Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani rende noto di aver inviato nella giornata di oggi una missiva al Presidente della Repubblica, on. Sergio Mattarella, in merito all’appello per il rientro dei docenti fuori sede.
Egregio Signor Presidente,
le rivolgiamo un accorato appello perché intervenga in merito all’annosa questione dei docenti fuori sede (ex legge 107/2015).
Come Lei saprà, da molti anni l’algoritmo correlato alla legge 107/2015 ha comportato l’assegnazione in istituti scolastici lontani, anche più di 1.000 km, dalla propria sede di residenza per tanti insegnanti appartenenti ad alcune classi di concorso, A046 – discipline giuridiche ed economiche; A045 – discipline economiche ed aziendali; scuola primaria, che non riescono ad avvicinarsi a casa attraverso i canali normativi (trasferimenti; utilizzazioni; assegnazioni provvisorie).
I docenti in questione, per la gran parte in avanzata età (prevalentemente ultracinquantenni, con diversi anni di servizio preruolo), hanno dovuto affrontare i disagi del costo della vita elevato e la mancanza dei propri affetti.
Indipendentemente dalle considerazioni socio-economiche relative ai rischi dello spopolamento ed impoverimento del Meridione, vorrei soffermarmi sull’eccezionalità della situazione attuale connessa all’emergenza COVID19. Ogni settimana molti dei docenti in questione dovranno sopportare ed affrontare viaggi, ovviamente in sicurezza, con tutte le croniche difficoltà nei mezzi di trasporto e nei collegamenti, di cui il Mezzogiorno è purtroppo ancora oggi drammaticamente carente, il cui costo è diventato insostenibile in considerazione delle spese di vitto e alloggio per chi è fuori casa (spesa per affitto immobile di 50 mq: circa 500 euro; consumi: dai 250 – 300 euro; spese di trasporto per raggiungere le proprie famiglie 200 euro; da aggiungere spese personali e mediche).
Il ruolo del docente è molto delicato e ha subito un esautoramento di prestigio e autorevolezza per molteplici fattori, non soltanto per una retribuzione non in linea con gli standard europei ma anche per un’accozzaglia di provvedimenti disarticolati e sconnessi attuati da più di vent’anni nel mondo della scuola, il cui vantaggio è difficile da individuare. Basti citare l’improvvida eliminazione del diritto da diversi indirizzi scolastici, che ha determinato l’esubero di molto personale ed un grave impoverimento delle competenze finali degli studenti.
Lo scenario presente e futuro è molto incerto, soprattutto a causa dell’eventuale incremento della pandemia e di un relativo ipotetico isolamento che potrebbe essere rinnovato ai fini della salute pubblica.
In passato, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, attraverso svariati incontri avvenuti in più occasioni con il Ministero, ha illustrato soluzioni e proposte per dirimere la questione in oggetto e favorire il rientro del personale scolastico “esiliato”, ricevendo ampie rassicurazioni in merito.
Signor Presidente, Le rivolgiamo rispettosamente un invito a considerare il dramma umano di tali docenti e delle loro famiglie, che ormai non osano neanche sperare e vedono le proprie condizioni economiche sempre meno rosee con la beffa di assistere al rientro di un numero elevato di colleghi, i quali, avvalendosi delle legge 104 (sulla cui effettiva attribuzione si dovrebbe vigilare maggiormente) o di altri sistemi, aggirano ogni ostacolo.
Sarebbe un atto di giustizia consentire il ricongiungimento familiare a chi si è sacrificato ed ha trascorso lustri fuori sede, rispettando il proprio ruolo e svolgendo con dedizione il proprio compito.
Ci appelliamo pertanto al Suo ruolo di Garante della Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale perché intervenga nei modi che riterrà più opportuni per alleviare il disagio della categoria in oggetto.
Distinti saluti, con fiducia.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU