Jeremy Corbyn è stato leader del Partito Laburista britannico dal 2015 al 2020, quando si è dimesso in seguito alla sconfitta elettorale del dicembre 2019. Durante quegli anni il partito ha visto un enorme aumento del numero di iscritti, in gran parte giovani, in un’atmosfera di rinnovamento ed entusiasmo quale non si conosceva da tempo.
Corbyn ha dovuto però affrontare un’aspra battaglia interna scatenata dall’ala destra del partito, che non gli ha mai perdonato le sue posizioni “troppo” a sinistra. A questa si è aggiunta una campagna di degradazione, manipolazione e calunnie da parte della maggior parte dei media, in cui l’accusa di antisemitismo ha svolto un ruolo centrale. Le dichiarazioni di solidarietà di rabbini, personalità di tutto il mondo e organizzazioni del mondo ebraico sono state sistematicamente ignorate, contribuendo a dipingere come antisemita un uomo che si è sempre battuto contro il razzismo.
Ora un rapporto della Commissione britannica sui diritti umani (Equality and Human Rights Commission) sulla questione dell’antisemitismo all’interno del partito ha stabilito che non si sia fatto abbastanza per contrastarlo. Corbyn ha commentato i risultati del rapporto dicendo che “chiunque affermi che non c’è antisemitismo nel Partito Laburista si sbaglia. Certo che c’è, come in tutta la società, e a volte è espresso da persone che pensano a se stesse come persone di sinistra. Le persone ebree del nostro partito e di tutta la comunità avevano ragione ad aspettarsi che ce ne occupassimo, e mi rammarico che ci sia voluto più tempo del dovuto per cambiare le cose.” Ha ribadito che “l’antisemismo è ripugnante, sbagliato e responsabile dei più grandi crimini dell’umanità. Ho appoggiato gli ebrei e le loro comunità per tutta la vita e continuerò a farlo”, ma ha poi denunciato il fatto che “la portata del problema è stata anche drammaticamente sopravvalutata per ragioni politiche dai nostri oppositori all’interno e all’esterno del partito, nonché da gran parte dei media. Spero sinceramente” ha concluso “che le relazioni con le comunità ebraiche si possano ricostruire e che queste paure vengano superate. Pur non accettando tutte le affermazioni del rapporto, confido che le sue raccomandazioni vengano rapidamente messe in pratica per aiutarci ad andare avanti.”
A causa di queste dichiarazioni il partito ha deciso di sospenderlo, portando così a termine con una pubblica umiliazione la campagna cominciata cinque anni fa.
Non tutti ci stanno, però. I social media sono stati inondati da proteste e dichiarazioni di solidarietà con gli hashtags #IStandWithJeremyCorbyn, #WeAreCorbyn e #Jezza.
Jewish Voice for Labour, l’organizzazione formata da membri del partito convinti che si debbano ascoltare diverse voci della comunità ebraica, comprese quelle che sostengono i diritti dei palestinesi, ha dichiarato il proprio sdegno davanti alla sospensione di Jeremy Corbyn, ricordando come egli abbia sempre “lottato contro ogni forma di razzismo, compreso l’antisemitismo.” Ha poi invitato i “membri del Partito Laburista a protestare con forza contro questo ingiustificato oltraggio, usando tutti i canali possibili. Questo è un attacco non solo contro Jeremy, ma contro i membri del partito. Non andatevene, organizzatevi e contrattaccate.”
Il post comparso nella sua pagina Facebook, in cui Corbyn contesta la decisione politica di sospenderlo, ribadisce che continuerà ad appoggiare “una politica di tolleranza zero verso ogni forma di razzismo” e invita i membri del partito a “restare calmi e concentrati mentre questo problema viene risolto in modo amichevole, per sconfiggere questo orribile governo, che continua a impoverire i membri più poveri della nostra società” ha ricevuto quasi 80.000 “Mi piace” in poche ore.
La partita, si spera, è ancora aperta…