Questa notte avevo caldo, mi sono alzato, ho acceso il ventilatore, sono andato al frigorifero, ho bevuto una bibita fresca e mi sono ricordato di quando non lo potevo fare. D’altronde è difficile dimenticare il proprio passato se altri lo vivono ancora. Si dice che in galera si sta al fresco, ma non è affatto vero. In carcere, forse per colpa del ferro e del cemento, si soffre di più il caldo e non c’è mai un alito di vento.
In prigione non c’è mai una via di mezzo: o fa freddo o fa caldo. Ricordo che d’estate l’afa mi faceva aumentare l’ansia e l’angoscia: dormivo di meno, ed era peggio, perché di notte la nostalgia e il desiderio di libertà sono più forti. Nei mesi estivi spesso stavo alla finestra delle ore ad aspettare un alito di vento, che non arrivava mai, e a guardare il cielo, la luna e le stelle.
L’Assassino dei Sogni (il carcere, come lo chiamo io) le notti d’estate ti mangia l’anima con più voracità. Ricordo bene che la sera, quando mi chiudevano il blindato, la cella si trasformava in una trappola. Il tempo si fermava e il mattino non arrivava mai. Per reagire alla malinconia e all’afa, in quelle notti terribili mi mettevo a scrivere, forse per questo quasi tutti i miei libri li ho scritti d’estate. Poi mi addormentavo un po’ più sereno, sognando un mondo migliore per i protagonisti dei miei romanzi e anche per me.
Stanotte ho riletto quello che mi hanno scritto in questi giorni alcuni miei ex compagni; rendo pubbliche le loro parole affinché qualcuno le legga, per conoscere l’inferno delle nostre “Patrie Galere”.
“Ciao Carmelo, qui continua la calma piatta più totale e un caldo disumano contribuisce alla stasi. Nessuno cucina più: l’idea di accendere il fornello ci terrorizza, già la notte sto incominciando a dormire in terra e chi se ne frega degli scarafaggi. Tutta colpa di queste dannate bocche di lupo in plexiglass, sembra di stare in una serra.”
“Questo carcere fa schifo. I pavimenti e le pareti sono tutte dello stesso colore grigio, con macchie d’intonaco scrostate. A causa dell’arredamento inesistente i suoni rimbombano. Cancelli e ferri dappertutto, passeggi piccoli, scuri e cupi, con muri di contenimento alti, con il cielo coperto da una rete metallica. Si vive insieme a topi e scarafaggi. Ieri sera sentivo dei rumori, mi sono affacciato alla finestra ed ho visto un gatto che miagolava disperato perché circondato da topi che sembravano leoni (non sto scherzando). Si soffoca! La mia stanza è la cella più calda di tutte le altre perché ci batte sempre il sole, ma alla notte, nonostante il caldo, chiudo la finestra per paura che mi entrino i topi.”
“Fa un caldo che si soffoca e non si respira. Non riesco neppure a leggere. Mi è difficile trovare la concentrazione giusta a cause dei rumori e delle grida che provengono dal corridoio. Poi con il caldo hanno tutti la finestra aperta e sento la loro televisione, sempre col volume alto. Ti confido che sono venti anni che tutte l’estati sogno la stessa cosa: un bagno in mare con l’acqua salata. Non mi rassegno, ha ragione l’Assassino dei Sogni, sono veramente irrecuperabile perché continuo a sognare sogni che non potrò mai realizzare. Come fanno quelli del DAP e tutti i politici a pensare che trattando così un essere umano questi possa migliorare? Il fine rieducativo è solo una facciata, il vero fine è quello di eliminarci con una morte lenta, lontano dalla società “perbene.”
“In questi giorni fa troppo caldo, sopra la mia cella c’è il tetto, dove picchia il sole tutto il giorno. E di notte, per trovare un po’ di fresco, dormo per terra, stendo un grande asciugamano di spugna. Questa notte ho fatto un brutto sogno. Un vero e proprio incubo. Ero chiuso in una cella dove le pareti della mia cella si restringevano e il soffitto si abbassava per raggiungere il pavimento. E non avevo nessuna via di fuga.”
“Caro Carmelo, mi trovo nella cella cosiddetta liscia, senza tv, né luce, addirittura con la finestra saldata che non si può aprire, i muri imbrattati di feci e così via… Roba che ti fa rabbrividire. È veramente una vergogna che ancora oggi esistano queste realtà.”
“Ciao Carmelo, come stai? Io un po’ incasinato. Ho fatto l’istanza per Volterra: cavolo meno male che qui si stava bene! Mi stanno martellando: ho già subito quattro perquisizioni in un mese. Alla fine sono scoppiato, ma credo che sia umano quando vedi trattare la tua roba personale come stracci. Mi hanno preso di mira, ma io non so cosa vogliano da me. Mi faccio la mia galera senza disturbare nessuno, mi alleno, ascolto la musica, scrivo, leggo e non faccio comunella con nessuno. Il vice comandante mi ha detto: “Da quarant’anni faccio questo lavoro e so riconoscere un criminale da uno sbandato”. Vorrei tanto capire da dove, anzi, in che modo ha dedotto che io sia un criminale, dato che mi ha visto solo una volta.”