Basta leggere la lettera aperta inviata al Corriere per capire quanto immensa sia lo spessore morale, oltre che la dignità, di Paola e Claudio Regeni e del loro avvocato Alessandra Ballerini. “La nostra non è una ‘partita disperata’ – si legge nella lettera. Non quella dei genitori di Giulio, determinati da lucida, inflessibile e generosa speranza, né quella delle decine di migliaia di cittadini di tutto il mondo che sanno che solo esigendo verità senza farsi distrarre da cinismo o apatia, saranno più sicuri.

“Disperato è il gioco della politica – sottolinea l’avvocato della famiglia – che pensa che vendendo navi ed altre armi da guerra a uno Stato dittatoriale possa in qualche contorto modo tutelare la nostra sovranità nei confronti di altri concorrenziali paesi europei che peraltro quelle navi da guerra non potrebbero vendere se non dopo averle costruite”. “Non vogliamo che l’Eni dedichi borse di studio a Giulio (siamo più che soddisfatti di quelle istituite dal ministro Fioramonti), né ci interessa che i Comuni deliberino affissioni di targhe (che peraltro avrebbero da attendere i dieci anni di legge). Vogliamo semmai che espongano striscioni gialli con la scritta impegnativa ‘Verità per Giulio’. Vogliamo azioni concrete: richiamare (e non ritirare) l’ambasciatore per consultazioni è una di queste”,

Per chi conosce la loro forza e la loro determinazione nel continuare a cercare, chiedere, verità per il barbaro assassinio del loro ragazzo ricco di entusiasmo e aperto al mondo non è una sorpresa, ma una conferma.

E non si può che restargli accanto continuando a portare sulle proprie spalle il ‘peso’ della storia di Giulio e sostenendo l’azione che ci auguriamo prima o poi porti a una verità giudiziaria oltre che storica.

Intanto la battaglia prosegue e oggi la scorta mediatica che accompagna “Verità per Giulio Regeni” si estende a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato  lo scorso 8 febbraio, accusato di “incitazione a rovesciare il regime egiziano”, “diffusione di voci false”, “uso abusivo dei social media” e altri reati legati alla propaganda del terrorismo

Per Patrick, per continuare a sostenere la campagna di verità a e giustizia per Giulio Regeni, rilanciamo la petizione che chiede di richiamare l’ambasciatore e restiamo vigili sulle violazioni dei diritti umani in Egitto.

Ancora una volta, dunque, siamo tutti chiamati ad animare una scorta mediatica per una vittima del sistema giudiziario e di sicurezza egiziano. Come per Shawkan e tutti i Giulio d’Egitto, c’è bisogno di tutti voi che da oltre due anni siete accanto alla famiglia Regeni.

Questa è la nostra forza. Insieme, ancora una volta, diffondiamo il ‘giallo’ che illumina le storie delle vittime di un regime che non è e non potrà mai essere un interlocutore credibile. E chiunque lo assecondi è complice, colpevole, delle violazioni, degli orrori che continua a perpetrare.

 

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