Ce l’hanno fatta, i giovanissimi di Fridays for Future. Si sono tenuti insieme tramite un filo. Come per guadare un fiume, come per scalare una montagna, come per fare una traversata nell’oscurità. Questo tempo buio. Hanno trovato il modo con creatività: una corda li ha tenuti collegati, per non perdersi, per arrivare a destinazione, senza perdere nessuno. Un filo che segna sì le distanze, ma che in fondo tiene uniti.
L’annuncio era il solito: ritrovo alle 9.30 a Cairoli, come tradizione vuole nei cortei studenteschi, ma la domanda aleggiava: “Fanno un corteo? Ma non si può! Sono mesi che non c’è un corteo! Non si ha il permesso!”
Hanno così trovato la soluzione, un migliaio di giovanissimi, come a rappresentare le decine di migliaia di giovani delle altre volte. Sono sfilati, tenendosi a distanza, mascherine in volto, quelle mascherine che temiamo di dover conservare a lungo, non solo e non tanto per il Covid, ma per un’aria che a Milano è tornata irrespirabile. Questa città che almeno durante il lockdown ha respirato.
Questi giovanissimi chiedono a gran voce, ma cominciano a pretendere. Lo gridano: “Se non cambierà, bloccheremo la città!” Sanno che la scalata sarà dura. Attaccano l’ENI che si infila in scuole e università, invocano che il Recovery Fund venga speso per una transizione ecologica vera, criticano fortemente il progetto di sparare la CO2 sotto terra…
Quando in piazza Duomo si dispongono per costruire la scritta “CLIMATE JUSTICE” chiedono di liberare gli spazi vuoti affinché le parole si vedano bene e arrivino in tutto il mondo.
Tagliato il cordone ombelicale con le generazioni precedenti, hanno costruito questo mondo nuovo, che li aiuterà a superare ‘a nuttata. Grazie cari a care.