Lunedì scorso è stata discussa in Consiglio Comunale l’interpellanza del capogruppo della Lista Civica Per Torino Francesco Tresso sullo sgombero del campo Rom di via Germagnano.
Buongiorno Consigliere, lei ha presentato un’interpellanza in Consiglio Comunale per discutere sullo sgombero di via Germagnano. Quali erano gli argomenti dell’interpellanza?
L’interpellanza è stata presentata in seguito alle notizie che tutti abbiamo letto sugli organi d’informazione.
Una volta avvenuto questo sgombero c’è stata una conferenza stampa da parte delle Sindaca Chiara Appendino e dell’Assessora alle politiche sociali Sonia Schellino.
Abbiamo visto anche su canali social le foto pubblicate con toni un po’ trionfalistici che rappresentavano la situazione antecedente e successiva allo sgombero.
Ho ritenuto di porre la discussione in Consiglio Comunale perché è stato definito un percorso che riguardava l’istituzione di un tavolo di lavoro Rom, Sinti e Camminanti.
Questo percorso fu attivato anche dalla precedente Amministrazione con una delibera che anch’essa definiva l’istituzione di un tavolo di lavoro condiviso.
Nel 2016, quindi già nella presente Amministrazione, il Comitato Torino Nord aveva sollecitato degli interventi a causa dei fumi tossici che provenivano dal campo Rom di via Germagnano.
Nel 2017 Valentina Sganga (membro di maggioranza) presentò una mozione per la ricostituzione del tavolo di lavoro con lo scopo di elaborare un piano strategico condiviso (con associazioni, cittadinanza, rappresentanti delle famiglie che vivevano nei campi, ecc..) che portasse al superamento dei campi.
Quando ho letto le notizie stampa e ho parlato con i rappresentanti di Torino Nord, è emerso un elemento importante: il tavolo di lavoro non è più stato convocato da novembre 2019.
È vero che c’è stata la pandemia, ma abbiamo continuato a fare riunioni di commissione, consigli comunali, l’attività è continuata.
Mi è sembrato opportuno sollecitare una risposta rilevando che le iniziative dello sgombero sono state prese contravvenendo di fatto alla volontà espressa, anche della maggioranza stessa, di trovare delle soluzioni condivise.
Ho ritenuto anche, a fronte di investimenti di bonifica ambientale abbastanza consistenti, di sollecitare risposte su un aspetto rilevante che le notizie stampa riportavano: le famiglie erano state allontanate dal campo dietro un compenso che oscillava dei 400 ai 1000 euro, peraltro stanziati da un Ente privato.
È sufficiente dare una somma in denaro senza un percorso più articolato, approfondito, che dia un’opportunità reale e duratura nel tempo?
Di fatto alcuni di questi nuclei si sono trasferiti in via Reiss Romoli, alcuni in strada Aeroporto, alcuni in piazza d’Armi e qualcuno mi risulta in zona Villaretto.
Individuo anche l’eventualità che le famiglie che, presi i soldi sono partite per la Romania, possano via via rientrare, tra l’altro in una situazione di pandemia con tutto ciò che concerne.
Come ha risposto la Giunta all’interpellanza?
La risposta è stata molto articolata. L’Assessora Schellino ha dichiarato che il carattere di riservatezza dato all’operazione serviva a scongiurare che non aventi diritto cercassero di accedere alle somme messe a disposizione dal Comune: una scelta di metodo concordata anche col nucleo nomadi della Polizia Locale.
Come già accennato le operazioni sono state decise e attuate senza un coinvolgimento delle parti convocate al tavolo di lavoro Rom, Sinti e Camminanti.
Ho sentito esponenti delle parti e posso dire che oltre ad aver rilevato che non sono stati coinvolti nelle decisioni, queste persone sono abbastanza d’accordo sul fatto che da una parte in effetti il campo non c’è più, ma visti gli effetti dello sgombero, l’operazione non è stata realmente risolutiva.
L’operazione non ha previsto un progetto articolato di inserimento abitativo, lavorativo, scolastico, e le somme corrisposte non consentono alle famiglie un percorso autonomo in questa direzione.
Verrà istituita una commissione per valutare meglio gli effetti di questo sgombero, risulta tra l’altro che ci siano state occupazioni di case da parte di nuclei che prima vivevano nel campo.
A fronte di cifre rilevanti spese dal Comune per la bonifica, la mia forte perplessità riguarda il fatto che queste cifre siano state spese senza un progetto articolato e condiviso che proponesse soluzioni durature nel tempo.
La soluzione non è solo allontanare, l’ho detto in Consiglio Comunale e lo ribadisco: è un tema articolato, complesso e di non facile soluzione, certo non si risolve con politiche frettolose, un po’ improvvisate e senza una valutazione più definita.
Qual è il percorso che lei individua per una possibile soluzione a queste situazioni?
In funzione di un percorso condiviso di inserimento lavorativo, abitativo e scolastico concreto, stabilire quali sono nuclei familiari che sono disposti ad aderire a questo tipo d’inserimento.
Istituire regole molto chiare per coloro che aderiscono e per coloro che non sono disposti ad aderire.
La ricerca di soluzioni affrettate, che non offrono sufficienti garanzie per essere durature e non soltanto mirate a spostare il problema, dà la stura a quelle parti politiche che propongono soluzioni secondo logiche non di mediazione ma securitarie, e in questo senso, alla vigilia delle elezioni cittadine del prossimo anno, questo effetto può essere molto pericoloso.
Proprio perché si tratta di un problema articolato e complesso, che riguarda persone per loro definizione nomadi, non lo si risolve intervenendo a livello di una singola realtà, di un singolo campo, ma va affrontato con una pianificazione che abbracci tutto il territorio dell’area metropolitana, concertando soluzioni con i comuni contermini.
Occorrono investimenti, non solo in termini economici, ma politici, occorre definire il tema come prioritario, al fine di poter dare soluzioni concrete alla cittadinanza.