come l’aver contribuito a quella causa anche a rischio della vita non potesse che evidenziare la pericolosità dei cinque per la società italiana. Contro questa iniziativa il Comune di Torino ha approvato il 17 gennaio, all’unanimità, una mozione che prende le parti dei cinque e impegna la sindaca a intitolare uno spazio pubblico nella città alle cadute e ai caduti delle Ypj-Ypg.
Nel giugno 2019 il Tribunale (sezione per le misure di prevenzione) si pronuncia respingendo le richieste per due dei proposti e prendendosi altro tempo per approfondire le indagini sugli altri tre, definiti, nel decreto, impegnati politicamente in Italia. Il 17 marzo del 2020, con un secondo decreto, applica la misura della Sorveglianza speciale alla sola Maria Edgarda Marcucci, unica donna, ex combattente delle Ypj ad Afrin nel 2018, perché le sue attività politiche dopo il ritorno sarebbero state particolarmente pericolose per la società.
Vengono elencati il corteo in via Po durante la Festa dei lavoratori del 2019, un apericena musicale davanti a un locale che non pagava da mesi un suo dipendente, una manifestazione No Tav in Val Susa e uno speakeraggio con il megafono alla Camera del commercio di Torino contro la sponsorizzazione di una kermesse commerciale dove di discuteva la vendita di tecnologie militare, da parte italiana, alla Turchia. La Marcucci è incensurata e, per la maggior parte di questi episodi – durante i quali non ha mai mai usato violenza – non ha subito neanche un processo.
Da marzo 2020 la giovane attivista politica deve rincasare dalle 21 alle 7 del mattino, non può avvicinarsi a locali pubblici dopo le 18, deve notificare ai commissariati qualsiasi spostamento fuori dal comune di Torino, non può partecipare a riunioni pubbliche (quindi ha dovuto interrompere le decine di conferenze che teneva in tutta Italia per raccontare la situazione femminile, curda e siriana) e deve portare su di sé un libretto rosso, su cui gli agenti di polizia possano scrivere le loro annotazioni. E’ evidente che in queste condizioni la sua importante azione politica e culturale di eco-alfabetizzazione sui beni comuni emergenti dalle lotte dei movimenti sociali, dal Rojava alla Valsusa è impossibilitata a proseguire.
Il 12 novembre 2020, in occasione dell’udienza di appello, la procura generale ha contestato la richiesta di revoca della misura da parte del difensore affermando che, sebbene combattere nelle Ypj-Ypg sia una cosa nobile, è pericoloso se a farlo è Maria Edgarda Marcucci, le cui attività politiche in Italia (in verità del tutto paragonabili a quelle degli altri originari proposti) sarebbero non gravi di per sé (il procuratore ha ammesso la loro irrilevanza penale) ma come “reati spia” per evidenziare la personalità “da soldato” della ragazza.
Oltre trecento intellettuali, artisti e personalità delle istituzioni hanno sottoscritto un appello pubblico in favore della sorvegliata speciale Maria Edgarda Marcucci nel 2019. Durante il 2020 migliaia di persone hanno fatto circolare il suo diario online, pubblicato con post Facebook e Instagram, in cui ha denunciato la sua condizione e l’assurdità delle argomentazioni contro di lei. Il 13 novembre, subito dopo l’udienza d’appello, i suoi profili Facebook e Instagram sono stati oscurati senza notifiche o spiegazioni.
Di fronte a questa situazione, resa possibile da normative sulla sorveglianza speciale risalenti al regime fascista ed incompatibili con lo spirito della Costituzione Repubblicana, l’Osservatorio Permanente per la Legalità Costituzionale del Comitato Rodotà, nelle more della preparazione di un ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, propone alla cittadinanza di sottoscrivere il presente appello volto al mantenimento dell’ agibilità democratica nel nostro paese:
Voglia l’Autorità Giudiziaria torinese adoperarsi per l’immediata restituzione a Maria Edgarda Marcucci della propria agibilità politica, fisica ed informatica, affinchè essa possa continuare nella propria battaglia politica e culturale a favore del Rojava. Si voglia altresì aprire immediatamente una rinnovata discussione politica e giuridica sull’incompatibilità della sorveglianza speciale rispetto ai parametri della nostra Costituzione e della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo.
Primi firmatari:
Fabrizio Arossa, (Foro di Roma, Componente Osservatorio Permanente Legalità Costituzionale); Alessandra Camaiani, (Foro di Firenze, Comitato Rodotà); Pasquale de Sena (Ordinario Diritto Unione Europea, Università Cattolica, Milano, Componente Osservatorio Permanente Legalità Costituzionale); Elisabetta Grande (Ordinario di Diritto Comparato, Università Piemonte Orientale); Enrico Grosso, (Ordinario di diritto Costituzionale Università di Torino); Alberto Lucarelli, (Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Napoli, Direttore Osservatorio Permanente Legalità Costituzionale); Ugo Mattei (Presidente Comitato Rodotà, Ordinario Diritto Civile Univ. Torino); Anna Poggi, (Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Torino); Livio Pepino (già magistrato e componente Consiglio Superiore magistratura); Davide Petrini, (Ordinario di Diritto Penale, Università di Torino); Alessandra Quarta, (Associato di Diritto Privato, Università di Torino, Comitato Rodotà).
Per firmare l’appello compilare il Google Form cliccando qui:
Comitato Rodotà