Conferenza Stampa e Videoconferenza pubblica.
In occasione dei trent’anni dalla promulgazione della Legge n. 185 del 9 luglio 1990 sulle esportazioni di armamenti e a vent’anni dal lancio della Campagna, le riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia insieme con Pax Christi terranno giovedì 9 luglio (ore 14.00) a Brescia una conferenza stampa e videoconferenza di rilancio della Campagna di pressione alle “banche armate”.
In occasione dei trent’anni dalla promulgazione della Legge n. 185 del 9 luglio 1990 che ha introdotto in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” e a vent’anni dal lancio della Campagna, le riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia insieme con il movimento Pax Christi terranno giovedì 9 luglio (ore 14.00) a Brescia (presso i Missionari Saveriani, via Piamarta 9) una conferenza stampa e videoconferenza di rilancio della Campagna di pressione alle “banche armate”.
La conferenza stampa sarà introdotta e coordinata da p. Mario Menin (direttore di Missione Oggi) e vi saranno i saluti in videoconferenza di mons. Giovanni Ricchiuti (arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi) e di p. Alex Zanotelli (missionario comboniano, direttore responsabile Mosaico di pace, già direttore di Nigrizia), di Rosa Siciliano (direttore editoriale Mosaico di Pace) e la testimonianza di John Mpaliza (attivista per i diritti umani). Seguiranno gli interventi di p. Filippo Ivardi Ganapini (direttore di Nigrizia), don Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi), fratel Antonio Soffientini (coordinatore Commissione Giustizia, pace e integrità del creato della Conferenza Istituti Missionari in Italia – CIMI) e don Fabio Corazzina (parroco di Fiumicello-Brescia).
A trent’anni dall’entrata in vigore della Legge 185/1990 e a vent’anni dal lancio della Campagna di pressione alle “banche armate” stanno emergendo alcuni fenomeni quanto mai preoccupanti: la tendenza da parte degli ultimi governi a incentivare le esportazioni di sistemi militari anche a Paesi verso cui sarebbero vietate (Paesi in stato di conflitto armato, i cui governi sono responsabili di gravi violazioni di diritti umani e la cui politica contrasta con i principi dell’articolo 11 della Costituzione, ecc.) e, contemporaneamente, il graduale allentamento da parte di diversi istituti di credito delle rigorose direttive che avevano emesso alcuni anni fa allo scopo di poter finanziarie e offrire servizi bancari anche a aziende che producono ed esportano armamenti a Paesi ricchi di risorse energetiche, ma pesantemente coinvolti in conflitti e violazioni. Tutto questo è stato favorito dal progressivo indebolimento della trasparenza della Relazione governativa e dalla costante mancanza di controlli da parte del Parlamento.