Riportiamo la dichiarazione del Presidente Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, Yousef Salman, a chiusura del “Festival della Palestina”.
La Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, esprime gratitudine, ringraziamento e solidarietà alla dott.ssa Francesca Del Bello, Presidente del Municipio Roma II, vittima di una pesante ed ingiusta campagna diffamatrice e mistificatrice per avere dato il patrocinio alla nostra manifestazione culturale “Festival della Palestina” in svolgimento dal 1 al 4 ottobre, nel Giardino del Verano, San Lorenzo – Roma.
Una manifestazione voluta dalla Comunità Palestinese del Lazio con la collaborazione di diverse associazioni solidali con la Palestina per fare conoscere la ricchezza della cultura palestinese, il cinema, le arti, la musica, la cucina, e si certo anche per far conoscere la quotidianità di milioni di palestinesi che vivono sotto il tallone di ferro di una occupazione militare che ormai dura da 53 anni e la condizione dei palestinesi della diaspora profughi dal ’48 e poi dal ’67.
Avremmo voluto un festival gioioso capace anche di rompere gli stereotipi e di una distorta narrazione dei palestinesi vittime o terroristi per mostrarne la vitalità, creatività, la voglia di vivere malgrado la mancanza di libertà e di movimento dovuti all’occupazione.
Lo ammettiamo, forse per ingenuità o forse perché crediamo di vivere in un paese democratico dove vi è libertà di espressione che il nostro programma potesse suscitare reazioni cosi violente e ricattatorie da parte della Comunità ebraica, dalla federazione Italia-Israele, dall’ambasciata israeliana e da ultimo dal centro Wiesenthal, passando per una parte del Partito Democratico e Italia Viva per la presenza al nostro festival della campagna non violenta del Bds.
Noi riteniamo perfettamente legittimo che si conduca una campagna capace di imporre allo Stato di Israele l’applicazione della legalità internazionale e delle numerose risoluzioni ONU, tutte disapplicate dai diversi governi israeliani.
Niente e nulla di antisemita in questo, aborriamo ogni forma di discriminazione, tanto più contro chi ha sofferto della politica dei paesi europei per centinaia di anni fino ad arrivare all’orrore dell’Olocausto.
Tutto ciò però non dà diritto ad occupare e violare il diritto alla libertà e all’autodeterminazione per un popolo intero.
I palestinesi hanno riconosciuto il diritto di Israele all’esistenza e alla sicurezza su una grande parte della Palestina storica (il 78% del territorio), iniziando ad Algeri nel 1988 e firmando gli accordi di Oslo nel 1993. Tutto il mondo, ha accettato la famosa opzione 2 stati per 2 popoli, come soluzione politica del conflitto mediorientale. I palestinesi hanno accettato la soluzione di creare lo stato di Palestina solo sul 22% della Palestina storica, con Gerusalemme capitale condivisa, ma non certo lo hanno fatto i governi israeliani, nell’accordo di Oslo, viene riconosciuto da Israele l’Olp come rappresentante legittimo del popolo palestinese, mentre i palestinesi hanno riconosciuto lo Stato di Israele sui confini del 1967. Progressivamente e tanto più oggi il governo Netanyahu dopo la sua recente rielezione ha dichiarato a chiare lettere che non permetterà mai la nascita di uno stato palestinese.
Noi abbiamo sempre lottato, come avete fatto voi Italiani, contro l’occupazione del nostro paese, per i diritti umani e per l’applicazione delle risoluzioni ONU e della legalità internazionale.
Siete sempre stati voi il nostro esempio, i nostri maestri, la nostra guida e sulla strada che ci avete indicato voi, i “Partigiani della Pace”.
Riconosciamo e riteniamo giusto come dice l’ANPI “che la lotta contro la guerra e la difesa della pace, dell’indipendenza e i diritti di tutti i popoli sia oggi il compito principale dell’azione che la più autorevole fra le associazioni dell’antifascismo italiano deve assumere in questo periodo e per i prossimi anni. La guerra è non solo la negazione dei diritti umani, ma anche causa ed effetto della negazione, per i popoli, del diritto fondamentale all’autodeterminazione e all’indipendenza nazionale”.
Molti pensano che il conflitto sia tra ebrei e musulmani, ma non è così, la lotta dei palestinesi non è mai stata una lotta religiosa, non abbiamo mai lottato contro gli ebrei, perché sono ebrei. Gli ebrei sono i nostri fratelli, con i quali abbiamo sempre vissuto e vogliamo continuare a vivere oggi e domani, cosi come i cristiani che fanno parte indissolubile della popolazione palestinese.
Siamo consapevoli che non tutti gli israeliani sono oppressori dei palestinesi, esistono israeliani e moltissimi ebrei nel mondo, sopratutto negli Stati Uniti che riconoscono i legittimi diritti del popolo palestinese e chiedono uguaglianza e diritti per tutti e tutte.
Il problema è oggi per Israele la crescita di un nazionalismo fanatico e religioso che considera tutta quella terra data agli ebrei per diritto divino.
Il sionismo è stato fino al 1993 definito dall’Onu un movimento razzista, cancellato per premio perché erano stati firmati gli accordi di Oslo
E purtroppo invece della pace e del ritiro dai territori occupati, Israele ha perseguito la sua politica di colonizzazione e furto delle terre e acque palestinesi, infrangendo ancora una volta la legalità internazionale, che fa divieto ad un paese occupante di trasferire la propria popolazione sul territorio occupato.
Oggi ci sono circa 700.000 coloni in quel territorio che la comunità internazionale sostiene dovrebbe esserci lo Stato di Palestina.
Con il Presidente Trump, l’arroganza israeliana si è fatta più forte e così la politica di evacuazione dei palestinesi dalle loro terra. Ma questa volta non ce ne andremo, e vogliamo continuare a gridare il nostro bisogno di libertà.
L’ignobile campagna denigratoria e i ricatti fatti verso un festival che vuole mostrare la ricchezza di un popolo che malgrado tutto continua a resistere, manifesta solo la debolezza e la paura della verità da parte di chi non crede nei diritti universali e nella libertà dei popoli.
Grazie Presidente!