La perdita di biomassa nella regione amazzonica è in aumento, a dispetto dei numerosi accordi firmati da diversi governi. Nel 2020 si sono persi 64.000 ettari di foresta; gli accordi internazionali non si sono rivelati sufficienti?
Nonostante generi quasi 50.000 metri cubi d’acqua dolce, la Colombia sta rapidamente perdendo le sue fonti d’acqua dolce e incrementa la deforestazione e la contaminazione dell’Amazzonia.
Secondo l’ultimo rapporto trimestrale dell’Istituto di Idrologia, Meteorologia e Studi Ambientali (Ideam) sulla deforestazione, la regione amazzonica ha perso, tra gennaio e marzo del 2020, 64.000 ettari di foresta, concentrati nella zona tra i dipartimenti di Guaviare, Meta e Putumayo, a causa dell’abbattimento degli alberi, degli incendi forestali e dell’inquinamento.
La situazione preoccupa perché nel 2019 la deforestazione in Amazzonia è salita all’83%, vale a dire, a circa 3.500 ettari. Inoltre, nel 2018 il numero dei corsi d’acqua è diminuito del 33% in zone come Putumayo. Il professore-ricercatore Santiago Roberto Duque, dal portale del dipartimento Amazzonia dell’Istituto Umani, dell’Università Nazionale della Colombia presso cui lavora, sottolinea inoltre che: “Nel Rio delle Amazzoni la sedimentazione è in crescita. Questo sta spingendo il fiume a modificare il suo corso”.
Alla precaria situazione che l’Amazzonia si trova ad affrontare a causa del disboscamento, dei fenomeni del niño e la niña, delle fuoriuscite di petrolio e dell’estrazione mineraria illegale, si aggiunge il fatto che in questa regione non esiste un acquedotto né una rete fognaria, il che significa che circa nove comuni non hanno accesso all’acqua potabile e neppure a un sistema di raccolta delle acque reflue. Questo implica il fatto che i rifiuti generati dalle popolazioni di questa regione raggiungano gli affluenti del Rio delle Amazzoni senza subire trattamenti di depurazione.
Patto di Leticia
Il governo di Duque ha firmato il 6 settembre 2019, insieme ai rappresentanti dei governi di Ecuador, Bolivia, Brasile, Guyana, Perù e Suriname, il cosiddetto Patto di Leticia (città colombiana situata al confine con Brasile e Perù, n.d.t.). Con questo accordo multilaterale si intenderebbe contrastare la deforestazione e il degrado forestale, creare meccanismi di cooperazione per combattere le attività illegali, creare una rete amazzonica per il monitoraggio e la prevenzione dei disastri ambientali. Inoltre, i firmatari hanno riconosciuto l’importanza geopolitica dell’avere sul proprio territorio parte della Foresta Amazzonica, dal momento che “seppure possedere parte del più grande sistema forestale significa la totale sovranità nel territorio relativo a ciascun Paese, allo stesso modo conferisce a ciascuno di essi anche obblighi per quanto riguarda la cura e la conservazione delle acque, della fauna e della flora, nonché della sua amministrazione”, ha dichiarato l’avvocato e professore Andrés Molano Rojas.
A un anno dalla firma del Patto, gli Stati firmatari si sono riuniti lo scorso 11 agosto 2020 nel quadro del II° Vertice Presidenziale del Patto di Leticia per l’Amazzonia, nel quale il presidente colombiano Iván Duque ha affermato: “dando seguito agli impegni che abbiamo incluso nel Piano di Azione si provvederà a costituire uno studio permanente […] degli elementi che possano contribuire a ridurre la deforestazione, a proteggere la nostra biosfera, la bio-economia e le comunità tradizionali”.
Ciononostante, con l’attuazione del Patto non si sono ottenuti risultati soddisfacenti, poiché la deforestazione dell’Amazzonia colombiana, la riduzione dei suoi corsi d’acqua e la perdita della sua biodiversità aumentano giorno dopo giorno. Questo viene indicato dalla Fondazione per la Conservazione e lo Sviluppo Sostenibile (FCDS) nel suo Rapporto Deforestazione dell’Amazzonia Colombiana 2020:
“Nei mesi di aprile e maggio la riduzione delle foreste ha superato i 75.000 ettari. Tra le cause si identificano: gli incendi e l’abbattimento degli alberi; condizioni di scarsa governance e presenza di soggetti armati; l’estensione dei propri territori da parte dei corpi di difesa indigena nel nord-ovest amazzonico; la creazione di vie illegali all’interno dell’Amazzonia; la costruzione e l’estensione di grandi possedimenti terrieri; la costituzione di grandi allevamenti di bestiame; e la coltivazione della coca“.
Vedi: Rapporto sulla Deforestazione nell’Amazzonia Colombiana 2020
In aggiunta a questo, il biologo Thomas Lovejoy e il climatologo Carlos Nobre assicurano alla BBC che la perdita di biomassa in Amazzonia è circa del 18%, e quando questa cifra sarà prossima al 20% o 25% ci troveremo a quello che entrambi gli esperti chiamano (in inglese) il “tipping out” , o punto di non ritorno, nel quale “la durata della stagione secca e la temperatura della foresta aumenteranno, e gli alberi e gli animali inizieranno rapidamente a morire”.
Vedi: «La grande bugia verde»: come la perdita dell’Amazzonia va molto al di là della deforestazione
Trattati o accordi internazionali
Il Patto di Leticia non è il primo accordo multinazionale che la Colombia ha sottoscritto per la protezione dell’Amazzonia, è stato preceduto infatti dalla Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile del 1992, l’adozione dell’Agenda 21 dell’ONU, l’Accordo sulla Diversità Biologica, la Convenzione di Minamata (riguardante il mercurio, n.d.t.) e la Convenzione di Ramsar (circa le zone umide di importanza internazionale, n.d.t.), tra gli altri.
Inoltre, la sentenza della Corte Suprema di Giustizia colombiana STC 4360-2018 dell’aprile 2018, “riconosce l’Amazzonia come soggetto di diritti” e la Costituzione del 1991, articolo 79, obbliga lo Stato a “proteggere la diversità e l’integrità dell’ambiente, conservare le aree di particolare rilevanza ecologica […]”.
Tuttavia, sono modesti gli sforzi che i governi nazionali hanno realizzato fino ad ora, come si evidenzia dalle cifre presentate da organizzazioni come il FCDS, Fondo Mondiale per la Natura (WWF), il monitoraggio di Mapbiomas e l’organizzazione International Global Forest Watch.
Denaro per la conservazione dell’ecosistema amazzonico
Durante il summit di Leticia, Duque ha annunciato che la “Banca Interamericana per lo Sviluppo (BID), nella persona del suo presidente, Luis Alberto Moreno, ha offerto la creazione di un fondo d’investimento per l’accesso al finanziamento agevolato per il Piano d’Azione del Patto di Leticia”. Con questo denaro ci si aspetta che vengano intraprese azioni per fermare la riduzione della biomassa in Amazzonia, si attuino piani per decontaminare i suoi corsi d’acqua e si eserciti una adeguata gestione da parte dello Stato colombiano in questo territorio.
Per finire, il Ministro dell’Ambiente, lo scorso 1 ottobre 2020, ha dichiarato che la deforestazione in Amazzonia è diminuita e ha aggiunto che i dati pubblicati da Ideam si riferiscono unicamente agli incendi boschivi causati dalla stagione secca in questa regione. Questa informazione contraddice i dati riportati in precedenza dalle organizzazioni internazionali che vigilano e studiano la biomassa nella regione Amazzonica.
Di: Stephania Aldana Cabas
Traduzione dallo spagnolo di Manuela Donati. Revisione: Silvia Nocera