Solide radici e rami in libertà, verso i desideri! È questo lo slogan di oggi per la mobilitazione organizzata dal comitato nazionale “Priorità alla scuola” a cui hanno aderito 48 associazioni, sindacati e altre organizzazioni. Sono state coinvolte 60 città italiane e l’appuntamento era per oggi, 25 giugno, alle 18:00.
A Napoli l’incontro ha avuto luogo in Piazza del Plebiscito all’orario previsto. La manifestazione, per quanto possibile, si è svolta nel rispetto delle regole di distanziamento ed erano presenti più di cento persone tra insegnanti, studenti e genitori.
Gli slogan dell’incontro richiamano le richieste delle manifestazioni dello scorso 23 maggio, a cui però nessuno sembra aver dato una risposta, tanto meno la ministra dell’istruzione Azzolina. Slogan che danno voce alle tante richieste delle persone in piazza e non solo, per una scuola che riparta a settembre senza dover fare i conti con le lezioni a distanza a cui già per troppo tempo abbiamo assistito.
Striscioni, cartelloni e numerosi interventi dal megafono hanno ben incluso il senso delle richieste contenute nel manifesto dell’evento, affinché il diritto allo studio sia garantito a tutti, si proceda al potenziamento del personale docenti e ATA, ci sia una riduzione di alunni per ogni aula ed evitare le cosiddette “classi pollaio”, e che ci siano gli interventi di manutenzione dell’infrastruttura scolastica. L’obiettivo è di iniziare il nuovo anno scolastico senza la riduzione del tempo-scuola, senza la DaD, senza una scuola intesa come un servizio di intrattenimento sociale.
“Presidente Conte e ministra Azzolina, non ci siamo proprio”, questo è il commento che dà inizio agli interventi di alcuni insegnanti attraverso il megafono principale. “La vostra scuola è quella della disuguaglianza, il cambiamento lo vogliamo attraverso i documenti ufficiali e non attraverso i social. Dopo 30 anni di tagli nemmeno la pandemia ha fatto invertire la rotta.”
Tra i partecipanti giravano tanti commenti critici sulle “linee guida” stabilite nella conferenza di ieri tra Stato-Regioni: una bozza di progetto non condivisa da nessuno, visto che secondo i manifestanti non avrebbe alcuna progettualità politica o programma di sicurezza che metta in primo piano la salute connessa a un concreto piano di istruzione. C’è chi la considera come una dichiarazione di guerra alla scuola pubblica, spianando così la strada a nuove privatizzazioni.
Tanti partecipanti si sono dimostrati preoccupati del divario tra Nord e Sud sempre più ampio, ma anche tra quartieri ricchi e poveri o di centro e periferia della stessa città. A Napoli la preoccupazione riguarda anche la situazione in cui versa l’istruzione al Sud; il Covid19 ha soltanto messo in evidenza delle carenze del sistema scolastico che restano irrisolte ormai da decenni.
Come sottolinea Marcella Raiola, una professoressa di scuola superiore: “Siamo indignati e denunciamo lo smantellamento della scuola pubblica”, afferma con decisione. “Non si sta garantendo in modo omogeneo l’istruzione che è un diritto fondamentale, la DaD non tiene conto della classe come attività di ricerca e delegare il problema ai presidi significa realizzare una secessione, dal momento che non tutti i territori godono degli stessi strumenti”.
Anche la situazione dei bambini disabili sembra essere trascurata. “Mia figlia è disabile e chiedo semplicemente un docente di sostegno fisso che la aiuti durante tutto il percorso scolastico”, dice Claudia Mennella. “Noi genitori con i bambini disabili siamo abbandonati e spesso ci dicono che non ci sono soldi per aiutarci”.