Il 18 giugno la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che la legge ungherese sui “finanziamenti esteri” alle Ong viola la legislazione dell’UE, in quanto pone limitazioni discriminatorie e ingiustificate al finanziamento di organizzazioni della società civile da parte di persone residenti fuori dal paese, è contraria al libero movimento di capitali e viola i diritti alla libertà di associazione, al rispetto della vita privata e familiare e alla protezione dei dati personali.
La Corte ha dato dunque ragione a coloro che da subito avevano denunciato come la legge che obbliga le Ong che ricevono oltre 20.815 euro di fondi dall’estero a etichettarsi come finanziate dall’estero non avesse nulla a che fare col riciclaggio di denaro e col terrorismo internazionale, come sostenuto dal governo ungherese.
L’obiettivo palese era quello di ridurre al silenzio le voci critiche e spingere l’opinione pubblica a togliere sostegno e a perdere fiducia nei confronti delle organizzazioni che lottano per i diritti umani, la giustizia e l’uguaglianza.
La legge ha avuto un impatto diretto su 23 organizzazioni della società civile ungherese, tra cui Amnesty International Ungheria. Ora la richiesta è che la Corte Costituzionale la annulli.