Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia a cura di Toni Casano
Comitato Spontaneo PANTELLERIA VUOLE NASCERE:“Per il mio parto io non parto!”
Un servizio ospedaliero efficiente, considerato un vero è proprio fiore all’occhiello dalla comunità pantesca. Eppure le istituzioni ne hanno deciso la chiusura: il presidio non è compatibile con le logiche dell’economia neoliberista. Nell’isola felice di Pantelleria non v’è alcun caso-Covid, siamo ben lontani dalla crisi epidemiologica che sta attraversando in lungo e in largo l’intero pianeta. Ma l’assurda legge di mercato rischia di fare esplodere la situazione, costringendo le gestanti in procinto di partorire a trasferirsi a Trapani o a Palermo, poiché il Punto Nascite, secondo i dettami degli esecutivi – da Monti a Conte, senza tralasciare la diretta responsabilità del governatore siciliano in carica Musumeci -, deve chiudere i battenti. Cosicché le donne incinte che avevano fatto affidamento nella struttura ospedaliera, dalla quale avevano da sempre ricevuto ottimi livelli di assistenza, dovranno sobbarcarsi, con grave danno economico, oltre 180 Km di nave (o di aereo) per partorire in nosocomi in atto invasi dalla pandemia-Covid, con l’aggiunta che al loro rientro dovranno sottoporsi a quarantena “volontaria”. A quanto pare basterebbe soltanto la firma dell’Assessore pro-tempore alla Sanità siciliana, Razza, perché questa assurda vicenda, consumata a danno della comunità pantesca, possa concludersi positivamente.
Il caso della chiusura del servizio ospedaliero di Pantelleria è stato affrontato sia sul piano istituzionale che sociale: “Sono state fatte diverse battaglie, manifestazioni, dichiarazioni, convegni, campagne di sensibilizzazione”, dicono i cittadini – uomini e donne in carne d’ossa – che ancora una volta si sono mobilitati per rivendicare il “diritto ad una degna sanità pubblica”. Nel tentativo di far riaprire definitivamente il Punto Nascita dell’Isola, quest’anno perfino il Sindaco, il Vice Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale sono scesi in campo: “hanno fatto un breve sciopero della fame – dicono gli abitanti –, interrotto una volta resisi conto di non sortire alcun effetto, non solo sulla fredda burocrazia sanitaria siciliana, ma sullo stesso Assessore, Ruggero Razza, dimostratosi assolutamente insensibile alla vicenda, con il beneplacito del capo della Giunta regionale Musumeci che, impegnato –invece- sul fronte del contenimento del contagio coronavirus (su posizioni altalenanti), non ha nulla da dire nemmeno ai Sindaci siciliani che si sono lamentati dell’inutilità di decine di migliaia di mascherine distribuite dalla Regione, ben sapendo che non si tratta di dispositivi di prevenzione sanitaria.
Le donne isolane comunque non intendo demordere, non a caso – a seguito della querelle insorta sul servizio ospedaliero -, all’insegna della parola d’ordine “Per il mio parto io non parto!”, si sono riunite in un comitato spontaneo denominato PantelleriaVuoleNascere, per continuare la lotta contro la scellerata chiusura del Punto Nascita inserito nell’unico ospedale dell’isola. Contestualmente hanno proposto azione legale per ottenere in sede giudiziaria il riconoscimento dei diritti costituzionalmente tutelati. Parimenti hanno dato inizio ad un presidio permanente di fronte l’ospedale, prefiggendosi di rimanervi fino alla risoluzione positiva del caso.
Ma attorno al comitato si stanno aggregando ampie fasce di popolazione, allargando il quadro delle rivendicazioni sul diritto alla salute. Molti abitanti lamentano gravi mancanze medico-sanitarie di primaria importanza. Specificamente, nel nosocomio si registrano varie carenze assistenziali, in particolare nei reparti di oncologica e psichiatria e non solo: anche l’assistenza medica domiciliare versa in uno stato di sofferenza cronico. Insomma, secondo le testimonianze raccolte, si registrano tutta una serie di carenze “che ledono profondamente i diritti fondamentali alla salute e il quieto vivere dell’intera Comunità di Pantelleria”. Il servizio sanitario negato, oltre alle mamme gestanti, in generale “costringe anche i cittadini sofferenti di patologie ad ulteriori e insostenibili disagi, sia di natura psicologica sia sul piano economico”.
A sostegno della lotta degli abitanti di Pantelleria si è schierato il Comitato Rodotà che proprio in difesa del Sistema sanitario pubblico sta verificando anche la legittimità giuridica per esperire un referendum abrogativo dell’attuale regime lesivo delle garanzie costituzionali (vedi Pressenza).
Papa Francesco affida casa accoglienza di Catania per rifugiati
La Comunità di Sant’Egidio è profondamente grata al papa e al card. Krajewski per questo gesto di generosità nei confronti dei migranti che giungeranno in Italia
La Comunità di Sant’Egidio gestirà la struttura destinata ai migranti dei corridoi umanitari che fuggono da guerre, persecuzioni e catastrofi naturali . Lo afferma in un Comunicato l’Elemosiniere del papa, card. Konrad Krajewski: “Per rispondere all’invito di Papa Francesco, che nella Enciclica “Fratelli tutti” rinnova più volte la necessità di preparare un’adeguata accoglienza ai migranti che fuggono da guerre, persecuzioni e catastrofi naturali, le Suore Serve della Divina Provvidenza di Catania, hanno deciso di offrire a Papa Francesco, attraverso l’Elemosineria Apostolica, in comodato d’uso gratuito, il loro stabile in via della Pisana. La palazzina, che porta il nome di Villa Serena, diventerà una casa d’accoglienza per rifugiati, in particolare per donne sole, donne con minori, famiglie in stato di vulnerabilità, che giungono in Italia con i Corridoi Umanitari. La struttura potrà ospitare fino a 60 persone e avrà principalmente lo scopo di accogliere i rifugiati nei primi mesi dopo il loro arrivo, per poi accompagnarli in percorsi di autonomia lavorativa e alloggiativa. La casa d’accoglienza viene affidata alla Comunità di Sant’Egidio che, come è ormai noto, sin dal 2015 ha aperto i corridoi umanitari per rifugiati siriani, dal Corno d’Africa e da ultimo dalla Grecia, in particolare dall’isola di Lesbo. Finora sono state accolte e accompagnate nel processo di integrazione oltre 2600 persone, tra cui un grande numero di minori”(santegidio.org)
Dracma Siracusa – Il Caravaggio poco trasparente al Mart di Rovereto
In un precedente numero della nostra contronarrazione (rubrica 8#PalermoInMovimento) avevamo trattato la vicenda aretusea, segnalando la contrarietà di una intera comunità, in primo luogo di molti intellettuali ed associazioni culturali, in ordine al «viaggio -restyling » (così definito da Pressenza in un altro articolo, nel corso del dibattito sul trasferimento de Il Seppellimento di Santa Lucia ) della tela di Michelangelo Merisi, opera divenuta una vera e propria attrazione dell’offerta economico-culturale dell’azienda-museo Mart di Rovereto, di cui Vittorio Sgarbi è rivelato un abile Presidente-manager. Basti considerare il costo del biglietto di ingresso per la mostra Caravaggio il contemporaneo , sebbene accompagnata da un nutrito e « ricco palinsesto di eventi : spettacoli, performance, incontri, presentazioni» (mancano – forse – soltanto gli effetti speciali e ricchi premi e cotillon). Il tutto per la “modica” cifra di 60 euro. Insomma, scusate l’ironia, un prezzo alla portata di tutti, soprattutto in epoca di pandemia.
Diverse anomalie si sono registrate nell’operazione di trasferimento dell’opera, a cominciare dal parere negativo espresso dall’ Arcidiocesi di Siracusa, del cui parere non è stato tenuto conto sulla base dei concordati vigenti tra Stato e Chiesa. Dell’avviso negativo dell’Ente ecclesiastico avevamo dato ampia documentazione anche sulle pagine della nostra Agenzia, mettendo in risalto la lettera indirizzata al Prefetto e al FEC – Fondo Edifici di Culto , con la quale l’Arcidiocesi «ha dovuto rappresentare con fermezza il diniego, dopo aver preso atto del mancato riscontro dei “richiami” e “condizioni” preliminarmente espressi dalla Curia con apposito parere, le cui prescrizioni subordinavano il proprio assenso».
Ma andiamo all’altro aspetto della vicenda venuto a galla in questi giorni, in merito agli interventi di restauro che – secondo Sgarbi – erano necessari per l’opera di Caravaggio (ivi compresa la realizzazione di una teca per custodirla), questione portata alla luce da Giovanni Di Lorenzo, Presidente di Dracma\Aps – Difesa Recupero Ambiente Cultura Monumenti Archeologia\ Associazione di Promozione Sociale, con un appello lanciata su Artribune. Orbene, riferisce il Presidente- Dracma: “Dalle relazioni dell’Istituto Centrale per il Restauro è risultato che il quadro non ha bisogno di un restauro impellente ed è poi venuto fuori che la teca lo avrebbe danneggiato. Dei 350mila euro promessi ripetutamente da Sgarbi non si parla più, e, da un accesso agli atti esercitato, la Provincia Autonoma di Trento sostiene di non avere adottato alcun atto relativamente al procedimento di prestito”. Insomma, ad avviso dell’Associazione di Promozione Sociale, che è regolarmente iscritta al Registro del Terzo Settore, la tela de Il Seppellimento di Santa Lucia è stata presa “in ostaggio in maniera poco trasparente”.
Tralasciamo in questa sede le interessanti descrizioni sul «metodo-Sgarbi» – illustrate dal critico Demetrio Paparoni : “forzare le porte delle istituzioni culturali con le leve della politica ” – di cui rinviamo all’appello su Artribune. E veniamo, invece, alla questione del trasferimento del fragile dipinto caravaggesco nella sua sede originaria, che sarebbe avvenuto dopo l’ormai – come sembra – fantomatico restyling. Dichiara Di Lorenzo: “Si sappia che la Regione siciliana ha stanziato, in agosto, 600mila euro a sostegno di uno spot di Dolce e Gabbana e 200mila euro a settembre, che si sommano ad altri 58mila, stanziati dal Comune di Noto, e ad altri 100mila stanziati da privati, per un concerto di Bocelli e per una mostra di Mitoraj associati in un unico evento (peraltro con biglietti d’ingresso che vanno da 120 a 260 euro)”. Premesso tutto ciò, Di Lorenzo si chiede se sia possibile che non si siano state trovate “in Sicilia 100mila euro per spostare il dipinto di Caravaggio dalla Chiesa di Santa Lucia alla Badia in Piazza del Duomo alla sua sede originaria di Santa Lucia fuori le mura”.
Purtroppo la parola fine sulla turistificazione delle opere d’arte, restituendole alla naturale funzione di bene comune per il godimento culturale collettivo, è ancora lungi dall’essere scritta, stante l’ideologia economica mercatista che accomuna l’intero ceto politico, secondo cui il patrimonio storico-artistico ed archeologico deve essere trattato come una miniera estrattiva di profitto . D’altra parte attorno ai Beni Culturali è proliferato un sistema paraimprenditoriale, spesso celato sotto la veste filantropico-associativa (con godimento di un generoso regime fiscale di vantaggio): una sorta di “Enti morali” a cui vengono affidati – con pratiche diffuse di dumping salariale (se non, addirittura, sostenuti da lavoro-stagistico curriculare non retribuito) per la gestione privatistica di siti archeologici e museali che, in nome di una mal’intesa valorizzazione, vengono snaturati da una fruizione evenemenziale spettacolarizzata poco affine a quella culturale, invertendo di segno lo scopo dei presidi divenuti sempre più pretesto e luogo dell’ apparire , entro cui il rapporto con le opere o i reperti è assolutamente marginale: l’importante è esserci!
RSA CGIL-BCRS: “i servizi bibliotecari sono accessibili a tutti”
comunicato
L’interessante articolo di Maria Naccarato su EmergenzaCultura che, a seguito della pandemia, lamenta la chiusura delle Biblioteche sul territorio nazionale, facendo osservare come la ricerca umanistica non può prescindere dall’accesso a biblioteche e archivi, ha sollecitato i componenti del Direttivo della Struttura Aziendale Sindacale della Funzione pubblica CGIL della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana (già Biblioteca Nazionale) a ricordare – ancora una volta – che l’importante istituto culturale, presso cui prestano servizio, ha riaperto i battenti già dallo scorso giugno, subito dopo il lungo periodo di lockdown, in controtendenza rispetto alle decisioni prese nello stesso settore in Italia.
Inoltre, anche dopo l’alluvione del 15 luglio a Palermo, che ha segnato un’altra pagina triste per la BCRS perché una parte consistente del patrimonio librario è stato compromesso dall’acqua che si è fatta strada lungo i magazzini della torre, la Biblioteca ha continuato ad essere aperta al pubblico fornendo tutti i suoi servizi (accesso alle sale, distribuzione e prestito dei libri, informazioni bibliografiche). Tutto questo grazie anche all’azione determinante della FPCGIL aziendale, di concerto con la FPCGIL provinciale e FPCGIL regionale, che ha sostenuto la ferma decisione del direttore della Biblioteca a non chiudere le porte dell’Istituto – tranne quando si è reso necessario interrompere temporaneamente i servizi per qualche giorno, adottando misure preventive relative la diffusione del covid a tutela di lavoratrici e lavoratori e degli stessi utenti – contro coloro i quali hanno più volte tentato di indirizzare le scelte dell’amministrazione a uniformarsi all’orientamento generale di non riaprire, dopo il lockdown, biblioteche e archivi del territorio nazionale, ostacolando la ricerca e privando il pubblico di spazi democratici, gratuiti, riservati allo studio e – contingentando il numero di ingressi per rispettare il distanziamento sociale – accessibili a tutti.
Teatro Mediterraneo Occupato: SE CI CHIUDI CI PAGHI. MA CI PAGHI TUTT*
Questa nota è stata diramata prima delle proteste dei lavoratori del mondo del Teatro e dello Spettacolo, svoltesi v enerdì scorso a Piazza Università di Catania e a Palermo, davanti le cancellate del Teatro Massimo Piazza Verdi .Contestualmente, nelle due città metropolitane, si registra anche lo sciopero dei lavoratori di #glovo e #justeat, dove i riderslavorano ancora senza #diritti
In questi ultimi mesi, consci della situazione di emergenza nella quale ci siamo ritrovati, abbiamo ritenuto opportuno sacrificare il TMO in nome della salute e della sicurezza di tutti. Abbiamo interrotto le nostre attività e la nostra programmazione prima di qualsiasi DPCM, anticipando di una settimana la chiusura imposta l’otto di marzo.
Abbiamo ritenuto opportuno non riaprire la programmazione della stagione autunnale, almeno finché non saremmo stati certi di poterne garantire l’assoluta sicurezza. Ciononostante non abbiamo mai smesso di essere presenti sul territorio, continuando a essere quel luogo di creazione, formazione e crescita culturale e artistica che siamo stati sin dal primo giorno.
Il TMO è uno spazio fisico, ma è soprattutto un luogo fatto di relazioni e scambi tra le persone che lo abitano e lo fanno vivere, giorno dopo giorno, con passione e sacrificio. Professionisti dello spettacolo, persone, lavoratori e lavoratrici che per senso civico e di responsabilità collettiva ancora una volta resteranno a casa.
A differenza di marzo però il governo ha fatto di tutto perché non si parlasse di lockdown, con lo scopo dichiarato di non dover elargire alcun sussidio. Ora, dopo le prime avvisaglie di scontro sociale, si comincia a parlare di “ristoro”. Ma a chi andrà? E quando? Già ad aprile molti lavoratori dello spettacolo non avevano le condizioni minime per accedere ai bonus.
Questi mesi hanno reso evidente la precarietà della nostra situazione: facciamo parte di quell’ampia schiera di lavoratori che in questa società stanno ai margini e che dai margini vanno via via uscendo, fuori da ogni tipo di considerazione e, quindi, tutela. Siamo lavoratori dello spettacolo, una definizione che qualifica la nostra professione, ma ci sentiamo più vicini a un rider che al direttore artistico di un qualsiasi teatro stabile.
Stando alle regole del gioco se sei ai margini ti meriti solo la precarietà, economica e di prospettiva. Ma adesso è chiaro che il gioco è truccato e se non faremo saltare il tavolo non potremo che continuare a perdere.
Se ci chiudi ci paghi. Ma ci paghi tutt*.
[ /tmo.palermo/ ]
DOPPIO CARICO DELLE DONNE ? L’altra visione del Lavoro
giovedì 5 novembre ore 17:00 – incontro online
L’incontro politico prende spunto dal libro-inchiesta “DOPPIO CARICO” di Loriana Lucciarini. Una serie di interviste ad un cluster di lavoratrici prevalentemente del settore metalmeccanico, settore della produzione (ancora considerato prevalentemente maschile) che ha subito i colpi inferti dalla crisi economica, determinando massicci interventi di ristrutturazione che hanno penalizzato in primo luogo le operaie. Nel caso indagato si tratta di Donne protagoniste delle lotte che spesso occupano nel movimento una posizione trainante nella rivendicazione dei diritti, affermando così il proprio ruolo nell’ambiente lavorativo e sociale. In questo libro “si raccontano, rievocando i momenti salienti della loro esperienza lavorativa: le delusioni, i successi e le ingiustizie subite”.
Il confronto è organizzato da : Redazione Palermo dalla Agenzia Stampa Internazionale “PRESSENZA”; Caffè Filosofico “Beppe Bonetti”\Lab. Ballarò; Biblioteca delle Donne UDI-Palermo Onlus; NonUnaDiMeno Palermo.
interverranno:
Ketty Giannilivigni (Pressenza)
Daniela Musumeci (Caffè Filosofico)
Claudia Borgia (NonUnaDiMeno)
Concetta Sala (Udi Palermo)
le coordinate per il collegamento on-line saranno comunicate martedì 3 novembre
SINALP Operatori Sociali Sicilia aderisce allo SCIOPERO NAZIONALE– venerdì 13 novembre – indetto da “Assemblea Rete Intersindacale”
Dopo aver promosso questa settimana vari sit-in di protesta degli operatori SPRAR della Cooperativa Sociale “Sviluppo Solidale” di Palermo, i quali hanno per protestato contro il mancato rispetto degli accordi presi da parte della Coop durante gli incontri avvenuti nei mesi passati e per sensibilizzare le istituzioni circa la loro difficile situazione. La vertenza, al di là della vicenda specifica, ha riguardato in generale anche – come sottolineato dagli organizzatori sindacali – “altri lavoratori e lavoratrici sociali siciliani, anch’essi vittime di ingiustizie”. Una lotta, in sostanza, che sta diventando “la battaglia di tutti gli operatori sociali palermitani e siciliani” . Con questo spirito il Sinalp, nel voler dare continuità al movimento, e con l’obiettivo di “dare alla categoria delle operatrici e degli operatori sociali il riconoscimento che merita”, ha deciso di aderire allo sciopero nazionale di VENERDÌ 13 NOVEMBRE 2020, indetto dal sindacalismo di base presente nel comparto e da organismi informali costituiti sul piano locale o aziendale.
L’indizione dello sciopero è stato preceduto da numerose assemblee svoltesi nei mesi scorsi e che hanno coinvolto le operatrici e gli operatori di tutto il paese. Un percorso democratico dal basso che è sfociato il 12 settembre a Bologna in una assemblea nazionale della Rete Intersindacale, la quale, in quella sede, ha dichiarato “lo stato di mobilitazione permanente e decidere di costruire dal basso questa giornata di sciopero nazionale” su questa piattaforma:
– Contrastare la mercificazione del welfare e dei servizi sociali
– Costruire un processo di re-internalizzazione dei Servizi socio-educativi e socio-sanitari dati in appalto dagli enti pubblici alle cooperative sociali
– Riconoscerci attori importanti nella costruzione di ponti e progetti di autonomia ed emancipazione personale e sociale, a partire dai soggetti più fragili. Portare avanti una reale ricomposizione di categoria e unificazione delle figure professionali a partire dal ruolo sociale e lavorativo che siamo chiamati a svolgere.
– Rivendicazioni sul contratto cooperative sociali che puntino al superamento della frammentazione contrattuale e all’ unificazione in un unico contratto di categoria a livello del pubblico impiego
– Rivendicare il diritto alla salute e sicurezza all’interno dei Servizi, per utenti e operatrici operatori, investimenti sulla manutenzione delle strutture e delle scuole, adeguatezza degli strumenti di lavoro, protocolli e dispositivi di protezione.
Su questa articolazione di proposte gli organizzatori invitano a partecipare in tante e tanti a questa giornata di mobilitazione”. Invitano a discutere con colleghe e colleghi su questi temi, al fine di estendere sull’intero paese l’organizzazione dei lavoratori del comparto, “in ogni Servizio e ogni territorio”. [info- events ]
Museo Geologico Gemmellaro. WORKSHOP: Il giardino della Biodiversità Palermo dal 20 al 22 novembre – comunicato
Vogliamo vivere in un mondo pieno di natura, ricco di fauna selvatica e di ecosistemi in salute.
La Società Siciliana di Scienze Naturali sta cominciando a gettare le basi per la creazione di un
Giardino della Biodiversità e lo fa tramite un workshop col quale applicare concetti chiave di
ecologia e conservazione della Natura. Un’occasione imperdibile per questo autunno 2020!
Due pomeriggi di teoria, con tanti esperti naturalisti, biologi ed agronomi, per imparare il più
possibile sulle mille sfaccettature di un ecosistema in cui l’uomo possa inserirsi in maniera
equilibrata. Formiche, api, zone umide, rifugi, piante alloctone, frutteti. Tante variabili trattate in
maniera minuziosa, eppure alla portata di tutti.
Aprire i risultati e le conoscenze scientifiche al pubblico, ecco l’obiettivo di questi 3 giorni. Il workshop si terrà dal 20 al 22 Novembre 2020. I due pomeriggi di lezioni frontali si terranno a Palermo nelle aule del Museo Gemmellaro dalle 16 alle 20. L’ultima giornata è invece dedicata interamente alla pratica, con la realizzazione di un Giardino della biodiversità situato a Valderice (TP) in cui la SSSN potrà sviluppare pratiche ecosostenibili ed incubare nuove idee per migliorare questo sito sperimentale a disposizione della comunità. [ /info-events/ ]