Avevano espresso la volontà di chiedere asilo fin dall’arrivo a Lampedusa. Inascoltati, sono stati trasferiti per la regolare quarantena sulle navi apposite. Dopo circa due settimane, risultati negativi ai tamponi per il rilevamento del virus Sars-Cov-2, sono stati trasferiti con la forza al cpr di Gradisca. Alcuni di loro continuavano a ripetere che nessuno aveva dato loro la possibilità di fare richiesta di asilo. Dunque, né a Lampedusa, né sulla nave. Grazie alla rete di attivisti che coinvolge la nostra campagna e Terre pour Tous in Tunisia, insieme ai familiari dei suddetti siamo riusciti a fare in modo che potessero nominare un avvocato di fiducia della nostra rete a garanzia della loro richiesta di asilo.
In questo mentre, dopo nemmeno tre giorni al cpr di Gradisca e senza che vi fosse alcuna considerazione del fatto che avrebbero dovuto formalizzare la richiesta di asilo, martedì 10 novembre alle 6.30 del mattino tre dei cittadini tunisini da noi seguiti sono stati prelevati a Gradisca d’Isonzo e trasferiti via aerea a Palermo per effettuare successivo rimpatrio. A seguito di più lettere pec inviate d’urgenza agli organi competenti, alle questure, alle prefetture e polizie di dogana, dove si esplicitava che i “rimpatriandi” dovevano poter formalizzare domanda d’asilo come da richiesta espressamente dichiarata all’avvocato di fiducia e comunicata nelle sedi opportune, i tre sono stati riportati al cpr di Gradisca d’Isonzo. Il rimpatrio rimandato e per ora scongiurato.
Una vicenda che ha dell’assurdo: partiti alle 6,30 da Gradisca di Isonzo, in aereo verso Palermo e poi indietro nuovamente verso Gradisca: 6 ore di pura follia in totale dispregio ai diritti delle persone. La città di Palermo è il luogo in cui il console tunisino identifica i tunisini prima del rimpatrio. Un’andata e ritorno fatta di paura, ingiustizia, discrezionalità di polizia volute per legge, “in rispetto” di un accordo tra Italia e Tunisia a cui ancora una volta i giovani tunisini rispondono dicendo in un video: “Presidente ti abbiamo votato perché speravamo in un futuro migliore. I tuoi accordi ci portano in questa gabbia (rif. CPR di Gradisca d’Isonzo) in cui nemmeno le scimmie vengono messe. Abbiamo fatto una rivoluzione perché ci fosse più giustizia. Siamo ora pronti a farne un’altra nel nostro Paese. Le nostre rappresentanze continuano a deludere intere generazioni!”.
Oggi, 11 novembre, i tre cittadini tunisini hanno formalizzato la richiesta di asilo con gli altri: speriamo siano al più presto liberi. Intanto procedono gli arrivi dalle navi quarantena e le udienze di convalida in una routine orribile ed in nulla garante di diritti. Continuiamo imperterriti a combattere contro questa barbarie orribile.
di Yasmine Accardo – LasciateCIEntrare
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