Dalle h. 10.00 del giorno 8 ottobre, attivisti e attiviste di Extinction Rebellion si raduneranno al laghetto dell’EUR, di fronte a Palazzo ENI, per inscenare un cry-in: lacrime di sangue e petrolio che la multinazionale energetica più inquinante in Italia e tra le più inquinanti nel mondo, fa piangere all’umanità ogni giorno da troppo tempo. Ora basta!
Extinction Rebellion indirizza inoltre una lettera al Ministero dello Sviluppo economico per chiedere di agire ora cancellando le politiche immorali e antiscientifiche portate avanti, abbandonando una visione primitiva che condanna il Paese al collasso climatico e ambientale cioè a morte certa per tutte e tutti, a partire dai più fragili, perché non c’è vita né ripartenza su un Pianeta morto.
Basta con l’insolente narrativa greenwashing venduta da ENI e stop al suo paradossale coinvolgimento sull’educazione ambientale nelle scuole.
I ribelli dichiarano“ L’ecocidio in atto non può essere ignorato: siamo l’ultima generazione in grado di fare qualcosa. Ci ribelliamo al fatto che aziende come Eni abbiano voce in capitolo nell’assegnazione dei 209 miliardi di euro di Next Generation EU. Ci ribelliamo al fatto che i fondi europei finanzino i progetti di Eni che, basati su una presunta transizione verde, nella realtà alimentano i soliti affari legati alle fonti fossili. Chiediamo un cambio sistemico, a partire dall’azienda italiana più inquinante, responsabile della distruzione di interi ecosistemi e della sofferenza di comunità umane in Italia e nel sud del Mondo.”
ENI non siamo noi!
Quando il Ministero dell’Economia e delle Finanze incassa il dividendo delle azioni ENI, deruba tutti noi del diritto di respirare aria pura, di bere acqua pulita, di vivere in un ambiente sano.
Quando il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Economia e delle Finanze investono in ENI, privano di risorse pubbliche la transizione energetica, i progetti realmente sostenibili, dove le comunità sono rispettate e le risorse sono gestite compatibilmente con la natura.
Quando la magistratura assolve ENI dalle accuse di corruzione internazionale, assolve lo Stato italiano e lo legittima a proseguire sulla strada della violazione dei Diritti Umani con il braccio violento della legge di ENI e dei dittatori con cui ENI intrattiene rapporti torbidi.
Il fossile è morto, è insostenibile e la sua fine è già decretata. La pervicacia con cui si continua a finanziare, anche a livello governativo, è frutto della politica dello struzzo, strangolata dalle lobby economiche, cieca perché guidata da logiche di profitto insostenibili.
Il Petrolio ha già ucciso il Pianeta, ora deve morire il Petrolio. Per questo ci ribelliamo.
Dal rapporto del Summit tenutosi nell’ottobre 2019 alle Nazioni Unite: “Le emissioni globali hanno raggiunto livelli record e non c’è segno di una loro prossima riduzione. (…) comincia a vedersi l’impatto mortale del cambiamento climatico in termini di inquinamento, inondazioni e messa a rischio dell’approvvigionamento di cibo. Il cambiamento climatico sta provocando il collasso delle economie nazionali”. (Fonte: UN Climate Action Summit 2019).
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Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha il controllo di fatto in ENI in forza della partecipazione (30%) detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa Depositi e Prestiti (fonte: ENI)
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Tra i Paesi con i quali fa affari l’ENI, ci sono le dittature più feroci del mondo: Turkmenistan, Arabia Saudita, Libia, Cina, Bahrain, Venezuela, Emirati Arabi Uniti, Congo, Vietnam, Egitto, Gabon, Oman, Myanmar, Iraq, Angola, Turchia (Fonte: ENI)
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Dal 2014, nel solo delta del Niger Eni ha registrato 262 sversamenti di petrolio (Fonte: Amnesty International)
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Il 9 Marzo 2017 dai serbatoi del Centro Oli ENI di Viggiano in Basilicata sono fuoriuscite 400 tonnellate di greggio (Fonte: ARPAB)
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Nel 2019 ENI ha individuato 800 milioni di barili di petrolio di riserve o risorse e raggiunto una produzione record di 1,87 milioni di barili equivalenti di petrolio al giorno (Fonte: ENI)
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Il target dell’esplorazione è di 2 miliardi di barili di nuove scoperte (fonte: piano strategico ENI)
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Nel 2019 l’impegno economico di Eni in attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico ammonta a meno di €200 milioni su un fatturato di circa €70000 milioni (fonte: ENI)
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E’ particolarmente ingannevole utilizzare la denominazione “Green Diesel” e le qualifiche “verde” e “rinnovabile” per riferirsi all’olio di palma (Fonte: sentenza di condanna ANTITRUST)