Il bilancio finale delle elezioni del 2017 è stato tragico. La frode elettorale, orchestrata dall’esecutivo con l’appoggio determinante degli Stati Uniti e col silenzio complice dell’Unione europea e di Almagro, ha lasciato un saldo di oltre 30 morti di cui sono responsabili i corpi repressivi dello Stato; ma ha lasciato anche una profonda crisi politica e sociale che sta minando quel poco che rimane delle istituzioni, già fortemente compromesse dopo il colpo di stato del 2009.
A distanza di tre anni, l’Honduras sembra dirigersi verso un’altra crisi ancora più acuta.
Con l’obiettivo di selezionare i futuri candidati presidenziali e altre cariche elettorali, lo scorso 13 settembre, la presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne), la liberale Ana Paola Hall, ha convocato le elezioni primarie che si svolgeranno il 14 marzo 2021.
La convocazione è stata fatta nel mezzo di un conflitto politico che coinvolge i principali partiti presenti in Parlamento e che deriva dal fatto che non sono state fatte le riforme della legge elettorale su cui si era trovato accordo tra le forze politiche.
Secondo il principale partito d’opposizione Libertà e Rifondazione (Libre), la decisione presa da Hall starebbe contribuendo a creare le condizioni per l’ennesima farsa elettorale.
Dopo avere abbandonato il proprio incarico, la presidente uscente del Cne, Rixi Moncada, ha contestato la sua collega. “E’ una convocazione falsa, illegale e incostituzionale e quindi deve essere annullata. E’ una convocazione che si basa sul registro nazionale elettorale del 2017, un registro alterato e pieno di errori, contrario alla Costituzione e quindi inaccettabile”.
Secondo l’analista politico Rodolfo Pastor de María y Campos, l’Honduras sta vivendo una fase molto critica. Non realizzare le riforme che permetterebbero di dare maggiore legittimità e credibilità al processo elettorale riempie il futuro di incertezza ed espone il Paese a nuove e più profonde tensioni sociali.
Avanti con le riforme
“Sono anni che ci trasciniamo una serie di anomalie che consentono la manipolazione dei risultati elettorali. Nonostante si stiano facendo passi in avanti, come per esempio la presenza di membri del partito Libre all’interno degli organi elettorali, non c’è mai stata la volontà da parte dei partiti tradizionali di approvare riforme alla legge elettorale”, assicura Pastor.
Tra le misure più urgenti c’è la revisione del registro nazionale elettorale, l’introduzione del nuovo documento d’identità, l’introduzione del ballottaggio (seconda tornata elettorale) e un sistema di trasmissione dei dati sicuro e affidabile.
“Rivedere e aggiornare il registro vuol dire eliminare almeno un milione di persone decedute e un altro milione di persone che non vivono più in Honduras, la cui identità può essere utilizzata per commettere brogli.
Il Registro nazionale delle persone (Rnp) avverte che su 1,4 milioni di persone che si sono già verificate, sono state scoperte almeno 117 mila incongruenze, cioè l’8% del totale parziale. Se calcoliamo che le persone iscritte nel registro elettorale sono circa 6 milioni, alla fine le incongruenze e i possibili voti fraudolenti potrebbero essere quasi mezzo milione.
Non dimentichiamoci, argomenta Pastor, che Juan Orlando Hernández sostiene di avere vinto nel 2017 per 52 mila voti, cioè con quasi l’1,6% di differenza. I dati forniti dal Rnp lasciano quindi un margine gigantesco per commettere brogli”.
È per questo motivo che i vertici del Rnp hanno inviato una lettera ai magistrati elettorali, chiedendogli di rinviare la convocazione delle elezioni fino al termine della revisione del registro elettorale. Hanno inoltre chiesto al Parlamento di andare avanti con le riforme alla legge elettorale, superando il sabotaggio messo in campo dal partito di governo.
“Non hanno nemmeno voluto approvare una versione ridotta e piuttosto light di quelle che dovrebbero essere le riforme elettorali indispensabili per rendere le elezioni minimamente credibili. La situazione di impasse in cui ci troviamo getta ombre su un processo elettorale che comincia male e che potrebbe generare nuove proteste e fare scoppiare una nuova crisi”.
Gli USA e l’opposizione light
Visto che gli Stati Uniti sono stati i principali insabbiatori della frode delle passate elezioni – come dimenticare le immagini dell’incaricata d’Affari dell’ambasciata statunitense, Heide Fulton, in piedi vicino al presidente del Tribunale elettorale honduregno, avallando con la sua insolita presenza i risultati fraudolenti – sorge spontanea una domanda: che cosa faranno adesso?
“Gli Stati Uniti hanno puntato su Juan Orlando Hernández per garantirsi il controllo di una nazione che non gli risulta solo strategica all’interno dello scenario centro e latinoamericano, ma anche fondamentale in termini globali di fronte alla presenza sempre più massiccia di Russia e Cina nella regione.
Fino a quando il partito Libre sarà la principale forza d’opposizione, ha spiegato il politologo, gli Usa continueranno a fare di tutto per evitare che arrivi al governo. Ma il vero problema degli Stati Uniti ora è che Juan Orlando Hernández è arrivato al capolinea ed è impresentabile. Ci vuole quindi un’alternativa sicura che continui a garantire i loro interessi strategici nella regione”.
Le divisioni interne nei due partiti tradizionali (Partito nazionale e Partito liberale), gli innumerevoli scandali di corruzione e l’inettitudine dimostrata dal partito al governo, non rendono certo facile questa impresa.
“Il partito Libre continua a essere un fattore importante nello scacchiere elettorale nazionale. Servono quindi riforme per avere elezioni credibili e un’alleanza politica ampia che comprenda Libre per potere vincere” ha concluso Pastor.