A qualche mese dalle elezioni politiche, le squadracce parafasciste in Bolivia attaccano i manifestanti del Movimento per il Socialismo durante la campagna elettorale. Dal golpe di Anez in poi, la repressione statuale contro i movimenti popolari e indigeni è stata una costante che si è verificata fin da quando Patricia Arce, sindaca socialista di Vinto, una città di 60.000 abitanti della Bolivia centrale, era stata tirata fuori dall’edificio del governo locale, trascinata in strada, presa a sassate e picchiata da persone a volto coperto, coperta di vernice rossa, subendo il taglio dei capelli. La repressione ha proseguito per tutto l’anno del golpe soprattutto contro contadini indigeni ed oggi, durante la campagna elettorale, gruppi violenti armati e organizzati dal leader di ultradestra Luis Camacho ritornano nelle strade per perseguitare militanti e simpatizzanti del MAS. Non a caso erano gli stessi gruppi che avevano fomentato le violenze di piazza durante il colpo di Stato che ha portato alla destituzione del presidente socialista Evo Morales.
Oggi, armati di bastoni, con caschi o cappucci per coprire il volto, aggrediscono in gruppo le piccole manifestazioni del MAS a Santa Cruz, a La Paz e a Cochabamba, dove l’opposizione di destra è più forte.
I manifestanti socialisti, spesso donne, vengono aggrediti e picchiati mentre le loro wiphala indigene e le bandiere blu bianche e nere vengono strappate.
La intimidazione nelle strade da parte del governo golpista si abbina al boicottaggio elettorale.
Nel frattempo all’ex presidente Morales, al vicepresidente Linera e agli esponenti politici socialisti fuggiti dopo il colpo di Stato è stato vietato di candidarsi alle elezioni e non potranno votare.
La strategia antidemocratica del golpe, prima prendendo come scusante il Covid-19, è riuscita a togliere il voto ai boliviani all’estero e la mossa non è casuale, soprattutto se pensiamo che la principale comunità boliviana fuori dal paese si trova in Argentina che, composta da gente di umili origini delle regioni andine, è sempre stata tradizionalmente schierata con il Movimiento Al Socialismo, essendo molte volte decisiva per le elezioni di Morales.
In questi giorni Evo Morales ha denunciato sul suo profilo Facebook le continue violenze che colpiscono in campagna elettorale gli esponenti del Movimiento Al Socialismo da parte delle squadracce parafasciste organizzate soprattutto dal leader di ultradestra di Santa Cruz, Camacho:
“Le campagne elettorali dovrebbero essere una festa. Si dovrebbero dibattere di idee, piani e programmi. La violenza è la risorsa di chi non crede nella democrazia. Condanniamo ciò che è stato subito e sofferto oggi da donne, bambini e uomini militanti del MAS-IPSP nella città di Santa Cruz”
Numerosi sono i video e le foto che mostrano attacchi squadristi della destra con bastoni a gruppi di donne e giovani del MAS nelle varie città boliviane. (video https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4930055110341604&id=1034770026536818)
Quello che sta avvenendo in Bolivia è l’esempio più plateale che mostra come la sovranità popolare può essere messa a dura prova quando gli interessi del popolo non coincidono con interessi economici o con i privilegi che l’imperialismo vuole salvaguardare. Tutto questo per un sistema economico in cui possano dilagare le disuguaglianze sociali e la devastazione ambientale in nome del profitto, costantemente accompagnato dalla mancanza di rispetto verso la democrazia partecipativa dal basso che garantisce al popolo di scegliere del proprio destino.