Avevamo appena subito il sequestro del computer centrale di PeaceLink; il fatto avvenne il 3 giugno 1994. E già tre giorni dopo, il 6 giugno, arrivò il fax di solidarietà di Alex Langer. Fu il primo atto di solidarietà importante che ci incoraggiò in un momento molto difficile.
Lui era parlamentare europeo dei Verdi.
Nel suo fax c’era scritto: “Vi esprimo tutta la mia solidarietà e l’impegno a portare all’attenzione del Parlamento Europeo una ferma protesta e il sostegno alla vostra battaglia per la libertà e la pluralità dell’informazione”.
Solidarietà, attenzione, protesta, libertà, pluralità.
In quel fax c’erano tutte le parole a cui Alex Langer ispirava la sua vita.
Noi eravamo di PeaceLink, nati da appena tre anni. E già eravamo nei guai. Ci avevano sequestrato il computer centrale con un’operazione che aveva fatto molto discutere.
Avvenne su ordine di un pubblico ministero e su segnalazione di una fonte mai resa nota.
L’operazione è passata alla storia come “PeaceLink crackdown“. Crackdown, ossia giro di vite. Che seguiva un’operazione ancora più vasta (che fu definita “Italian crackdown“) nei confronti della telematica di base di allora, che non funzionava con Internet ma come mezzi amatoriali, i cosiddetti BBS.
Quel sequestro poteva significare – per come era organizzata la rete telematica allora – la fine di PeaceLink.
In quella calda estate del 1994 ci furono varie interrogazioni parlamentari e anche l’intervento di Stefano Rodotà. Ci sentimmo meno soli. Riuscimmo a superare il momento difficile e a dimostrare la totale infondatezza della accuse mosse (l’accusa era che all’ombra di PeaceLink venissero trasferiti files di programmi piratati, per di più a scopo di lucro).
La cosa che balzò subito agli occhi è che Alex Langer si mosse non su nostro impulso, ma di sua spontanea iniziativa. Non lo conoscevamo proprio, non lo avevamo mai incontrato. Eppure quel fax arrivò tre giorno dopo il sequestro, con le parole giuste per darci fiducia e speranza, dal Parlamento Europeo. Era una persona attenta e sapeva cogliere nel presente i segni del futuro.
Un anno dopo la terribile notizia: Alex Langer si era tolto la vita.
E fu così che – dopo una veloce consultazione – decidemmo di chiamare “Alex Langer” il nuovo computer centrale di PeaceLink che avevamo appena acquistato.
Alex non c’era più, ma le sue idee continuavano a vivere e a circolare, in quel modo, almeno per noi.
A 25 anni dalla morte lo vogliamo ricordare così: utopista concreto.
Egli credeva infatti nelle utopie concrete, a tal punto da farsi promotore della “Fiera delle Utopie Concrete”, un’iniziativa periodica in cui venivano discusse e approfondite le trasformazioni future della società nel senso della sostenibilità, della libertà e della partecipazione. In quelle utopie concrete ci abbiamo creduto anche noi, costruendo negli anni Novanta per il movimento pacifista la prima rete di comunicazione telematica.
Alex Langer è stato costruttore di una visione a lungo termine, proattiva e progettuale, utopica e concreta al tempo stesso, densa di ideali e di attenzione verso i segni della speranza.
Grazie Alex, ancora grazie. La tua memoria vive.