Da poche ore sembra che la Ministra dell’Interno abbia fatto dietrofront rispetto ai trasferimenti di Richiedenti Asilo ospiti nei CAS risultati positivi al coronavirus sulle navi quarantena avvenuti da fine settembre inizio ottobre. Seppur in maniera tardiva, visto che molti migranti sono già state vittime di queste “deportazioni”, la ministra pare di aver dichiarato di considerare questa soluzione sbagliata.
Come Mediterranea Saving Humans esprimiamo soddisfazione per le ultime affermazioni della Ministra dell’Interno, frutto del lavoro di denuncia di tante organizzazioni che come noi si occupano di salvataggio, cura e tutela dei diritti umani e ci auguriamo che tali affermazioni si traducano in azioni reali.
Tuttavia vogliamo sottolineare ulteriormente come questa prassi rappresenti una violazione grave dei diritti non solo da un punto di vista giuridico ma anche medico e psicologico e debba cessare immediatamente.
Mediterranea Saving Humans, qualche giorno fa, si univa ad A.S.G.I. – Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione – nel denunciare una nuova prassi che da fine settembre e inizio ottobre ha visto in diversi territori italiani decine di persone migranti, peraltro regolarmente soggiornanti e richiedenti asilo, risultate positive al covid-19 nei centri di accoglienza straordinaria essere prelevate di notte ed essere trasferite in “nave quarantena”.
L’A.S.G.I. sottolineava che “Le persone verrebbero trasportate con mezzi gestiti dal personale della Croce rossa, presumibilmente scortati dalle forze di polizia, senza alcuna informazione e/o comunicazione preventiva e senza alcuna valutazione legata ad eventuali condizioni di vulnerabilità, fragilità, integrazione sul territorio e presenza di legami familiari e alla necessità di garantire accesso tempestivo all’assistenza sanitaria”.
Condividiamo il giudizio di ASGI che ritiene tale forma di trasferimento coattivo illegale e discriminatorio, anche perché posto in essere in assenza di base legale e che tale prassi violi la libertà personale garantita a tutti dall’art. 13 della Costituzione e il divieto di discriminazione previsto dalle norme italiane ed europee.
Il team medico e psicologico di Mediterranea Saving Humans ritiene che tale prassi, oltre ad essere illegale, sia lesiva e dannosa per la salute di queste persone, sia dal punto di vista medico, che della tutela della salute mentale.
- Dal punto di vista sanitario l’utilizzo delle navi quarantena riproduce il consueto errore di concentrare i problemi, con l’aggravante che la trasmissione di malattie infettive diffusive trova in tale contesto un fattore favorente legato alla carenza di spazi dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo (le cabine normalmente sono di nove mq, wc compreso, con ricambio d’aria naturale assolutamente ridotto e pressoché impossibilità di irraggiamento solare diretto).
Se nelle strutture di accoglienza non sussistono le condizioni materiali per adottare le misure di isolamento al proprio interno, a nostro avviso le persone risultate positive al Coronavirus ospiti nei CAS dovrebbero essere trasferiti in apposite e adeguate strutture adibite all’isolamento sanitario, come è previsto per chiunque, e non all’interno di apposite navi che non garantiscono in ogni caso sufficienti requisiti di prevenzione e contenimento del virus.
- Dal punto di vista psicologico, questi trasferimenti coatti e senza preavviso, dei migranti Richiedenti Asilo, ospiti dei CAS e residenti nei territori, anche da diversi anni, rischiano di causare numerose e probabilmente irrimediabili conseguenze, oltre che fisiche, anche psico-sociali.
- Il rischio concreto di un’azione coatta di questo tipo è l’insorgenza di danni ingenti alla qualità della vita e al percorso di inclusione sociale, che per molti dei richiedenti è stato già avviato, così come la perdita del posto in accoglienza presso i Centri che li ospitano, l’impossibilità di accedere alle Questure di riferimento e l’allontanamento dalle figure di sostegno, per definire e concludere l’iter della richiesta d’asilo.
Ciò che preoccupa inoltre è lo sradicamento dal territorio in cui vivono, con la conseguente rottura dei legami sociali esistenti e delle prospettive di lavoro e di vita, faticosamente avviate.
Accanto a questi rischi preoccupanti, ciò che ci allarma è anche il decorso della sofferenza psicopatologica dei migranti: sappiamo bene che la presa in carico psicologica post-migratoria ha un ruolo fondamentale per la cura e una buona prognosi dei sintomi post-traumatici nei migranti più vulnerabili, per la maggioranza vittime di torture e trattamenti inumani e fortemente degradanti.
Tra i richiedenti asilo, uomini, donne e minori, un’altissima percentuale presenta condizioni di altissima vulnerabilità psicologica e psichiatrica, proprio perché sopravvissuti a traumi estremi e a torture nel paese di origine, durante il faticoso viaggio migratorio e soprattutto in Libia. Si tratta di donne, uomini e minori che necessitano di cure mediche e psicologiche tempestive e continuative, di percorsi di accoglienza protettivi, tutelanti del diritto alla salute, e supportivi, utili ad evitare il peggioramento dei sintomi e a favorirne il miglioramento e la guarigione, per avere la possibilità di avviarsi verso percorsi di inclusione ed integrazione sociale.
Queste pratiche di trasferimento coatto, al contrario, rischiano di vanificare i percorsi di cura e sostegno avviati, agiscono sulle risorse resilienti che ogni migrante ha faticosamente attivato per se stesso e per “sopravvivere” al dolore che abusi e torture hanno generato in loro, con un altissimo rischio di peggioramento dei sintomi e delle sofferenze post-traumatiche, con un effetto di ri-traumatizzazione secondaria.
Mediterranea Saving Humans chiede la cessazione immediata di queste prassi, che ricordano “deportazioni” de-umanizzanti e razziste del passato, e che sono gravemente dannose dal punto di vista giuridico, medico e psicologico.