Nel gennaio del 1985, l’Archivio Indigenista della Diocesi di Roraima ha pubblicato un lavoro da me organizzato e intitolato “Testimonianza di Gabriel Viriato Raposo”. In esso tradussi, dall’italiano di ritorno al portoghese, i brani più rappresentativi del libro “Ritorno alla maloca”, che era stato pubblicato in Italia nel maggio del 1972.
Le parole che seguono sono le più liriche e sofferte della testimonianza di Gabriel, di etnia macuxi. Rappresentano la sintesi di ciò che gli indigeni di Roraima hanno affrontato quando gli uomini bianchi hanno invaso i loro territori e le loro vite. Pura poesia: etnografica, originale, potente.
Guarda, quando bianco è arrivato nella nostra terra,
indio pensava che bianco era dalla parte di Dio,
indio pensava che Dio era venuto a visitarlo,
tanto che bianco ha tutto e indio non ha niente.
Bianco ha filo spinato, noi non abbiamo.
Bianco ha libro, noi non abbiamo.
Bianco ha accetta, noi non abbiamo.
Bianco ha macchina, noi non abbiamo.
Bianco ha aereo, noi non abbiamo.
Ma bianco è arrivato e ha preso le nostre terre,
e l’indio non poteva più cacciare.
Disse che le terre buone erano sue,
disse che i pesci dei fiumi e dei laghi erano suoi.
Poi ha portato le malattie,
poi ha insidiato le nostre donne.
E indio si è ribellato,
allora il bianco ha ucciso i nostri avi,
li ha uccisi, li ha massacrati molto,
e indio fuggiva così veloce come la cosa più veloce.
Allora indio ha capito che il Dio dei bianchi è cattivo.
Poi bianco tornava dicendo
che lui era buono,
che voleva abitare vicino a noi,
e noi eravamo contenti.
Diceva: “Compare, è buono che io sia qui,
io non porto via le tue terre,
finché io sarò qui
ci sarà carne per te e i tuoi figli”.
E indio diceva: “Va bene padrone, resta qui”.
Il bianco prometteva e non dava,
e continuava a prendere le nostre terre.
Diceva che le terre erano sue,
che il cervo era suo,
che il pesce era suo,
e che tutto era suo.
E indio aveva molta fame.
Tu sai cos’è la fame?
La fame non è uno scherzo, sai?
Io ti dico, la fame non è uno scherzo.