Con l’emergenza Covid ancora in atto e in una situazione economica sempre più disastrosa per le fasce sociali più deboli, che non vedono ripartire nessuna delle attività precarie e saltuarie su cui si basava la loro sopravvivenza, il Comune di Roma decide di dare l’avvio agli sgomberi, e di accanirsi in particolare sul campo della Monachina. Per ora le lettere di intimazione, che indicano la scadenza del 20 agosto, sono arrivate a quei nuclei di rom che NON hanno firmato il “patto” del Piano Rom ufficiale. Piano che, come le associazioni avevano denunciato fin dall’inizio, è nei fatti inapplicabile in quanto prevede che i rom trovino autonomamente una casa in affitto (ma chi gliela darebbe mai?), pagando almeno caparra e prime rate in attesa del finanziamento per due anni (e dopo?).
Le famiglie della Monachina colpite da questo crudele provvedimento sono in parte famiglie che finora hanno vissuto dignitosamente, con lavori precari del tutto onesti, in baracche ben tenute, con figli scolarizzati anche fino alle medie, ma che ora, dopo il lockdown si trovano per la prima volta in condizioni di profonda fragilità sociale. Lo sgombero avrebbe effetti devastanti per la loro vita. Alte persone, invece, sono persone che da sempre sopravvivevano in stato di pesante disagio, anche per gravi malattie in atto, e non hanno alcuno strumento per affrontare un intervento così violento.
Se gli sfratti sono giustamente bloccati (Decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020, art. 17 bis), come si può agire in modo così crudele e pericoloso contro i rom? Inoltre, i campi in qualche modo sono rimasti protetti dal contagio, e si avrebbe un terribile contraccolpo se le persone che ci vivono venissero gettate in strada (o in affollati e degradati “centri”) creando una situazione incontrollabile.
Chiediamo quindi al Comune l’immediata revoca del provvedimento, in attesa di affrontare la questione del superamento del campo della Monachina (e di tutti i campi romani) con modalità efficaci sul piano dell’inclusione e nel rispetto assoluto dei diritti umani e civili della comunità rom.
Riteniamo, infine, che lo sgombero senza aver predisposto alternative accettabili sarebbe passibile di pesanti violazioni sia sul piano sociale sia su quello del diritto nazionale e internazionale al quale non esiteremo a rivolgerci.
APS Cittadinanza e Minoranze