Re:Common esprime tutti i suoi dubbi e le sue perplessità su un possibile caso di conflitto di interessi riguardante Nathalie Tocci, una delle figure apicali della multinazionale italiana Eni, partecipata dallo Stato al 30 per cento, e consulente di alto profilo della Commissione Europea.
Tocci è stata nominata lo scorso 13 maggio Amministratore non esecutivo del gigante petrolifero. Due mesi dopo ha ricevuto dalla Commissione Europea l’incarico di Consigliera Speciale dall’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, al fine di “fornire consulenza sull’elaborazione della strategia globale dell’UE”.
Ritenendo i due incarichi incompatibili, Re:Common, all’interno della campagna europea Fossil Free Politics, ha presentato una richiesta di accesso agli atti presso la Commissione, dalla quale sembrerebbero emergere elementi poco chiari.
Stando ai documenti ottenuti dall’associazione, pare che la valutazione del rischio di conflitto di interessi riguardante la nomina di Nathalie Tocci sia stata effettuata solamente in seguito alla stessa richiesta di Re:Common e completata ben 30 giorni dopo l’inizio dell’incarico di Tocci presso la Commissione. Ciò appare in contraddizione con quanto previsto dalle regole della Commissione per i Consiglieri Speciali, che prevedono che tale procedura debba essere conclusa prima dell’inizio dell’incarico.
Dagli atti sembra inoltre che lo stesso Alto Rappresentante Borrell riconosca come vi sia un rischio “percepito” di conflitto di interessi, dovuto al doppio incarico di Tocci, ma le misure di mitigazione proposte lasciano alquanto a desiderare. Si legge infatti che Tocci si dovrà astenere dall’avere contatti bilaterali con la Direzione Generale per l’Energia e, più in generale, dall’intervenire in questioni che riguardano il “campo delle attività” di Eni.
“Queste misure sono a nostro avviso insufficienti, perché estremamente vaghe e difficilmente applicabili”, ha dichiarato Alessandro Runci di Re:Common. “Perché restringere il divieto ai soli incontri con la Direzione Energia, peraltro solamente a quelli bilaterali, e non anche a quelli con la Direzione Clima, Ambiente, e Politica estera? In che modo il rispetto di questa misura verrà assicurato?”, si chiede ancora Runci.
Per quanto concerne il “campo delle attività” di Eni, Re:Common ritiene che sia così ampio da toccare moltissimi aspetti delle politiche europee, da quelle energetiche fino a quelle riguardanti la politica estera, per cui appare poco chiaro come Tocci possa astenersi dall’intervenire in tutte queste questioni. Tanto più che il suo ruolo sarà proprio quello di elaborare la strategia globale dell’UE, che comprende questioni come la Libia, il Mediterraneo orientale e l’Iran, contesti dove Eni svolge un ruolo chiave, con interessi commerciali molto rilevanti.
È altresì singolare che nel curriculum vitae della Tocci attualmente disponibile presso il sito web della Commissione non vi sia alcuna traccia del suo ruolo di Amministratore non esecutivo di Eni. Alla luce di questo, è lecito domandarsi come mai la Commissione Europea non abbia ritenuto di agire diversamente.
“Le aziende di combustibili fossili hanno troppa influenza sui politici, con lobbisti ben finanziati e connessioni potenti che rendono i decisori politici fin troppo ‘favorevoli’ a petrolio e gas. La nomina di un membro del consiglio di amministrazione dell’Eni come consigliera per gli affari esteri di un Commissario europeo, il quale peraltro possiede investimenti azionari in aziende fossili, è l’ennesimo esempio di interessi delle compagnie petrolifere che vanno a influenzare dei processi democratici. Per affrontare la crisi climatica, il comparto dei combustibili fossili deve essere tenuto fuori dalla politica”, ha dichiarato Myriam Duo di Friends of the Earth Europe ed esponente della campagna Fossil Free Politics.