La Rete Nazionale NOGESI è riuscita per la prima volta a capovolgere i destini della geotermia elettrica in Italia, riuscendo a bloccare sostanzialmente l’autorizzazione degli impianti geotermici (flash e piloti).
Non c’è dubbio che la lotta contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante abbia, in questi anni, prodotto risultati tangibili.
La conoscenza dei cittadini nelle aree geotermiche (Amiata, Lazio, Umbria, Campania) è cresciuta e “la favola” della geotermia elettrica “fonte energetica rinnovabile e sostenibile” si è ridotta considerevolmente nella opinione pubblica.
La nascita della Rete Nazionale NOGESI è stata la chiave di volta del successo: l’insieme di militanti toscani (che da anni erano contro la geotermia) si è trovato con militanti delle regioni Lazio, Umbria e Campania per la prima volta a Bolsena il 26 ottobre 2013 . Ne è uscita una volontà comune di portare l’attacco alla geotermia elettrica definita “speculativa e inquinante”.
Da allora la campagna contro la geotermia elettrica si è articolata con manifestazioni e convegni come quello svolto alla Camera dei Deputati il 5 marzo 2014, replicato il 5 novembre 2015 e con iniziative sparse sui territori interessati riguardanti tematiche ambientali e di salute fatte proprie da una serie di comitati di cittadini.
In Campania gli impianti “pilota” di Serrara Fontana e di Ischia sono stati bocciati dalla Regione Campania nel 2016. Decine di sindaci nelle varie regioni si sono attivati dichiarando che il loro territorio era “geotermia-free” (anche in Toscana) sostenendo il loro giudizio anche in sede giudiziaria.
Questo lavoro indefesso ha prodotto i suoi frutti, nel senso che lo sviluppo degli impianti geotermici si è arenato : per quanto riguarda la “tecnologia flash” è stata autorizzata in questi anni solo la centrale di Bagnore 4 (Amiata) il 20.02.2014 ed l’impianto in costruzione Monterotondo 2 nel 2016 (nella zona di Larderello), mentre per quanto riguarda la” tecnologia pilota” nessuno degli impianti ”nazionali” previsti dal MISE attraverso il D.Lgs.28/2011, né gli impianti “regionali” è stato finora autorizzato (il progetto da 5 MW di Poggio Montone autorizzato dalla Regione Toscana è al TAR).
Si riportano le varie situazioni nelle nostre Regioni, contro cui la Rete Nazionale NOGESI si è opposta:
In Umbria – L’unico impianto “binario nazionale “è Castel Giorgio che ha ricevuto, dopo 8 anni, la “intesa” dal Consiglio dei Ministri (che si è sostituito alla Regione Umbria) e dopo 9 anni l’autorizzazione dal MISE e MATTM: contro cui hanno reagito al TAR Lazio i Comuni dell’area, Italia Nostra ed i privati danneggiati, le Regioni Umbria e Lazio. E’ stata chiesta dai comuni e Italia Nostra la sospensiva dell’autorizzazione: si prevede una prima udienza entro il 15 settembre 2020.
Nel Lazio- Ci sono stati molti impianti previsti, finché la Regione Lazio non ha fatto ben tre leggi regionali (l’ultima nell’ottobre 2018) in cui questi impianti geotermici dovevano passare al vaglio di una carta idro-geo-termica regionale (mai presentata finora) e comunque entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge regionale (primavera 2019): allo stato attuale sul territorio regionale non vi sono permessi attivi (gli 11 rilasciati sono scaduti in quanto non più prorogabili ai sensi della normativa vigente): nessuna società dalla primavera 2019, nemmeno da parte della tedesca Geothemics Italy (impianti di Piana del Diavolo e Lago di Vico) si è fatta viva…
Per quanto riguarda Latera l’ENEL dopo aver presentato un progetto di ri-avviamento della vecchia Latera (a cui la Rete Nazionale NOGESI si è opposta insieme ai sindaci) essendo una “autorizzazione regionale” è finita sub-legge regionale; in realtà l’ENEL sta smontando la vecchia centrale: per quanto poi Latera “binario nazionale” non è mai entrato nel novero dei 50 MW autorizzabili e si è perso nella notte dei tempi…
Per quanto riguarda Torre Alfina “binario nazionale” è al Consiglio di Stato sul ricorso dei comuni viciniori, della regione Lazio e della Provincia di Viterbo (in realtà la ditta ha vinto al TAR Lazio per non costituzione delle parti interessate). E’ prevista, su opposizione del MATTM, udienza il 20 ottobre 2020.
In Toscana – La regione Toscana è l’unica in Italia ad avere impianti geotermoelettrici. La regione Toscana pubblica sul link: https://www.regione.toscana.it/-/permessi-concessioni-e-impianti la situazione dei siti geotermici aggiornata all’agosto 2019 (ma non aggiornata ad oggi).
L’unico impianto in costruzione è Monterotondo 2 da 20 MW (zona nord).
Per quanto riguarda i permessi di ricerca 10 sono scaduti (La Grascieta, Pereta, Scansano, Pomonte, Guardistallo, Montebamboli, Montegemoli, Fornace, Soiana, Monte Santa Croce La Pianaccia ) ( per i progetti Boccheggiano e Mazzolla vi è però il riconoscimento nazionale della risorsa, premessa per la concessione mineraria), 3 sono stati sospesi dalle società (Campiglia d’Orcia, Ripa d’Orcia, Roccastrada, ), 3 bocciati dalla regione Toscana (Bagnolo, Castiglione D’Orcia, Monte Labbro,), Montorio (regione Lazio predominante, bloccato), Roccalbegna (ex-Murci) VIA sospesa; sono attivi in questo momento il permesso di ricerca Soiana (autorizzato fino al 17.07.2021), di Fornace (autorizzato fino al 17.07.2021), di Niccioleta (autorizzato fino all’11.04.2022), di Terrafino (autorizzato fino al 27.05.2024) e di Macie (autorizzato fino al 27.08.2024).
Rimangono attivi l’impianto previsto a Poggio Montone (ricorso in Magistratura della Rete Nazionale NOGESI e del Comune di Piancastagnaio, udienza tecnica il 21.09.2020), Le Cascinelle (in VIA regionale, bocciata dall’Unione dei Comuni della Amiata e Vald’Orcia, opposizione della Rete Nazionale NOGESI ed altri comitati e vari Comuni), conclusa la VIA regionale per la centrale di Mensano da 10 MW. Per quanto riguarda i “progetti regionali” Piancastagnaio 6 (PC6, centrale flash da 20 MW), sospeso dopo aver fatto la VIA; progetto Roccalbegna (centrale flash da 20 MW su ex-permesso di ricerca Murci) con la VIA sospesa. Per quanto riguarda i “piloti nazionali” la regione Toscana ha negato l’intesa per Montenero, si attende la emissione del Decreto MATTM per Casa del Corto, sono ancora in VIA Cortolla, Lucignano e Castelnuovo.
Ha sicuramente pesato anche la mancanza di “incentivi” alla geotermia elettrica (dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la nostra ferma opposizione agli “incentivi” era giusta e lungimirante): l’ultimo finanziamento è stato concesso nel 2016; poi il nuovo Governo insediatosi nel giugno 2018 il MISE ha deliberato di escludere la geotermia dal FER1, promettendo l’inserimento nel FER 2, al momento (agosto 2020) gli incentivi non sono stati concessi…
Tanto che lo stesso ad Starace di ENEL (l’unica che li percepiva) ha detto, prendendola alla larga, « non abbiamo interesse a incentivi. Abbiamo sicuramente interesse a tutto quello che porta la geotermia a valore e fa crescere questa importantissima e pulitissima fonte energetica in Toscana; piccole incertezze o esitazioni sono sempre state presenti sul percorso della geotermia, che è molto lungo, non ci preoccupano particolarmente ».
Se la dimensione di impresa consente all’ENEL di fare a meno degli incentivi, ciò non vale per le piccole aziende della “privatizzazione” della “geotermia binaria” berlusconiana e regionale: senza incentivi non sono in grado di introdursi nel settore tanto è vero che a tutt’oggi hanno tutti grosso modo rinunciato ai vari progetti.
La attuale situazione degli “incentivi” è la seguente:
Ricevono “incentivi” i seguenti impianti: Radicondoli gr.2, Chiusdino 1, Nuovi Lagoni Rossi, Sasso 2, (zona nord) e Binario Bagnore 3, Bagnore 4 (gr.1e gr.2) e Piancastagnaio PC3, PC4 e PC5 (zona sud), cioè su 34 gruppi solo 9 ricevono incentivi (per la maggior parte delle centrali della zona nord l’erogazione di incentivi è scaduta).
Come dice la Torsello di COSVIG (Consorzio Toscano per lo sviluppo geotermico) in “Quale Energia” del giugno 2019 analizzando lo stallo della geotermia italiana “ In Italia in questi ultimi anni si sono diffuse notizie sulla nocività della geotermia, che non tenevano conto degli sviluppi tecnologici e che comunque sono state smentite da vari studi epidemiologici, o sul suo non servire a contenere il cambiamento climatico, anch’essi smentite da studi più completi sulle emissioni naturali dei territori geotermici”. E continua :” Si oppongono anche a quelli a ciclo binario chiuso , con re-immissione totale dei fluidi, nonostante siano pensati apposta per azzerare le emissioni”. E termina, al colmo di una crisi di nervi :” E se proprio non si vogliono le centrali elettriche, si potrebbe almeno usare l’acqua calda sotterranea per riscaldare le città, risparmiando enormi quantità di metano e di CO2. Invece non si fa quasi nulla neanche lì ”.
A proposito di “incentivi” va definitivamente rimarcato che questi risultano del tutto esorbitanti e ingiustificati. Infatti se si prende in considerazione l’andamento dei principali parametri del mercato elettrico negli ultimi anni (vedi studio GSE “Il valore dell’energia rinnovabile sul mercato elettrico” 2007-2016) è facile osservare che il prezzo medio dell’energia elettrica su scala nazionale (PUN) è sceso dal valore di 87,00 €/MWh nel 2008 a circa la metà nel 2016 (42,8 €/Mwh, come indicato nel diagramma seguente) stante la riduzione della domanda elettrica, del prezzo di gas e carbone e, soprattutto, della accresciuta penetrazione delle fonti rinnovabili.
A fronte di questo andamento del mercato, gli “incentivi” di 200 €/MWh per gli impianti “pilota” “nazionali” e “regionali” risultano pari a circa 5 volte il prezzo medio dell’energia elettrica (2016) mentre quelli per i “flash” pari a 84 €/Mwh, sono il doppio del valore medio. Secondo Milano Finanza del 26.08.20 Enel e la sua controllata Endesa hanno ottenuto in una gara sul fotovoltaico in Portogallo 9,5 €/MWh, un prezzo molto basso, indipendentemente dalla fonte.
Ciò a conferma che l’opzione della geotermia elettrica è economicamente fuori mercato per cui, parafrasando le valutazioni che il fisico ed ambientalista Amery Lovins fa del nucleare :” Sostanzialmente possiamo avere tante centrali nucleari quanto il Congresso USA sarà capace di far pagare ai contribuenti. Ma non ne avrete nessuna in una economia di mercato ” (pag. 213 dal volume di Angelo Baracca e Giorgio Ferrari Ruffino “ SCRAM, ovvero la fine del nucleare ” -Jaca Book), si può concludere che gli unici impianti geotermoelettrici che potrebbero essere realizzati in Italia sono quelli che lo Stato vorrà far pagare ai cittadini.
Comunicato stampa del 30 agosto 2020 della Rete Nazionale NOGESI