Periodicamente la Commissione Europea ai sensi dell’articolo 102 del TFUE accusa i giganti del web di abuso di posizione dominante, l’ultima volta avvenne con Google lo scorso anno.
Tale abuso riguardava:
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il collocamento preferenziale dei propri servizi nelle ricerche,
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l’utilizzo senza autorizzazione e senza pagamento di materiali altrui,
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la stipulazione di contratti che vincolano i soggetti ad acquistare la pubblicità esclusivamente dall’azienda e
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la limitazione della trasferibilità ad altri motori di ricerca dei dati della campagna pubblicitaria dei clienti inserzionisti.
Questi comportamenti risultano particolarmente pericolosi per la sopravvivenza di una giusta concorrenza, danneggiano i consumatori in termini di scelta e soffocano l’innovazione del settore.
Non possiamo che rallegrarcene.
Ma non basta.
Dovremmo anche ampliare lo sguardo, svegliarci dal sonno nel quale la realtà consensuale ci imprigiona.
Che dire dell’abuso perpetrato dalla cultura del dominio e del controllo fondata sul codice della paura, sulla retorica della guerra, sull’istituzionalizzazione del trauma, che richiede costantemente un obbiettivo da raggiungere, un nemico da combattere, un ostacolo da superare, una crisi da affrontare, un’emergenza da gestire?
Che dire dell’abuso della morale divisiva della ragione che deve sempre tracciare una linea netta tra bene e male, tendendo di conseguenza ad identificare il bene con gli uguali, i normali, i più simili a noi, e il male con i diversi, gli anormali, coloro che non concordano, non si adeguano, non si comportano come noi.
Siamo in emergenza Covid, nulla come l’emergenza fa emergere la verità, chi siamo veramente.
Abbiamo assistito a innumerevoli prove di solidarietà durante questi ultimi mesi, dedizione, sacrificio, impegno, servizio.
Questo dovrebbe rallegrarci, ma solo in parte.
Sì perché ogni esperienza che viviamo anche la più nobile o straordinaria viene poi elaborata dalla nostra mente e messa al servizio del nostro sistema di credenze.
Possiamo immaginare l’esperienza come un viaggio in barca, le onde, il vento, il sole, la compagnia e l’elaborazione dell’esperienza come la direzione che stiamo dando alla barca, la sua meta.
Facile capire l’importanza di entrambe e quanto l’una possa influenzare l’altra.
Un esempio su tutti: anche tra gli adepti dell’Isis troviamo le qualità citate, solidarietà, dedizione, sacrificio, impegno, servizio. Queste vengono però riservate ai dediti alla causa, a coloro che condividono la credenza orientata allo sterminio degli infedeli.
Fortunatamente le credenze del nostro mondo post-moderno offrono uno spazio di libertà e garanzie etiche di gran lunga superiori.
L’abuso di posizione dominante è più subdolo, sommerso e attinge a libertà individuali di più ampio respiro.
L’esclusivo ricorso al modello scientifico dominante, quello riduzionista, positivista, come se fosse l’unico e la conseguente applicazione di norme sanitarie fondate esclusivamente sulla lotta all’agente patogeno trascurando l’attivazione delle risorse dell’organismo e del benessere integrale non solo fisico, ma anche emotivo, psichico e spirituale, ne sono un esempio eclatante.
A questo possiamo aggiungere il corteo di esperti che si susseguono nei media, virologi, pneumologi, rari psicologi, tutti rigorosamente allineati al paradigma razionale, positivista.
Non un cenno di visione integrale, pensiero complesso, approccio transculturale, transdisciplinare, mondo centrico.
Per non parlare di offrire spazio mediatico a medici omeopati, esperti di psico neuro-endocrino-immunologia, psicologi transpersonali, antropologi, maestri di meditazione o tradizioni spirituali.
Oppure vogliamo parlare delle ricerche? Miliardi spesi per la produzione del vaccino, la nuova corsa all’oro, sponsorizzata da governi, istituti scientifici, multinazionali, organizzazione mondiale della sanità, tutti insieme appassionatamente.
Non un cenno su ricerche per studiare l’efficacia della fiducia o della meditazione sull’incremento delle difese immunitarie, i benefici della natura sull’organismo, l’azione terapeutica di una corretta respirazione o alimentazione, o della pace interiore, della preghiera e della socializzazione.
Già Ippocrate parlava della vis santrix naturae, il potere di autoguarigione dell’organismo, esistono svariate ricerche indipendenti sui benefici dell’effetto placebo; la scienza della complessità ci spiega che l’individuo è un Complex Adaptive System (CAS) dotato di innumerevoli qualità sistemiche fondate essenzialmente sulla sua capacità di auto-organizzazione, auto-rinnovamento e auto-trascendenza.
Cui prodest? A chi giova, verrebbe da chiedersi?
Follow the money. Segui i soldi e lo capirai.
A chi giova che gli esseri umani vivano nella fiducia, appagati di stare con se stessi in mezzo alla natura, in contemplazione della bellezza, si accontentino di poco, consumino locale, prevengano le malattie o convivano con i virus senza sviluppare malattie grazie alle proprie medicine interiori, sappiano vedere oltre la manipolazione del pensiero unico grazie allo sviluppo della consapevolezza.
Così facendo potrebbero sottrarsi alla fruizione dei prodotti materiali, culturali e spirituali propinati attraverso le corsie preferenziali della visione dominante; potrebbero recidere i contratti vincolanti
con le televisioni di stato, i media di sistema, le grandi compagnie telefoniche, i provider di servizi internet e social o di entertainment.
A chi giova che l’umanità esca dall’emergenza Covid con un maggior grado di consapevolezza sulla relazione diretta tra l’abuso di posizione dominante da parte dei grandi gruppi finanziari e delle multinazionali? Chi ha interesse che l’umanità si accorga della limitatezza del pensiero scientifico riduzionista, sponsorizzato dalle cause farmaceutiche, che si liberi dal codice della paura e dalla retorica della guerra?
Il risveglio non produce profitti, ma riduce i consumi, le strategie della mente razionale, fondate su controllo, ricerca di certezze, bisogno di sicurezza sono molto più funzionali all’aumento del PIL che non il codice della fiducia, madre di libertà, responsabilità e consapevolezza.
La Commissione Europea dovrebbe forse aprire una procedura di infrazione contro se stessa.