“Il taser è un’arma estremamente pericolosa, che nella pratica viene utilizzata al posto del manganello e non delle armi da fuoco e che, come dichiarato dall’azienda che lo produce, ha un rischio di mortalità pari allo 0,25%. Ciò significa che se il taser venisse usato su 400 persone una di queste potrebbe morire. Chi di noi prenderebbe un farmaco sapendo che in un caso su 400 può essere mortale? Allo stesso modo come si può pensare di dotare le forze dell’ordine di un’arma così pericolsa?”. A chiederlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, relativamente all’ordine del giorno approvato in Parlamento.
Numerosi organismi internazionali che si occupano di diritti umani e di prevenzione della tortura hanno denunciato la pericolosità di questo strumento e anche il rischio che se ne abusi. Nei giorni del Black Lives Matter, in cui la polizia statunitense è sotto accusa per le violenze contro le comunità nere, la Reuters ha rilanciato una sua inchiesta in cui si appura che dal 2000 ad oggi oltre 1.000 persone sono morte nei soli Stati Uniti a seguito dell’utilizzo del taser e che, di questi, la maggior parte erano persone nere. Un’altra ricerca, condotta da Apm Reports, sempre negli Stati Uniti nel corso del 2019, sui Dipartimenti di Polizia di dodici città americane, tra le quali New York e Los Angeles, ha messo inoltre in forte dubbio l’efficacia di questo strumento. Il Taser, secondo la ricerca, messa in risalto anche da Mauro Palma, Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà personale, nella sua recente Relazione al Parlamento, è stato infatti efficace solo circa nel 60% dei casi e, tra il 2015 e il 2017 per 250 volte, al suo impiego non efficace è seguita una sparatoria; in 106 casi, inoltre, il suo utilizzo ha determinato un aumento della reazione violenta della persona che si voleva ridurre all’impotenza. Dunque, oltre che pericolosa, quest’arma non è neanche efficace e, come suggerisce lo studio, lo è ancora di meno in ambienti come quelli con spazi ristretti o verso persone con disagio psichico che potrebbero avere una reazione di aggressività, controllabile invece con altri mezzi.
“Proprio per queste ragioni, nei mesi scorsi Antigone ha condotto una campagna contro la dotazione di quest’arma ai corpi di polizia, compresi quelli di polizia locale, chiedendo in questo caso ai comuni di opporsi a quanto previsto dal Decreto Salvini. Torino, Palermo, Milano e Bergamo hanno approvato ordini del giorno che andavano nel verso da noi auspicato” sottolinea ancora Gonnella.
“Se è sbagliato e pericoloso dotare del taser i corpi di polizia che operano nella società libera è ancor più sbagliato dotarne il corpo di polizia penitenziaria – prosegue il presidente dell’associazione che dal 1991 si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale e penitenziario. Il sistema penitenziario non si può governare con le armi. L’introduzione della pistola elettrica nelle carceri, in spregio al disposto dell’ultimo comma dell’art. 41 dell’ordinamento penitenziario, in base al quale gli agenti in servizio nell’interno degli istituti non possono portare armi se non nei casi eccezionali in cui ciò venga ordinato dal direttore, riporterebbe il carcere ad essere quel luogo violento, conflittuale e non conforme a Costituzione che il nostro Paese ha conosciuto fino a prima della riforma penitenziaria del 1975. Inoltre, se prendiamo a riferimento la ricerca dell’Apm Reports, possiamo immaginare cosa potrebbe accadere in un luogo dove oltre il 27% delle persone recluse ha una cura psichiatrica regolarmente prescritta. Un carcere ben diretto, con un clima sereno al proprio interno, con un trattamento aperto, occasioni di intrattenimento, di formazione, di istruzione, di informazione riduce i tassi di conflittualità ben di più che qualche scarica di elettroshock. Dire di sì all’uso delle pistole taser in carcere significa cedere alla tentazione di trasformare la pena in una forma di luogo insicuro per la vita e l’incolumità delle persone detenute. Per questo – conclude Patrizio Gonnella – siamo fortemente preoccupati rispetto all’approvazione dell’ordine del giorno avvenuta oggi in Parlamento e al fatto che la maggioranza abbia ceduto alle pulsioni securitarie della Lega e a quei sindacati autonomi di polizia che hanno propri esponenti eletti in Parlamento o che applaudono sempre e incondizionatamente all’ex ministro degli interni non rendendosi conto che non fa l’interesse di tutti quei poliziotti penitenziari che hanno ben altra cultura giuridica”.