Lo sterminio deliberato di una comunità, un gruppo etnico, un popolo intero, per azione diretta od omissione di determinate azioni che potrebbero impedirlo, non fa più parte di una nefasta ipotesi, di un timore precoce determinato dalle parole proferite in comizi di piazza: lo sterminio genocida è la realtà che respiriamo ogni giorno. E adesso non più solamente attraverso le frasi mille volte usate durante la campagna elettorale come una promessa per risolvere i mali della nazione; ora quelle frasi sono divenute politica di governo, azione di Stato. L’autoritarismo fascistoide della nuova economia imposto da un mercato onnipresente, ci obbliga a leggere le statistiche e i numeri con la tipica indifferenza di chi ormai ha tutto si è abituato.
I mille morti al giorno… (in realtà 1200, 1300, 1400… ogni giorno, dai primi di maggio fino ad oggi) ormai sono una innocua nota a piè di pagina. E quando si fa menzione al termine “genocidio” non è certamente per banalizzare una parola che fa rabbrividire, ma per dire le cose come stanno veramente.
I documenti parlano chiaro: gli organi dello stesso ministero della salute, tre mesi fa avvisavano il nuovo ministro (il terzo dall’inizio della pandemia, un generale dell’esercito), sulla carenza delle sostanze necessarie alla fabbricazione dei medicinali fondamentali per il trattamento del Covid. E non solo: i documenti avvisavano la mancanza cronica di apparecchi e l’assenza di una logistica distributiva nel territorio nazionale di medicinali e materiali. I documenti arrivano alla stampa che incalza il ministro: “i responsabili della organizzazione sanitaria sono i singoli municipi e i singoli stati, non è il governo federale, né tanto meno il ministero della salute”.
I governatori di Stato implorano il governo affinché liberi quel settanta per cento di fondi destinati alla lotta contro il Covid, ancora immobilizzati nelle maglie burocratiche e che fino ad ora sono serviti per la compra e vendita dei voti parlamentari effettuata da Bolsonaro in modo da garantirsi l’appoggio del mondo politico alle sue azione governative. Niente. I governatori di Stato implorano, i sindaci implorano l’invio di fondi, apparecchi, medicine. Niente. Il ministro dice che non è compito suo. Arrangiatevi.
E così l’assenza di un piano generale, di un protocollo nazionale, di un comitato di crisi, l’insistenza a negare la pandemia, l’abbandono della popolazione alla propria sorte, si trasformano in azione/omissione con la finalità di sterminare fisicamente una popolazione indesiderabile. Se nelle periferie e nelle smisurate favelas urbane, tra la popolazione nera, il Covid ha una letalità tre volte maggiore, se questa popolazione che dipende esclusivamente dal servizio pubblico viene lasciata morire per la mancanza degli strumenti necessari alla cura, possiamo fare nostra la frase di Frei Betto: sì, in Brasile si sta consumando un genocidio.
E intanto, come se non bastasse, il governatore di São Paulo tiene fede alla parola data in campagna elettorale: “nel mio governo se la polizia dovrà sparare lo farà per uccidere”. E così ha fatto. Nei primi sei mesi di quest’anno, a São Paulo sono rimaste uccise 514 persone in scontri a fuoco o presunti scontri a fuoco con la polizia.
Dico “presunti” perché se quei carabinieri di Piacenza, con tutti i controlli e le garanzie democratiche italiane, si sentono così a loro agio per fare quello che hanno fatto, ci si immagini come si sente a suo agio la corporazione intera della polizia quando il suo comandante in capo dà l’esplicita licenza di uccidere con il pieno appoggio della stessa popolazione, ignara di essere diventata il bersaglio ideale.
D’altronde, è di qualche settimana fa la notizia della revoca presidenziale delle misure restrittive per la vendita e il controllo del commercio di armi e munizioni che prevedevano la possibilità di poter verificarne il percorso dal momento della fabbricazione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, fino ai successivi passaggi nella mano del compratore.
A partire da oggi vengono eliminati i controlli, e non solo: sparisce l’obbligatorietà di registrare attraverso il numero di serie, sia le armi stesse che le pallottole in dotazione. Le milizie armate, invocate da Bolsonaro fin da quando era deputato federale e sostenute dall’azione diretta dei tre figli (il primo senatore, il secondo deputato, il terzo consigliere comunale di Rio), le milizie armate esultano e ringraziano, i delinquenti di ogni sorta, applaudono. Gli elettori possono così confermare che davvero il loro presidente compie le sue promesse.
Ma il regime non si ferma, il regime non è mai sazio, e ad ogni misura autoritaria e violenta, ne sopraggiunge un’altra, ancora più mostruosa.
L’agenzia di governo “responsabile per la prevenzione, neutralizzazione e repressione di atti criminali di qualunque natura commessi contro l’ordine pubblico … la cui finalità è ottenere e analizzare informazioni e condividerle con gli organi del Sistema Brasileiro de Inteligência (una sorta di polizia politica, ndr)” ha messo sotto sorveglianza e controllo 579 agenti federali e funzionari pubblici che in questo periodo hanno dimostrato pubblicamente posizioni contrarie al governo.
Tra essi il comitato di “Polizia Antifascista” e alcuni eminenti professori universitari, tra i quali Paulo Sergio Pinheiro, membro delle Nazione Unite, delegato per i Diritti Umani in Siria. Lo avevano detto, lo avevano annunciato.
E anch’io. Lo avevo detto, annunciato e scritto che sarebbe successo. La distruzione dell’ordine democratico, dei sindacati, dei rapporti di lavoro, lo strapotere consegnato alle banche e agli imprenditori; la repressione contro le manifestazioni culturali, le attività universitarie, la squalifica costante della ricerca scientifica e degli stessi scienziati, umiliati pubblicamente, licenziati, querelati e azzittiti; l’occupazione dei gangli dello stato da parte di pastori evangelico-neo-pentecostali; la gestione della preservazione ambientale consegnata nelle mani di fazendeiros senza scrupoli; le montagne di cadaveri su cui si fonda la nuova convivenza, sono lo scenario del nostro orrore quotidiano, del nuovo fascismo, la nuova normalità.
I documenti del ministero
La frase del governatore di São Paulo
https://tribunaonline.com.br/a-partir-de-janeiro-policia-vai-atirar-para-matar-afirma-joao-doria
Il numero di morti in “scontri a fuoco”
Bolsonaro e l’abrogazione del controllo delle armi
https://exame.com/brasil/bolsonaro-manda-revogar-portarias-que-facilitavam-o-rastreamento-de-armas/
I servizi segreti contro gli antifascisti