Ieri il Coordinamento Torino Pride ha indetto una manifestazione in difesa del disegno di legge sull’omotransfobia.
Per una società, il fatto che ci sia bisogno di una legge come quella contro l’omotransfobia è una sconfitta, dall’altra parte il segnale inequivocabile che la legge debba assolutamente arrivare in porto.
Una società nella quale si rilevano così elevate spinte discriminatorie, che sempre più determinano episodi criminosi contro le persone discriminate, ha bisogno del coraggio, della fermezza e dell’intransigenza di coloro che comprendono il problema e la sua gravità.
E’ quindi eticamente sacrosanto che siano le persone discriminate a determinare gli ambiti e i punti verso i quali la legge deve intervenire.
Il fatto che una legge del genere incontri una così elevata resistenza negli ambienti della destra è l’ennesima dimostrazione di quanto le destre utilizzino la discriminazione come uno degli elementi principali per coalizzare consenso.
Occorre che la stampa mainstream cominci un – peraltro non molto difficile – processo di autoriforma per eliminare il linguaggio discriminatorio nella diffusione dell’informazione.
Vorrei spendere qualche parola riguardo alla transfobia: è presente in forme a volte piuttosto esplicite anche nella comunità gay/lesbiche.
In piazza non erano presenti movimenti queer e transfemministi, giustamente intransigenti contro la transfobia e la discriminazione verso persone non binary e gender non conforming.
Mi chiedo se proprio questa legge sarà una spinta ad una profonda riflessione, a delle prese di posizione chiare ed univoche di condanna contro la “sub-cultura” della transfobia da parte delle sigle che fanno parte del Coordinamento Torino Pride, occorrerebbe anche, da parte del Torino Pride, dare spazio a persone riconosciute dalla comunità e movimenti Trans, non binary e gender non conforming.