Nell’ambito delle attività della Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate e della Giornata nazionale dei detenuti scomparsi in Honduras, Cofadeh, OHCHR e Rel UITA hanno organizzato la conferenza “Sparizione forzata in Honduras”.
La sparizione forzata non può essere considerata una cosa del passato, né si può far finta di niente e andare avanti mentre ci sono famiglie la cui vita è stata segnata per sempre dalla mancanza di verità e giustizia.
In Honduras si stima che siano state 184 le vittime di sparizione forzata durante gli anni 80. Organizzazioni internazionali affermano che potrebbero essere addirittura più di 200.
Per il Cofadeh[1] questi dati sono solo la punta dell’iceberg di una tragedia che grida ancora giustizia.
L’ultimo decennio in Honduras porta i segni del colpo di stato del 2009 e di governi collusi con le forze che l’hanno organizzato, finanziato e imposto con violenza. Durante questo periodo sono stati denunciati vari casi di sparizione forzata.
La recente scomparsa di giovani attivisti della comunità garifuna di Triunfo de la Cruz[2], quasi tutti membri dell’Organizzazione fraterna nera honduregna (Ofraneh), è l’esempio più recente di una tragedia che sembra non avere fine.
“La sparizione forzata è un reato continuato, permanente e imprescrittibile. È obbligo dello Stato arrivare alla verità, perché nessuna società democratica può essere costruita sulla base dell’oblio e dell’impunità.
Qualsiasi misura contraria a questo principio è incompatibile con il diritto internazionale”, ha affermato Fabián Salvioli, relatore speciale delle Nazioni Unite per la promozione della verità, della giustizia, della riparazione e della garanzia di non ripetizione.
Verità e giustizia
Isabel Albaladejo, rappresentante dell’Ohchr nel paese[3], ha ricordato che quasi quattro decenni dopo l’ondata di sparizioni forzate in Honduras, la promozione della verità, della giustizia, della memoria, della riparazione e della garanzia della non ripetizione continuano a essere un debito che il paese centroamericano ha nei confronti delle vittime e della società honduregna.
Ha inoltre spiegato che l’Honduras deve accelerare l’approvazione di varie iniziative e riforme urgenti, tra cui la creazione di un registro nazionale delle persone scomparse, l’adozione di un quadro normativo specifico per la protezione delle persone e l’abrogazione delle leggi che ostacolano l’accesso alle informazioni.
Deve inoltre creare un’unità speciale per indagare sui casi di sparizione forzata, mostrare progressi nelle indagini in corso e approntare un piano nazionale per la ricerca delle persone scomparse.
La responsabile dell’Ohchr in Honduras ha infine espresso l’urgenza di promulgare una legge specifica per le vittime di sparizione forzata, che “garantisca loro verità, giustizia, riparazione e non ripetizione”, ha concluso Albaladejo.
Articolare alleanze strategiche
Per Gerardo Iglesias, segretario regionale della UITA[4], la lotta contro le sparizioni forzate implica necessariamente l’articolazione di capacità ed esperienze.
“Abbiamo imparato che non possiamo lavorare da soli e che la creazione di alleanze strategiche è essenziale per combattere la sparizione forzata e tutte quelle azioni e politiche che cercano di cancellare la memoria.
Dobbiamo unirci per preservare la memoria storica, perché solo così potremo capire cosa è successo e impedire che accada ancora”.
Iglesias ha ricordato che l’America Latina è diventata la regione più pericolosa per le persone che difendono la terra e i beni comuni, per le donne e per i sindacalisti.
“Solamente articolando azioni e globalizzando la lotta potremo fare sentire le nostre voci e le nostre denunce. Solo così avremo la possibilità di far luce su questa forma drammatica di violazione dei diritti umani”, ha concluso.
Bertha Oliva, coordinatrice del Cofadeh, ha assicurato che una prima e importantissima battaglia è già stata vinta.
“Non sono riusciti a zittire le voci dei nostri desaparecidos. Hanno cercato di farlo in tutto i modi, ma non ci sono riusciti. Dobbiamo continuare a forgiare la speranza, lottare per un Honduras diverso, che costruisca il proprio futuro sulla verità, la giustizia e il rispetto dei diritti umani.
Sappiamo di non essere sole, che ci sono molte persone e organizzazioni che ci accompagnano nella nostra lotta quotidiana contro l’impunità e la strategia dell’oblio che vogliono imporci”, ha detto Oliva.
La storica difenditrice dei diritti umani ha assicurato che non si può ancora “voltare pagina” e che questo sarà possibile solo quando alle vittime sarà ridata dignità attraverso verità e giustizia.
“Non proviamo rancore, ma vogliamo sapere dove sono i nostri cari e questo non è negoziabile”.
[1]- Comitato dei famigliari dei detenuti scomparsi in Honduras
[2]- https://www.peacelink.it/latina/a/47891.html
[3]- Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in Honduras
[4]- Unione internazionale dei lavoratori dell’alimentazione, agricoltura, alberghi, ristoranti, catering, tabacco e affini