La Colombia, nel corso degli ultimi mesi, ha sperimentato un aumento del numero dei casi di omicidio perpetrati contro minorenni. Secondo i dati di Medicina Legale si sono registrati 245 casi tra gennaio e giugno di quest’anno.
Uno degli eventi maggiormente impressi nell’opinione pubblica è “il massacro di Llano de Verde”, in cui, con una dinamica poco chiara, nello scorso mese di agosto cinque minori sono stati assassinati. L’indignazione e la tristezza generate da questa azione violenta si sono trasformate in perdono e riconciliazione.
Vedi: Masacre en Llano Verde: radiografía de un asesino
Llano Verde è un quartiere che si trova alla periferia di Cali, nella sua estrema zona orientale, circondato da piantagioni di canna da zucchero e dalle acque del fiume Cauca. La sua popolazione è costituita, per la maggior parte, da vittime di un dislocamento forzato provenienti da diversi luoghi della costa pacifica colombiana.
Nel tragitto che conduce qui è possibile rilevare i divari sociali, in termini di infrastrutture. Malgrado questo, la resilienza e la grinta dei suoi abitanti ha ispirato la realizzazione di murales che riflettono questa ricerca costante di opportunità di progresso, “finché la dignità diventi consuetudine”, si legge su uno dei muri.
Il parco più importante di questa comunità si è trasformato nel teatro di una scommessa culturale, il cui intento era quello di attribuire un nuovo significato a quei luoghi flagellati dalla violenza. “Territorio di Verità”, questo il nome dato a questa azione alla quale hanno partecipato tutti i cittadini uniti in un messaggio di speranza di fronte alle sofferenze.
La giornata ha avuto inizio prima dell’alba. Alcuni oratori, tra i suoni della natura e dell’oceano Pacifico, avevano il compito di animare questo primo spazio di saluto al sole. I flauti e i tamburi, propri della cultura del Pacifico, hanno marcato il ritmo del tempo, mentre un falò si è trasformato nel simbolo della fraternità e dell’unione.
Tutta la mattina è trascorsa tra balli e canti, finalizzati alla pulizia energetica della comunità. Ai bambini e alle bambine sono state proposte attività educative e dinamiche che hanno dato loro un tregua rispetto ai mesi di reclusione forzata che hanno vissuto.
Uno dei momenti di maggior rilievo della serata è stato il corteo fino al luogo in cui sono stati ritrovati i corpi dei cinque giovani, in quel fatidico 11 agosto. Una moltitudine ha imboccato le strade sterrate, i canti e la gioia erano palpabili. Era la prima volta a distanza di un mese che si arrivava in quel punto.
Striscioni con i volti dei ragazzi uccisi e frasi che invitavano alla pace erano parte di quel messaggio di perdono che si stava esprimendo di fronte al Paese. L’arrivo non è stato privo d’emozione; i volti dei presenti erano costernati per la portata degli eventi.
I famigliari hanno preso la parola per esprimere il loro messaggi, tutti avevano in comune la frase: “I nostri morti contano”. Simultaneamente è stato acceso un falò che indicava l’inizio dei canti per dire addio a Juan Manuel, Leyder, Jean Paul, Jair Andrés y Alvaro José.
“La Colombia vuole la pace, nulla è più importante della vita e della libertà. Pace per la Colombia. La Colombia vuole la pace”, cantavano i presenti.
Queste azioni fanno parte di vari rituali di guarigione propri della cultura afro-colombiana. Le avversità e i momenti difficili si trasformano in motivi di unione per questa comunità, che oggi continua a dimostrare la sua resilienza e il suo impegno per costruire la pace e la convivenza.
Di Jorge Escobar Banderas
Traduzione dallo spagnolo di Manuela Donati