Via il riconoscimento formale della zona SAR libica: è il contenuto della lettera aperta inviata il 30 giugno all’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) da parte di StateWatch e Osservatorio solidarietà – Carta di Milano e sostenuta da 300 firme tra associazioni internazionali e singoli. Tra loro 14 europarlamentari di 9 Stati europei e 3 gruppi del Parlamento Europeo (GUE/NGL, S&D e Verdi/EFA).
Tutte le firme e il testo qui per la versione in italiano e qui per la versione in inglese.
Già lo scorso 31 marzo all’Agenzia delle Nazioni Unite era stato recapitato un esposto sulle irregolarità e sugli effetti devastanti della dichiarazione libica, avvenuta nel dicembre del 2017, della propria zona SAR.
A peggiorare la situazione, il 28 maggio si è aggiunta la firma da parte di Libia e Malta di un Memorandum of Understanding (MoU) per fornire una base legale bilaterale a delle pratiche che violano i diritti umani.
Cinque i punti sui quali si basa la lettera/appello:
- la Libia non può essere considerato un porto sicuro, requisito del diritto internazionale, in cui far sbarcare le persone;
- la Guardia Costiera libica e il Centro di coordinamento per il salvataggio marittimo libico non dispongono dei requisiti necessari– in termini sia materiali sia etici – né delle capacità necessarie per condurre le operazioni di propria iniziativa, facendo spesso affidamento sulle risorse tecniche dell’UE e/o dei suoi Stati membri, in particolare Malta e Italia, per coordinare le operazioni;
- alla Guardia Costiera libica risultano essereoperative anche persone legate con i trafficanti di esseri umani e le sue missioni spesso comportano maltrattamenti nei confronti di coloro che sono “salvati”;
- la procedura dichiarativa dell’IMO, che consente agli Stati di rivendicare una zona SAR a meno che altri stati parti non si oppongano, è stata utilizzata per minare principi fondamentali come il diritto alla vita e il dovere di assistere nei soccorsi in mare, con gli Stati membri dell’UE che rinunciano ai loro doveri in perseguimento degli obiettivi della politica di immigrazione;
- l’esistenza di una zona SAR libica viene utilizzata per criminalizzare le ONG al fine di impedire loro di intraprendere salvataggi nelle acque libiche e di portare le persone in autentici porti di sicurezza nell’UE.
“Queste pratiche – si legge nella lettera aperta – sono violazioni dei diritti umani, se non crimini di stato, che minano il diritto del mare come meccanismo di assicurazione universale per chi si trova in mare e per tutti i marinai, oltre a permettere dei respingimenti verso la Libia che il diritto internazionale considera illegali”.
La missiva prosegue puntando l’indice sulle politiche migratorie europee che “vengono usate per minare gli strumenti e le convenzioni del diritto internazionale, per perseguire gli obiettivi strategici di queste politiche: nessuno deve entrare irregolarmente nella UE”.
Contatti
Yasha Maccanico, Statewatch, yasha@statewatch.org
Lorella Beretta, Osservatorio Solidarietà della Carta di Milano, cartamilanosolidarieta@gmail.com