La criminalizzazione delle Ong che salvano vite in mare e la cattura di naufraghi da parte della Guardia Costiera libica, che li riporta poi agli orrori da cui avevano tentato di fuggire, segnano un’escalation di crudeltà di cui il governo italiano e l’intera Unione Europea portano tutta la responsabilità.
SOS MEDITERRANEE Italia condanna in un duro comunicato il fermo amministrativo a Porto Empedocle imposto alla nave Ocean Viking dopo una lunga ispezione della Guardia Costiera italiana, definendolo una “palese manovra di molestia amministrativa volta a ostacolare il lavoro di salvataggio delle navi delle ONG”.
La motivazione del fermo è assurda e terribile nel suo cinismo: “La nave ha trasportato più persone del numero certificato“. Come se si potessero salvare solo alcuni naufraghi e abbandonarne altri in mare perché potrebbero essere “troppi”.
Pronta la replica di SOS MEDITERRANEE Italia: “Le persone che soccorriamo sono, secondo la legge marittima, da considerarsi come superstiti e non passeggeri. Quando si salvano persone in mare – come è dovere di ogni capitano di nave – la #OceanViking trasporta più persone di quante siano indicate nei documenti della nave. Ciò deriva dalla natura stessa delle situazioni di emergenza.”
“L’armatore norvegese di #OceanViking, insieme al noleggiatore SOS MEDITERRANEE, ha sempre rispettato e garantito il massimo livello di sicurezza per l’equipaggio e i superstiti a bordo della nave”, dice Frédéric Penard, direttore operativo di SOS MEDITERRANEE. “Quello che ci è chiaro ora – prosegue Penard – è che, negli ultimi 3 mesi, la stessa argomentazione sulla sicurezza è stata sistematicamente utilizzata dalle autorità italiane per trattenere 4 navi di Ong che conducono operazioni di soccorso nel Mediterraneo. Ma fermare l’ambulanza non impedirà alla ferita di sanguinare”.
E non è finita: la presidente di Mediterrean Saving Humans Alessandra Sciurba descrive una scena che purtroppo rischia di diventare la normalità nel Mediterraneo: “Ieri abbiamo seguito con crescente preoccupazione le sorti di 120 persone che rischiavano di annegare mentre i governi europei restavano a guardare, o forse ad aspettare.
Aspettare cosa? Quello che poi è accaduto: i miliziani libici sono arrivati nella notte e le hanno catturate tutti, donne, uomini e bambini. In questo momento si trovano di nuovo in mezzo alla guerra e alle violenze dalle quali, da profughi, avevano cercato di salvarsi anche a rischio della vita.
Sappiamo che molti di loro avrebbero preferito morire che essere riportati indietro, lo sappiamo perché quando, dopo aver effettuato un soccorso, ci siamo trovati in mezzo al mare di fronte ai libici che provavano a dettare legge abbiamo raccolto esattamente queste parole ‘lasciateci annegare ma non ridateci a loro’.
Purtroppo il recente voto in Parlamento che ha rifinanziato la missione in Libia si traduce esattamente nel fornire risorse e mezzi per questi atti di cattura e respingimento, atti letteralmente criminali perché violano i principi fondativi del diritto internazionale oltre a quelli della nostra Costituzione.
Violazioni che peraltro costano molti soldi ai contribuenti italiani, molti di più di quanti ne servirebbero per attivare corridoi umanitari dalla Libia. E allora perché? In nome di cosa Italia e Europa stanno sacrificando vite di migliaia di persone e con loro quel diritto e quei diritti posti a tutela della dignità umana?”