Domenica 6 settembre ad Equalafesta a Germignaga, sul Lago Maggiore, pomeriggio dedicato al clima con l’intervento del climatologo Frank Raes e del movimento Extinction Rebellion.

Frank Raes, climatologo di fama mondiale, è partito dal tema di Equalafesta: tutto è interconnesso. E questo è facile da capire; basta guardarsi intorno: il mondo vivente, inclusi noi umani, e il mondo non vivente, sono interconnessi e fanno parte di un unico sistema che gli scienziati chiamano Sistema Terra. Negli ultimi 50 anni, la ricerca scientifica ha capito in dettaglio come funzionano queste interconnessioni, dal ciclo dell’acqua al ciclo del carbonio, fino al ciclo di tutte le sostanze presenti sulla Terra.

Il fatto che tutto sia interconnesso è meraviglioso, ma anche preoccupante. Perché se noi, esseri umani, iniziamo a causare danni in una parte del Sistema Terra, questi danni, a causa delle connessioni, possono facilmente estendersi ad altre parti del sistema. Facciamo due ovvi esempi.

Noi umani scaviamo ed estraiamo carbone, petrolio, metano, lo bruciamo per produrre energia da una parte e dall’altra anidride carbonica che entra nell’atmosfera. Lo facciamo con una velocità tale che le piante non riescono ad assorbire questa CO2 in più, che quindi si accumula nell’atmosfera, provocando il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Questi ultimi includono eventi estremi, sempre più frequenti, come le ondate di freddo e di caldo, inondazioni e siccità, incendi boschivi, raccolti non riusciti, ecc. Vediamo danni in tutte le parti del Sistema Terra che inevitabilmente minacciano anche le nostre società umane.

Il secondo esempio è il COVID. Gli esseri umani continuano ad attaccare ciò che resta del mondo selvaggio. Creiamo terreni agricoli nelle profondità delle foreste tropicali, catturiamo animali selvatici e li scambiamo come cibo o come trofei. Con questo abbiamo ampliato le possibilità che i virus saltino dai loro ospiti selvaggi agli esseri umani, dove fanno strage. I virus mostrano semplicemente come siamo fondamentalmente collegati a tutta la vita attraverso il nostro materiale genetico, ma ce ne siamo quasi dimenticati, o ci siamo resi ciechi e continuiamo con il nostro assalto al mondo naturale.

L’interconnessione delle cose è preoccupante, ma fornisce anche un motivo per rimanere fiduciosi. Perché anche le soluzioni sono interconnesse. Se ripristiniamo i danni in una delle parti del Sistema Terra, questi recuperi possono estendersi anche ad altre parti. Se riduciamo ed eventualmente facciamo a meno dei combustibili fossili, carbone, petrolio e gas, se lo facciamo qui a Germignaga – usando meno la nostra auto, riducendo il riscaldamento nelle nostre case, installando pannelli solari, ecc. – miglioreremo la qualità dell’aria qui a Germignaga e quindi la nostra salute, ma contribuiremo anche a ridurre il riscaldamento globale e i danni in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici. Se aiutiamo la conservazione della foresta tropicale – e qui c’è un legame con la nostra dieta, il consumo di carne – aiutiamo le foreste ad assorbire CO2 dall’atmosfera e a contrastare il riscaldamento globale, ma riduciamo anche il rischio di diffusione di virus dall’ambiente selvaggio alle nostre società umane sofisticate ma comunque vulnerabili.

A questo punto nasce una domanda: cosa possiamo fare, qui a Germignaga, in Italia, nel resto del mondo? Quali sono le buone pratiche? Per dare una parte della risposta bisogna prima parlare di un altro tipo di interconnessione. A differenza delle altre già citate, questa non può essere data per scontata e bisogna lottare per essa: è l’interconnessione tra i vari livelli della società umana, che vanno dall’individuo, dove ciascuno di noi può prendere decisioni per se stesso, fino al collettivo, dove le decisioni vengono prese dai politici.

Quando sentiamo parlare di cosa si può fare sul cambiamento climatico, troppo spesso sentiamo che spetta a ciascuno di noi cambiare il nostro modo di vivere: dipende dall’individuo. Ma si può facilmente calcolare che, anche se tutti noi iniziamo a vivere come monache o monaci, emetteremo comunque troppa anidride carbonica, perché viviamo in una società con sistemi energetici, sistemi di trasporto e sistemi alimentari basati sull’uso di combustibili fossili e sulla distruzione delle foreste. Abbiamo quindi chiaramente bisogno di decisioni ai vertici del mondo politico, economico e finanziario (a cui è legato il mondo politico), decisioni su come utilizzare fondi pubblici e privati per compiere la grande transizione dall’uso dei combustibili fossili e dalla distruzione della natura.

Allora cosa possiamo fare in pratica? Circa due anni fa è stata creata una Rete sostenuta da varie associazioni ambientaliste sulla sponda orientale del Lago Maggiore, al fine di unire le forze nella lotta al cambiamento climatico. Include Legambiente, Fridays for Future, la Comunità Operosa Alto Verbano e altri. Si chiama Rete per il Clima del Verbano (www.reteperilclimadelverbano.it).

La Rete è riuscita a far approvare, finora da undici amministrazioni comunali, un documento che spiega l’emergenza del cambiamento climatico. In questo modo queste amministrazioni prendono sul serio l’emergenza climatica e si adopereranno, nei limiti del loro mandato, per ridurre le emissioni di gas serra. Inoltre in alcune città ci sono le elezioni tra poche settimane ed è importante ricordare ai candidati sindaci il documento che è già stato firmato da vari Comuni. Questo è un ottimo esempio di come dal livello individuale, attraverso il lavoro delle associazioni, possiamo raggiungere il livello politico e, infine, l’azione. Va anche sottolineato l’importante ruolo che i giovani, in particolare di Fridays for Future, hanno svolto nel promuovere questo documento e nel portarlo all’attenzione delle amministrazioni comunali.

Una seconda cosa che la Rete per il Clima del Verbano sta facendo è elencare le buone pratiche per ridurre le emissioni di gas serra. Le buone pratiche sono cose che sono già state fatte e che si sono dimostrate fattibili ed efficaci.

L’idea è non solo di fare un elenco di cose che possiamo fare individualmente, ma anche un elenco di ciò che si può fare in una famiglia, una scuola, una piccola impresa, nel nostro Comune, nel nostro paese fino alle idee più nobili presentate dal Green Deal della Commissione Europea.

L’idea è di far sapere a tutti coloro che vogliono fare qualcosa, che non siamo soli, che altri l’hanno fatto prima di noi ed anche a livelli che hanno un impatto maggiore si sta facendo qualcosa.

Questo è un esempio concreto di come sia possibile cercare di collegare i vari livelli nella società per creare quel grande movimento utile a cambiare il modo in cui viviamo su questo pianeta.

Dopo l’intervento di Frank Raes, una ragazza ha letto una lettera inviata da Pasquale Pagano di Extinction Rebellion di Bologna (www.extinctionrebellion.it), che ringrazia Equalafesta per aver coinvolto il movimento ma, a causa del rinvio di una settimana, non ha potuto partecipare all’evento. “La nostra missione”, scrive Pasquale Pagano, “è scuotere i cittadini come noi per coinvolgerci tutti insieme nell’opera enorme di chiedere ai nostri governi azioni concrete.  Anche per questo facciamo spesso ricorso a gesti di sacrificio individuale più estremi come lo sciopero della fame. In questo preciso istante siamo impegnati nel nostro secondo sciopero della fame. Quello organizzato l’anno scorso portò il Consiglio Comunale di Bologna a dichiarare l’emergenza climatica ed ecologica. Dopo un anno, siamo tornati a scioperare per chiedere di dare seguito agli impegni presi.

Ho pensato molto”, scrive ancora Pasquale Pagano, “durante questi giorni alle vicissitudini per l’organizzazione di Equalafesta ed ho trovato molti spunti interessanti. Un evento di sensibilizzazione sul cambiamento climatico e sull’attivismo in generale, annullato causa piogge estreme; pur sembrando una beffarda barzelletta, è una delle tante manifestazioni – per fortuna senza conseguenze – del cambiamento climatico. La vostra perseveranza nell’organizzarlo è la stessa perseveranza necessaria per continuare a chiedere ai governi un’inversione di rotta che sembra impossibile. Questa mia risposta è il minimo sforzo che si richiede ad ognuno di noi per coinvolgersi in una grande comunità che cammina all’unisono verso un sogno così difficile, ma così necessario: salvarci tutti insieme dall’estinzione”.

È seguito un momento di meditazione in cui tutti i presenti si sono legati con un nastro rosso che simboleggia l’interconnessione tra ogni cosa e su cui si fonda l’equilibrio del Sistema Terra. È da questo equilibrio che dipende la nostra sopravvivenza ed è questo equilibrio che dobbiamo difendere se vogliamo scongiurare il collasso del sistema e quindi della nostra civiltà.