A volte si ha l’impressione che certi presidi si facciano “per dovere”, che si punti a che finiscano in fretta, così una volta fatta la foto ci si può anche salutare e via.
Oggi a Milano in piazza della Scala no. Almeno 200 persone, in maggioranza giovani, chi in piedi chi a terra, tutti attenti ad ascoltare. Un presidio indetto da Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati) Festival Divercity e Razzismo Brutta Storiaper denunciare lo scandalo di Moria.
Tanti giovani avevano cose da raccontare, volevano far parlare chi era in collegamento dalla Germania o da Lesbo stessa, leggevano testimonianze. Alcuni di loro avevano passato parte delle loro ferie laggiù e conoscevano bene la situazione. Descrivevano, cercavano di far passare le emozioni.
Un ghetto enorme, una distesa di gente chiusa in uno spazio disumano, ad aspettare. Abbandonati, con una violenza latente che vede frequenti liti tra i gruppi, accoltellamenti, morti. La disperazione condensata, e poi l’incendio a far sì che perdessero quel poco che avevano.
E poi il collegamento per farsi raccontare cosa bolle in pentola ora che dicono che Dublino è da rifare. Così ci si reimmerge in descrizioni dei nuovi percorsi kafkiani per chi forse un giorno potrebbe avere un permesso.
Le novità in sintesi? Maggiori difficoltà, maggiori respingimenti o rimpatri. Questa vecchia Europa che respinge, che finanzierebbe chiunque purché “se li tengano”, e così fa. Centinaia di migliaia di persone che chiedono, scappano, premono.
E al presidio cartelli che ricordano che “BLACK LIVES MATTER”, che il razzismo cresce, che va fermato. Alla fine qualcuno ricorda che anche da noi, qui, a due passi, si rischia un’altra volta che il CPR possa aprire. La rete No ai CPR invita alla loro riunione, non permettiamo che si apra un centro di detenzione qui. Come non dobbiamo permettere che sparsi intorno al Mediterraneo fioriscano questi luoghi di detenzione, ingiustizia, violenza. Non a caso uno degli interventi più sentiti è stato quello di un parente delle vittime dei campi di concentramento.
Alle 20, quando dopo due ore di presidio corro a casa a scrivere, ci sono ancora interventi…