Dinanzi al consolidamento della Fortezza Europa che limita la libertà di circolazione, chiude i porti, sospende il diritto d’asilo, rafforza le necropolitiche di guerra nel Mediterraneo e le violenze lungo la Rotta balcanica, imprigiona nei CPR, negli Hotspot e nei CIE, sfrutta e lascia morire nei campi di raccolta, criminalizza ONG e solidali, anche la Sicilia – in quanto Frontiera sud – partecipa alla Carovana 2020, prendendo una posizione all’interno della rete euro-mediterranea. Porteremo i nostri corpi e le nostre voci nei luoghi siciliani di frontiera, di sfruttamento, di violenza, di esclusione. In tempi di pandemia che giustifica e permette una repressione alla frontiera e una violazione sistematica dei diritti umani, faremo testimonianza dei respingimenti, della mala accoglienza, delle basi di guerra, del razzismo e della discriminazione.
La Sicilia, infatti, è ed è stata negli anni terra di arrivo, di vita e di lavoro di migliaia di migranti. Il controllo e la gestione a livello europeo delle migrazioni hanno reso l’isola e il mare che lo circonda un confine militarizzato, dove i dispositivi di controllo nazionali e quelli di Frontex operano violenze e respingimenti, selezionano le persone migranti e violano norme internazionali sul diritto d’asilo e sul principio del no refoulement. Numerosi sono i naufragi che si sono consumati sulle coste siciliane e che hanno reso questo tratto della rotta del Mediterraneo centrale uno dei più pericolosi al mondo, un vero e proprio cimitero. Il più noto quello del 3 ottobre 2013 a Lampedusa che ha prodotto 368 morti, il più micidiale quello del 18 aprile 2015 con oltre 800 morti, vittime dirette delle politiche migratorie europee. L’apertura a Catania nel giugno 2015 della sede dell’agenzia europea Frontex ha notevolmente acuito la militarizzazione dei porti siciliani e dei mari, nei prossimi 5 anni il budget di Frontex passerà da 331 milioni di euro quest’anno a 1871 nel 2025 con un personale di 10.000 guardie di frontiera per blindare i confini della Fortezza Europa. Con la politica di chiusura dei porti e il fermo delle navi umanitarie delle ONG che operano il salvataggio in mare dei migranti, queste tragedie sono aumentate: numerose barche provenienti dalla Libia e dalla Tunisia naufragano periodicamente producendo migliaia di scomparsi e morti, senza nome seppelliti nei cimiteri siciliani.
La Sicilia, per sua collocazione geostrategica da alcuni decenni sta subendo una crescente militarizzazione, le basi militari Usa e Nato proliferano ovunque: da Sigonella (capitale mondiale dei droni) al MUOS (centro di comunicazione USA) di Niscemi, dal porto nucleare di Augusta all’aeroporto di Trapani-Birgi, fino a Lampedusa e Pantelleria. Vecchie e nuove basi di guerra contribuiscono alle micidiali politiche contro i migranti; il Mediterraneo ipermilitarizzato ignora le disperate richieste di aiuto di chi sta naufragando, mentre fornisce indicazioni alle bande criminali della cosiddetta guardia costiera libica per sequestrare i migranti e detenerli nei lager, finanziati dai governi europei, in primis quello italiano .
Per quanto riguarda l’accoglienza, la Sicilia è scenario di un modello di gestione emergenziale delle persone migranti, relegate in centri di accoglienza per richiedenti asilo come CARA e CAS. In particolare, il CARA di Mineo – il megacentro d’accoglienza più grande d’Europa, chiuso nel 2019 – è stato progettato come un centro di segregazione per i richiedenti asilo, dove si sono consumate negli anni violenze, omicidi e prassi di sfruttamento lavorativo e sessuale. La Sicilia accoglie anche tre centri Hotspot – a Lampedusa, Pozzallo e Messina – dove si operano le procedure europee di identificazione e fotosegnalamento: luoghi che diventano centri di attesa per ricollocamenti e redistribuzioni, bacini dove distinguere i migranti economici e i richiedenti asilo, con operazioni arbitrarie volte a selezionare a priori chi può avere diritto ad una protezione e chi deve essere rimpatriato. A questo scopo funziona il CPR di Caltanissetta, una struttura di detenzione amministrativa dove vengono detenuti i migranti in attesa di essere rimpatriati nei loro paesi di origine: privati della libertà di movimento e di numerosi diritti, molti migranti hanno qui perso la vita per morte violenta.
Con il covid-19 sono stati introdotti anche i cosiddetti “Hotspot galleggianti” – a Palermo, a Porto Empedocle e infine a Lampedusa: navi quarantena dove vengono reclusi i migranti appena sbarcati da terribili viaggi nel Mediterraneo, sottoposti a una ripetizione del trauma dell’esperienza migratoria, inutilmente bloccati in mezzo al mare. Nonostante l’esito disastroso di questo sistema, che ha già prodotto la morte di un ragazzo tunisino costretto sulla nave Moby Zaza, il dispositivo detentivo di controllo sanitario – non imposto ai turisti che affollano la Sicilia – continua ad essere attivo e lo sarà ancora per molto; la recente costruzione di una tendopoli-ghetto a Vizzini(Ct), dimostra che al peggio non c’è fine.
In un’isola dove regna la pseudoaccoglienza e la ghettizzazione, proliferano il razzismo, l’ostilità e la discriminazione delle persone migranti, vittime quotidianamente di soprusi e violenze in ambito sociale, medico e lavorativo. In modo particolare, con l’approvazione dei decreti sicurezza si è messa in moto la macchina dell’irregolarità: smantellando il sistema di accoglienza SPRAR e privando molte persone del diritto alla protezione e all’accoglienza, si è di fatto prodotta un’estesa irregolarità dei migranti – spesso persino i vulnerabili – che sono finiti a vivere nelle strade delle città siciliane e sono diventate vittime della criminalità e dello sfruttamento. Di questa condizione di fragilità sociale delle persone migranti ne approfitta il caporalato locale, che imperversa nelle campagne della regione: Cassibile, Pachino, Campobello di Mazara, Alcamo, Caltanissetta, Paternò… sono luoghi dove i diritti dei lavoratori migranti marciscono ciclicamente in assenza di un sistema che permetta loro di lavorare con dignità e nel rispetto delle norme contrattuali. Queste criticità non sono cambiate con l’introduzione della legge per l’emersione dei lavoratori migranti: la pseudosanatoria serve di fatto a selezionare e normalizzare il lavoro e l’esistenza solo di pochissime categorie di lavoratori e lavoratrici migranti, sulla base della loro momentanea utilità economica. Così, con il covid-19 e con la conseguente esclusione delle garanzie sanitarie e giuridiche, la condizione delle e dei migranti è ulteriormente peggiorata, dentro un sistema economico e normativo che riduce i migranti in schiavitù, con la complicità di istituzioni locali e l’indifferenza dell’opinione pubblica.
Per queste ragioni dal 27 al 30 agosto, da Catania a Ragusa, da Palermo a Campobello di Mazara, passando per Lampedusa, Cassibile, Pozzallo e Caltanissetta, come solidali e attivisti per i diritti dei migranti e contro la militarizzazione della Sicilia ci uniremo alle 4 giornate di Carovana 2020, connettendoci politicamente e virtualmente con gli attivisti e le attiviste che in Spagna, nei Paesi Baschi, sul confine italo-francese e lungo la rotta balcanica organizzeranno giornate di denuncia, lotta e resistenza. Il contributo siciliano, in linea con i temi selezionati per la Carovana, si svolgerà ogni giorno in un luogo emblematico: a Catania nella prima giornata per denunciare le politiche di Frontex , raccontare le prassi illecite nel confine Sicilia e il ruolo della base militare di Sigonella; a Pozzallo la seconda giornata per denunciare il sistema Hotpost e per raccontare le lotte contro la militarizzazione della Sicilia e il MUOS; a Campobello di Mazara la terza giornata per parlare del caporalato e dello sfruttamento lavorativo dei migranti. Inoltre, condivideremo contributi video che riguardano gli sbarchi di Lampedusa, il ghetto di Cassibile, le iniziative a Palermo per la regolarizzazione dei e delle migranti. Durante queste giornate, avremo poi modo di connetterci con le iniziative in corso a Bilbao, a Valencia, sul confine italo-francese e sulla rotta balcanica e condividere con i nostri compagni e compagne l’impegno comune.
In questa grande carovana euro-mediterranea toccheremo il tema del diritto d’asilo, della regolarizzazione, della tutela della salute delle persone migranti in tempi di pandemia, della militarizzazione della Sicilia, della costruzione di porti di guerra, della criminalizzazione delle Ong delle navi umanitarie, dello sfruttamento lavorativo dei braccianti e del caporalato, degli scomparsi senza nome nel Mediterraneo in assenza di vie migratorie legali e sicure. In linea con il Manifesto firmato da Caravana Abriendo Fronteras e CarovaneMigranti discuteremo delle prassi illecite condotte sui confini interni ed esterni, della repressione razzista e xenofoba e della militarizzazione delle nostre terre che corrisponde alla violenza sistematica contro chi attraversa i confini. Nella trasversalità di temi e di lotte che ci uniscono alle sponde nordafricane, alla Spagna, ai Paesi Baschi e ai confini interni italiani, tesseremo una rete transnazionale di resistenza contro la repressione e la violenza, per una Sicilia aperta e solidale che sia la porta d’entrata di un’Europa accogliente per tutte e tutti!
Rete Antirazzista Catanese, Comitato di base NoMuos-Ragusa,Comitato NoMuos/NoSigonella-ct, Cobas Ct ,Città Felice-Ct,LILA-LHIVE Ct, Contaninazioni-FuoriMercato e Casa del mutuo soccorso- Campobello di Mazzara-Partinico
hanno aderito: CarovaneMigranti, LasciateCIEntrare, Welcome to Europe-Italia, Antonio Mazzeo…
Info-adesioni: catanianofrontex@gmail.com
INfo Carovana Europea 2020 https://www.facebook.com/473274272816241/posts/2003221206488199/