Le cronache dei giorni scorsi hanno reso nota la morte di un altro essere umano nel territorio greco, al campo di Moria. Questa volta si tratta di un afgano di 21 anni. Sugli articoli della stampa locale si legge che il giovane portava ferite provocate da coltello sul corpo, mentre gli autori del delitto pare siano tre suoi connazionali. Il giornale “Efimerida ton Sintakton” riporta che le autorità hanno arrestato un diciannovenne, mentre è stato identificato un altro degli autori. Oltre cinque persone hanno perso la vita in quel campo profughi a causa di attacchi simili, durante il 2020.
E’ difficile descrivere la situazione a Moria a chi non si è trovato in quel luogo. Le organizzazioni che si occupano delle questioni di “accoglienza” protestano di tanto in tanto per le condizioni disumane, la mancanza di igiene, l’affollamento, le code per mangiare tre volte al giorno, i litigi che vengono inevitabilmente provocati dalle condizioni di vita. L’altro ieri l’organo stesso della sanità pubblica ha deciso di effettuare delle vaccinazioni e la calca e la tensione hanno toccato il massimo livello.
People lining up to the EODY (Hellenic National Public Health Organization) vaccination campaign today of 3000 kids in #Moria. Filmed by #refugeesgr living in camp. Currently there are 14,162 women, men & children living in & around the campsite. pic.twitter.com/1ErtBXyII8
— Franziska Grillmeier (@f_grillmeier) July 23, 2020
A tutta questa situazione vissuta da persone venute a chiedere protezione internazionale nel nostro paese si aggiunge la decisione del governo greco di prolungare per la terza volta consecutiva (fino al 2 agosto) in confinamento delle persone che vivono nei centri di accoglienza. Senza una ragione importante, solamente come una misura preventiva, che però non vale per tutta la popolazione, visto che tutti quanti noi che viviamo in Grecia non dobbiamo subire tali misure, mentre i turisti sono invitati calorosamente a godere dell’ospitalità del nostro paese.
L’Alto Commissariato e molte organizzazioni greche hanno pubblicato la loro opinione contraria. Informazioni a disposizione della nostra redazione dicono che sia contraria anche la relazione di membri della commissione scientifica creata dal governo per affrontare il coronavirus, allineandosi con le istruzioni pubblicate poche settimane fa dal Centro Europeo di Controllo e Prevenzione delle Malattie (ECDC). Nonostante ciò, pare che questa sia la sola misura rimasta al governo per placare le proteste degli abitanti delle isole, che sono in parte causa di stanchezza, ma che, soprattutto, sono fomentate da voci locali di estrema destra. A queste si aggiunge perfino il sindaco di Lesbo Ovest, Taxiarchis Verros, il quale “ha minacciato” il proprietario di un albergo di Lesbo di effettuare dei controlli severi in caso che accetti di affittare il suo albergo a dei richiedenti asilo.
Se cerchiamo delle soluzioni, queste non possono che essere la chiusura di questi luoghi -che rappresentano tutt’altro che l’accoglienza- e il trasferimento dei richiedenti asilo in alloggi sicuri, mentre nel frattempo viene esaminata la loro richiesta di protezione internazionale presentata in territorio europeo.
Traduzione dal greco di Tonia Tsitsovits. Revisione: Silvia Nocera