Dopo l’intervista a La Stampa, maggior testata torinese, rilasciata dal Questore Giuseppe De Matteis, abbiamo alcune domande pubbliche da rivolgergli.
Questore De Matteis, ovviamente nessuno le impedisce di avere idee personali: ma non ritiene che nella forma e nelle modalità, le sue dichiarazioni siano dichiarazioni politiche? E che le dichiarazioni politiche pubbliche è meglio le facciano i politici e non gli uomini delle istituzioni?
Nell’intervista afferma che occorrerebbero leggi nuove in quanto le attuali sono “obsolete”. Ma il tema dell’immigrazione non è stato uno dei più legiferati negli ultimi anni? L’ultima regolamentazione non risale al 2019?
E’ al corrente del collasso del sistema detentivo? Non ritiene che la depenalizzazione dell’uso e vendita di droghe leggere possa essere una buona soluzione, che tra l’altro toglierebbe proventi alla criminalità organizzata?
Nell’intervista dice che vengono effettuati pochi rimpatri: dobbiamo leggerla come un’aperta critica al Ministero degli Interni?
Dice che i suoi agenti sono professionali e ben addestrati: ma allora perché così tanti infortuni sul lavoro? Non è il caso di aggiornare anche l’addestramento delle forze dell’ordine per gestire una società complessa e multietnica?
Dice che i suoi agenti sono addestrati ad un uso limitato della forza: anche coloro che hanno fatto irruzione sul suolo universitario il 14 febbraio 2020?
Nell’intervista espone pubblicamente dati statistici – su base etnica – sulla criminalità nella sua area di competenza. Come si sentirebbe se in un’indagine sulla corruzione delle forze dell’ordine il Ministero diffondesse statistiche su base regionale degli indagati?
Pensa che le sue dichiarazioni siano orientate alla pace sociale e quindi al buon mantenimento dell’ordine pubblico?
Come si sentirà quando, come lei ben sa potrebbe succedere, un nigeriano o un senegalese verranno aggrediti semplicemente perché tali?