A cent’anni, nella sua casa, si è spento “Al Dièvel”, eroe della Resistenza reggiana.
Un ragazzo del 1919, nato mentre si dispiegava il terrorismo fascista nelle campagne e cresciuto con lo scarpone della dittatura in faccia. In guerra, al momento di scegliere da che parte stare non esitò: partigiano combattente. Tredici scontri a fuoco con i fascisti italiani e tedeschi, due battaglie, la fuga rocambolesca dai nazisti che gli valse il soprannome di “diavolo”.
E poi ancora sindaco di Correggio e vittima di una delle tante montature giudiziarie che dalla fine degli anni Quaranta riempirono le carceri di ex-partigiani, mentre i fascisti tornavano in libertà e ai posti di comando nella neonata Repubblica democratica: nel 1947 venne accusato ingiustamente dell’omicidio di don Umberto Pessina e fu condannato a 22 anni di carcere, ma ne scontò solo 10 grazie a un indulto.
Fu scagionato in modo definitivo solamente nel 1994.
Il 25 marzo 1997 gli venne conferita la Medaglia d’argento al valore militare con questa motivazione: «Ufficiale dell’Esercito, dopo l’8 settembre 1943, fuggiva dalla cattura ed entrava in formazione partigiana, a difesa della Patria invasa. Durante il lungo periodo di appartenenza alle formazioni e nelle numerose azioni di combattimento dimostrava brillanti doti di organizzatore e di comandante, sprezzante di ogni pericolo. La sua opera è stata giudicata cospicua, perché svolta in difficili condizioni, in zona di pianura costantemente controllata dal nemico. Considerato uno dei migliori combattenti della resistenza reggiana.»
Nel 2005 disse: “noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà, un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità. Ho 85 anni, da allora ne sono passati sessanta,purtroppo questo mondo non c’è. E allora riflettete, ragionate con la vostra testa. Continuate la nostra lotta”.
A lui e alla sua storia i Modena City Ramblers hanno dedicato la canzone “Al Dievel” in dialetto modenese:
Nel suo nome e in quelli di tutte e tutti i combattenti per la libertà continueremo a lottare.
Buon viaggio, Comandante Diavolo!
Libri per approfondire:
“Noi sognavamo un mondo diverso. Le speranze del comandante Diavolo” di Massimo Storchi e Germano Nicolini
“Nome di battaglia: Diavolo. L’omicidio don Pessina e la persecuzione giudiziaria contro il partigiano Germano Nicolini” di Frediano Sessi