Si è detto che il coronavirus non distingue tra ricchi e poveri, ma in realtà la pandemia non è egualitaria. Lo dimostra una piccola nota contenuta nell’ultimo report di due importanti società svizzere (Ubs e Pwc), che si occupano di consulenza finanziaria. In questa nota si legge: “Al 31 luglio 2020 il numero di miliardari era 2.189. La popolazione miliardaria è cresciuta di 131 unità. C’erano 2.058 miliardari quattro mesi prima”.
Il report, dal significativo titolo “Cavalcando la tempesta”, contiene affermazioni assai forti e dirette: “Questo è un momento chiave nella storia economica, un periodo di eccezionale distruzione creativa schumpeteriana. Scienziati, programmatori di computer e ingegneri stanno rivoluzionando le industrie a un ritmo mai visto prima e stanno avendo un profondo impatto sull’intera economia globale”.
Quali sono le conseguenze di questi rapidi cambiamenti, che secondo le società svizzere accadono in “momenti cardine come guerre o pandemie”? La risposta è chiarissima: “La tempesta COVID-19 e la turbolenza del mercato accelerano la divergenza delle fortune”, cioè aumentano le disuguaglianze.
I dati mostrano come i maggiori incrementi di ricavi riguardino i settori dell’industria sanitaria e tecnologica. Durante il 2018, 2019 e i primi sette mesi del 2020, la ricchezza totale dei miliardari del settore sanitario è aumentata del 50,3%, mente quella del settore tecnologico si è incrementata del 42,5%. Si tratta di crescite molto elevate, ma anche i miliardari degli altri settori non possono lamentarsi, visto che la media di aumento nello stesso periodo è stata del 19,1%.
In tempi di pandemia è quasi ovvio che possa arricchirsi chi si occupa di farmaci e vaccini. Infatti, in cima alla classifica troviamo l’incremento della Cina. In particolare, la società Hansoh Pharmaceutical quotata alla Borsa di Hong Kong: il suo fondatore e CEO, Zhong Huijhan, un ex insegnante di chimica, è diventato il miliardario sanitario più ricco del mondo.
Nell’ultimo decennio la ricchezza complessiva dei miliardari è quasi triplicata: da 2.800 a 8.000 miliardi di dollari. Non stupisce nemmeno la classifica per nazioni. Dal 2009 ad oggi la ricchezza dei miliardari cinesi è aumentata del 1.146%, mentre tutti gli altri Paesi sono compresi tra il 439% dei francesi e l’80% dei russi. Nella graduatoria in ogni caso non risultano numeri in diminuzione.
Nel report le prospettive per il futuro sono delineate senza giri di parole: “come con qualsiasi rivoluzione industriale, ci saranno vincitori e vinti, nuovi miliardari e altri abbandoni”. Significativa è anche l’analisi di un eventuale aumento delle tasse: “Un altro possibile vento contrario è l’aumento delle tasse. I governi metteranno imposte ai super ricchi per equilibrare i bilanci? Mentre i governi ovunque possono prendere in considerazione le tasse sulla ricchezza, sono spesso impopolari tra l’elettorato, come molti politici capiscono”.
L’altra faccia della medaglia si chiama filantropia: “Per affrontare la pandemia, i miliardari hanno dato più che mai in pochi mesi. Circa 209 miliardari si sono impegnati pubblicamente per un totale di 7,2 miliardi di dollari, sia in donazioni finanziarie, beni manufatti e attrezzature, sia in altri impegni”. Nella classifica per Paesi dei donatori troviamo al primo posto gli Stati Uniti con 98 miliardari che hanno dato in beneficienza 4.579 milioni di dollari. A seguire 12 cinesi con 679 milioni e 9 indiani con 541 milioni.
Nulla di nuovo sotto il sole: i miliardi producono miliardi e poi si può fare anche qualche significativa donazione. Chi ha una ricchezza di 8.000 miliardi può dare anche l’1 x mille in beneficienza. Meglio di nulla, ma è inevitabile pensare alle briciole…