C’è un ergastolano in carcere da più di quarant’anni. L’ultima relazione di sintesi del carcere di Parma evidenzia:
“Comportamento assolutamente corretto, assenza di sanzioni, manifesta cortesia, disponibilità e interesse, relazioni rispettose, frequenza del laboratorio del riuso e svolgimento di attività a turnazione nella distribuzione dei pasti. I rapporti sono assidui con i tre figli, due dei quali affetti da handicap, La moglie del detenuto è morta di cancro nel 2001. Sulle vicende criminali, si evidenzia che, prima di esse, Serpa ha sempre lavorato, ma l’uccisione del padre per una vendetta trasversale nel 1979 ha segnato il punto di non ritorno e di inizio della caccia agli assassini del padre, poi sistematicamente uccisi”.
Leggete cosa mi scrive:
Carissimo Carmelo, non so se questa mia missiva ti giungerà, ma provo ugualmente. Dei tuoi buoni insegnamenti ho fatto tesoro e seppur ancora oggi mi ritrovo a dover soffrire (per colpe non mie) non mi lascerò mai più guidare né dall’odio né dalla prepotenza, come quand’ero giovane. Scusa, caro Carmelo, se non mi prolungo più di tanto su questi preamboli…non vorrei rubarti tempo prezioso, tutto qui.
Riguardo la mia situazione, mi sono reso conto che ho bisogno del tuo prezioso aiuto, perché anche se ho due validissimi avvocati penalisti, a cosa è servita l’assoluzione se sono passati già 3 anni e ancora ad oggi mi ritrovo in carcere, in Alta Sicurezza, per giunta?
I passaggi di questa via crucis sono questi: a giugno 2005, dal carcere di Nuoro, ho usufruito del primo permesso premio, in seguito dalla Sardegna alla Lombardia, da mia sorella, ne ho usufruiti molti altri, circa una dozzina o più, e ho sempre rispettato in pieno le prescrizioni impostemi.
A settembre 2006 ho avuto la fortuna di ottenere la semilibertà, fruita in Arborea, in provincia di Oristano. A novembre 2010, per mia richiesta, fui trasferito al penitenziario di Opera (MI), sempre in semilibertà. Dietro mia richiesta, a gennaio 2011, spostai la mia semilibertà al carcere di Pavia. Senza mai aver commesso nessuna infrazione, all’alba del 30 marzo del 2012, con una ordinanza di misura cautelare, sono stato chiuso dalla semilibertà e portato in cella, nello stesso carcere di Pavia (ti invio copia di questa ordinanza). Dopo circa un mese, il Tribunale di Sorveglianza di Milano mi revoca la semilibertà (anche di questa ti allego copia); fatto sta che, nell’immediatezza di questa revoca, fui trasferito al carcere di Padova. Da qui, per il processo in videoconferenza, mi mandarono al carcere di Tolmezzo. Dopo aver subito una condanna a 20 anni per la sola associazione mafiosa (per il reato estorsivo fui assolto), fui trasferito qui a Parma dove tutt’ora mi trovo. A marzo 2017, la Corte di Appello di Catanzaro mi assolve definitivamente anche da questo capo d’imputazione e, poiché il P.G. non ritenne opportuno ricorrere in Cassazione, il 5 giugno del 2018, questa sentenza passò irrevocabile. Il fatto che il Procuratore Generale non fece ricorso in Cassazione la dice lunga sulla fondatezza delle accuse (e non solo…).
Con questo arresto ingiustificato, sono più che convinto che hanno solo voluto togliermi la semilibertà, non potendolo fare diversamente. Comunque, dopo circa un paio di mesi, il tempo di preparare tutta una serie di documentazioni, i miei avvocati presentarono al Tribunale di Sorveglianza di Bologna la richiesta della semilibertà. La Camera di Consiglio ci viene fissata il 5 novembre del 2019; la decisione di rigetto di questa Camera di Consiglio mi è stata notificata il 7 febbraio dell’anno in corso (ti mando una copia). Gli Avvocati, ovviamente, ci sono rimasti anche loro male e subito presentarono ricorso in Cassazione che, come di prassi, non si sa quanto tempo ci vorrà per l’esito, considerando pure questo momento critico per questo virus che sta bloccando ogni attività. Comunque, ti faccio avere copia pure del ricorso che prontamente hanno presentato gli Avvocati. Questo è tutto.
Carissimo Carmelo, come ben sai, è dura ed è molto penoso vedersi imprigionato ingiustamente anche quando si viene addirittura assolto dal reato per cui si è stati arrestati. Si sa che la legge non ragiona col cuore, perciò è inutile “snocciolare” la mia situazione familiare per riottenere un diritto meritatamente acquisito dopo tantissimi anni di carcerazione (circa 40 in tutto) che con i giorni di liberazione anticipata vado oltre i 50 anni, ci pensi? Tenendo al corrente sempre gli avvocati di quello che sto facendo, spero mi trasferiscono da qua.
Da quello che si desume dal ragionamento che ha fatto il Tribunale di Sorveglianza di Bologna nel concedermi o meno il beneficio che ho chiesto, mi sembra di capire che io dovrei ricominciare da zero (come un detenuto che chiede per la prima volta questo beneficio) non tenendo conto né dell’errore che ha commesso la Procura, né del mio trascorso (prelevato e rinchiuso nella semilibertà senza aver commesso mai una sola infrazione). In altre parole, dovrei passare di nuovo nel crudele gioco delle “forche caudine”: ti sembra giusto? Da tener presente, tuttavia, che loro, in questa ordinanza, dicono che non ho avuto permessi premio. Ma come si può, dico io, se alle due richieste di permessi premi che ho inoltrato nell’arco di due anni non mi hanno mai nemmeno risposto? È vero che ora c’è l’impedimento ad uscire per questa spiacevole situazione del Coronavirus, ma le due richieste di permessi premio le avevo presentate molto, moltissimo, tempo prima di questa situazione, questo è il fatto che più mi stupisce, mi segui, caro Carmelo? Io ora voglio sapere con che capo d’imputazione e articolo mi tengono qui dentro, in una Sezione di Alta Sicurezza, dopo che sono stato assolto da ogni accusa. Accuse che sono state utilizzate pure per chiudermi dalla semilibertà. È mai possibile che una sentenza di assoluzione non riesca ad annullare una ingiusta decisione sentenziata senza prima sapere se il malcapitato fosse o no colpevole?
Mario Serpa
Parma, 18-05-2020
Che altro posso aggiungere? Nulla! I fatti parlano da soli, posso solo raccontare questa maledetta storia carceraria che purtroppo non è una eccezione.