La Corte d’Appello del Regno Unito ha respinto oggi la decisione di un tribunale britannico di concedere al presidente autoproclamato Juan Guaidó il diritto di disporre delle riserve auree venezuelane detenute nella Banca d’Inghilterra.
È ormai da anni che il Venezuela cerca di farsi restituire il proprio oro dalle banche inglesi, ma la questione è diventato più complicata con l’avvento del golpe di Guaidò nel 2019, ponendosi il problema di quale tra i due governi avesse diritto a gestire quell’oro. La sentenza, emessa a luglio 2020, del tribunale inglese impediva al governo bolivariano del Venezuela di utilizzare le proprie 31 tonnellate d’oro, depositate presso la Bank of England, stabilendo invece che Guaidó poteva accedere all’oro, sulla base di una dichiarazione dell’allora cancelliere britannico Jeremy Hunt, il quale l’aveva riconosciuto “inequivocabilmente” il presidente del Venezuela. Questo impose al Venezuela di non disporre di finanziamenti per acquistare beni di prima necessità e materiale sanitario in piena pandemia.
Secondo il verdetto emesso dai tre giudici della Corte, lunedì 5 ottobre 2020, il loro collega del tribunale commerciale di Londra aveva commesso un grave errore.
La Corte d’Appello, che ha ascoltato il caso tra il 22 e il 24 settembre, ha ritenuto che il riconoscimento dell’avversario come presidente “de jure” (per legge) non esclude che il presidente costituzionale, Nicolás Maduro, sia riconosciuto dal Regno Unito come il presidente “de facto” della nazione sudamericana. Il verdetto raccomanda quindi alle persone giuridiche di indagare a fondo se le autorità britanniche riconoscono che Maduro continua ad esercitare tutti i poteri in Venezuela, raccomandando che l’indagine tenga conto dell’esistenza di relazioni diplomatiche tra Londra e Caracas e di altri fattori rilevanti.
“Sono molto lieto che la Corte d’Appello abbia annullato tale decisione e ordinato che questa questione molto importante venga analizzata in modo più approfondito”, ha affermato Sarosh Zaiwalla, avvocato principale presso lo studio che rappresenta la Banca Centrale del Venezuela (BCV) nella controversia sulle riserve d’oro del valore di circa 2 miliardi di dollari. Il caso aveva raggiunto i tribunali britannici dopo che la Banca d’Inghilterra aveva rifiutato di consegnare l’oro alla BCV, che sostiene di acquistare attrezzature e medicinali contro il Covid-19 nel paese sudamericano.
L’istituto bancario inglese ha indicato quindi di avere una richiesta simile dal consiglio nominato da Guaidó, quindi la decisione è passata nelle mani di un tribunale commerciale di Londra, il quale, lo scorso luglio, ha stabilito che il cosiddetto “presidente ad interim” del Venezuela aveva l’autorità di impossessarsi delle 31 tonnellate di lingotti d’oro.
Secondo l’opinione dello studio legale Zaiwalla, questi argomenti, volti a minare l’autorità del Consiglio d’Amministrazione della Banca Centrale Venezuelana nominato da Maduro per disporre delle riserve auree nella Banca d’Inghilterra, hanno solo causato un ritardo nella consegna dei fondi al Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, che sarebbe l’agenzia incaricata di acquistare forniture per combattere il Covid-19 in Venezuela.