Se per giudicare le cose della politica bisogna staccarsi dagli eventi del proprio tempo e saperli valutare in una prospettiva storica, che sappia cioè tenere conto degli effetti di lungo corso sulla vita di un Paese, allora io sono convinto che a segnare il futuro degli Stati Uniti d’America, a prescindere da come vadano le elezioni di novembre, non saranno né Biden né Trump. Il covid-19 ha mostrato, ancora una volta, tutta la fragilità del sistema politico neoliberale e l’urgenza di trovare delle soluzioni alternative che siano compatibili con la vita e la salute delle persone. Pur scongiurando scenari apocalittici ed evitando di assumere toni profetici, una cosa rimane certa: rimandare l’onore delle scelte radicali alla prossima catastrofe non significa risolvere il problema, ma semplicemente spostarlo un po’ più in là. Per costruire un futuro diverso è necessario pima di tutto saperlo immaginare, e con le attuali classi dirigenti c’è poco spazio per la fantasia: domani sarà come oggi, se non peggio. Per questo è necessario sostenere delle figure nuove, competenti, coraggiose, che sappiano portare avanti con decisione delle proposte radicali, e soprattutto che non appartengano alla solita casta di privilegiati da cui nessuno si aspetta più niente; questa figura, negli USA, si chiama Alexandria Ocasio-Cortez.
Nata nel 1989, da padre americano e madre portoricana, AOC è cresciuta nel Bronx di New York e il 6 novembre 2018, sconfiggendo l’avversario repubblicano Anthony Pappas, è diventata a soli 29 anni la più giovane donna mai eletta al Congresso degli Stati Uniti d’America. Fino a pochi mesi prima era praticamente una sconosciuta, fino a quando cioè non ha vinto le primarie democratiche del 14esimo distretto di New York, ottenendo una vittoria che nessuno si sarebbe mai aspettato. Il suo avversario Joe Crowley, un pezzo grosso della politica americana, nonché deputato uscente, era talmente certo di vincere che in diversi dibattiti non si è neppure presentato, lasciando così che Ocasio-Cortez si presentasse sin da subito come un candidato più vicino alle istanze del popolo e rinforzando ulteriormente il malcontento nei confronti dell’establishment democratico. Il 26 giugno 2018, con il 57% dei voti, AOC ottenne una vittoria schiacciante su Crowley, ponendo fine a un potere che durava da 20 anni (Crowley è stato eletto per 10 volte consecutive) e registrando uno dei risultati più clamorosi della recente storia politica americana.
Da allora la sua ascesa è stata inarrestabile, al punto tale da diventare uno dei volti della politica più noti nel mondo. Due estati fa il suo profilo Twitter non arrivava neanche a 50mila followers, ora ne conta 7.6 milioni; durante le primarie del Partito Democratico è diventata il principale alleato di Bernie Sanders, di cui ha ereditato il movimento “not me, us”; una decina di giorni fa ha stravinto le primarie locali, quelle che riguardano il suo distretto a New York, ottenendo il 72% dei voti e staccando di oltre 50 punti percentuale il secondo arrivato – considerando che si tratta di uno dei distretti più di sinistra del Paese, quando a novembre sfiderà l’avversario repubblicano John Cummings, la sua vittoria è praticamente certa. Tre anni fa lavorava come cameriera in un ristorante messicano, ora viene soprannominata la “Wonder Woman” della sinistra ed è una delle figure più celebri e discusse del suo partito, di cui viene considerata il naturale leader del futuro. AOC non si potrà candidare alla Casa Bianca prima di 8 anni, ma molti lo danno già per certo: il destino degli Stati Uniti (e quindi del mondo intero), in un modo o nell’altro, dipenderà da questa giovane socialista di origini portoricane.
Per capire le ragioni della sua popolarità bisogna scrutare nel suo passato e conoscere la sua storia personale. Figlia della working class, come rivendica molto spesso non nascondendo una certa punta di orgoglio, è nata nel quartiere di Parkchester, nel Bronx centrale; il padre, anche lui del Bronx, era proprietario di una piccola compagnia di architettura, mentre la madre andava a fare pulizie nelle case. All’età di 5 anni, grazie al sostegno economico dei parenti, l’intera famiglia si è trasferita nella Contea di Westchester, un’area decisamente più abbiente a nord di New York (generalmente negli Stati Uniti, diversamente dall’Europa, le periferie sono più opulente dei centri città); in questo modo Alexandria e suo fratello avrebbero potuto frequentare scuole migliori e ricevere un’educazione di primo livello, cosa che invece dove vivevano prima non sarebbe potuta succedere. AOC capisce sin da subito che cosa significa vivere tra due mondi: anche se si è trasferita in una zona più ricca, ritorna molto spesso nel Bronx a fare visita ai suoi parenti, realizzando quanto il quartiere in cui vivi determini chi sei; soprattutto, è l’unica bambina povera e di origini latine in una scuola in cui sono quasi tutti bianchi e facoltosi.
Pur conoscendo il peso della discriminazione sociale in età molto giovane, il momento più difficile per Ocasio-Cortez è arrivato però durante il secondo anno di università, quando suo padre è morto di cancro ai polmoni. Da allora è cambiato tutto; la famiglia si è ritrovata improvvisamente in grosse difficoltà economiche, AOC ha sospeso gli studi ed è ritornata a vivere nel Bronx, sua madre ha cominciato a guidare autobus per arrotondare, e la casa di proprietà si è ritrovata sull’orlo del pignoramento bancario per l’incapacità di restituire i debiti contratti per pagare le tasse universitarie. Quindi Alexandria ha cominciato a lavorare come bartender e cameriera, e a subire le prime molestie sessuali: un’esperienza che ricorderà per sempre come estremamente umiliante e paralizzante. La casa infine è stata venduta, e la madre, per poter risparmiare dei soldi, si è trasferita nella più economica Florida, dove tutt’ora lavora come segretaria. Nel 2011 Ocasio-Cortez è riuscita a laurearsi in Economia e Relazioni Internazionali all’Università di Boston, ma ha continuato a servire tacos per diversi anni per assolvere i debiti finanziari.
“Le donne come me generalmente non si candidano in politica: non sono nata in una famiglia benestante o potente; madre di Portorico, padre del Bronx meridionale, sono nata in un posto dove il tuo codice postale determina il tuo destino”. È una delle sue frasi più celebri, pronunciata nel video che l’ha resa famosa due anni fa. Il video è stato lanciato da BNC (Brand New Congress), il comitato politico nato nel 2016 da ex-volontari che avevano aderito alla campagna presidenziale di Bernie Sanders, sconfitto alle primarie da Hillary Clinton. Anche se il senatore del Vermont aveva perso, aveva comunque ottenuto un consenso molto alto, abbastanza da far capire a numerosi attivisti che i tempi erano maturi per creare un movimento in grado di sconfiggere l’establishment capitalista e riscrivere la storia del partito. C’era bisogno di un candidato diverso, povero, di idee radicali, possibilmente né bianco né uomo; i simboli sono importanti, e a rappresentare il movimento di emancipazione della società non possono essere le stesse figure che sono il simbolo dello sfruttamento e dell’oppressione. Alexandria Ocasio-Cortez era decisamente la figura ideale.
Il suo addestramento è cominciato immediatamente; in breve tempo le venne insegnato come si affronta una campagna elettorale, quali sono le tattiche da utilizzare in un dibattito pubblico, come si gestiscono i social media in maniera strategica. Poi, sono stati preparati i punti centrali della sua rivoluzionaria proposta politica: il Green New Deal, il Medicare for All, l’abolizione delle tasse universitarie. Sono proposte estremamente innovative per gli Stati Uniti e si rivolgono soprattutto alle persone under 30: la generazione dei baby boomers, ovvero delle persone nate durante il boom economico del secondo dopoguerra e che oggi hanno circa 70 anni – tra cui i politici attualmente più influenti: Trump, Biden, Bloomberg, Hillary Clinton, Sanders, Warren – non può comprendere pienamente quali siano i disagi e i bisogni delle nuove generazioni, ovvero quelle cresciute durante la recessione economica e la fine di tutte le illusioni. Solo una persona come Alexandria Ocasio-Cortez, non solo perché ha 31 anni, ma perché ha visto la sua famiglia lottare con la crisi finanziaria, perché sa quanto è dura permettersi un affitto di questi tempi, perché ha subito molestie sessuali e conosce il peso della discriminazione sessista e razziale, può capire fino in fondo cosa significhi essere giovani oggi.
Bisogna stare attenti però a non proiettare la nostra realtà sociale e politica su quella degli Stati Uniti, che sono un Paese molto diverso dal nostro. Innanzitutto, ciò che AOC chiama “socialismo”, noi lo chiameremmo semplicemente una piattaforma politica di sinistra; poi, soprattutto, c’è la questione della libertà, che in America assume un valore ideologico completamente diverso. Come osserva giustamente Francesco Costa: «Se in Europa l’invocazione più comune delle popolazioni nei confronti dei loro governi è «occupatevi di noi», negli Stati Uniti è «lasciateci in pace». Anche la più sensata e innocua legge federale viene vista da molti americani con qualche fastidio, sulla base della profonda convinzione di essere perfettamente in grado di badare a se stessi, di non avere bisogno di qualcuno che a Washington stabilisca cosa fare e come farlo». Bisogna riconoscere però che i tempi sono cambiati, e che dopo il covid-19 cambieranno ancora di più. Ciò a cui stiamo assistendo tutti è che l’individualismo ha le ore contate; di fronte alle crisi globali, sempre più frequenti, sempre più inevitabili, solo un atteggiamento di rinnovata solidarietà tra i cittadini, di fiducia nei confronti del governo e di collaborazione a livello internazionale può permettere alla civiltà liberale di sopravvivere. In altre parole, solo una politica come Alexandria Ocasio-Cortez può farsi portatrice delle istanze di rinnovamento sociale che le nuove generazioni rivendicano a gran voce.