Le storie d’amore saranno sempre versioni addolcite dalla nostra immaginazione. Alcune ci segnano per sempre e influenzano il nostro destino.Esistono molte versioni della storia d’amore di Iracema e Euclides.
Quella che racconterò sarà solo una delle tante.
Era San Valentino, 1935. L’aria fredda scendeva dalle montagne di Minas, quando Iracema aprì le porte dell’unica gelateria della città. Era una donna alta, con i capelli biondi e ricci, un vestito di cotone rosa con piccoli disegni di fiori silvestri. “Silvestro” era anche il nome di suo marito, un gelataio molto più vecchio di lei. Si diceva in giro che fosse suo zio, ma non è mai stato confermato. Vivevano come marito e moglie e avevano tre figli. Un matrimonio infelice, portato avanti con disinteresse.
Il profumo di vaniglia che invadeva il negozio e il suono della sua fisarmonica, le domeniche pomeriggio, la salvarono dalla tristezza, ma il suo cuore continuava a essere come un blocco indurito di gelato, aspettando di andarsene via.
E così spuntò il giovane Euclides, con il cavallo e l’uniforme, come un principe. Entrò quella mattina per comprare un gelato. – C’è alla genipa(1)?
Non c’era. Ma rimase lo stesso il sorriso e lo sguardo affascinante. E le visite si ripeterono nei mesi successivi.
E fu così che gli sguardi diventarono sempre più intensi, sdolcinati.
Aveva il gusto di gelato di amore proibito – lei una donna adulta, già sui cinquanta, sposata con un signore rispettato e possidente. Lui un giovane soldato di 19 anni, sulla strada per tante guerre, con nient’altro che un cavallo e una promessa di amore eterno.
E così decisero di affrontare il mondo, in un’epoca in cui l’abbandono del tetto coniugale e le relazioni tra persone con una così grande differenza di età erano non solo improbabili ma condannate e perseguitate. Lei abbandonò la sicurezza di una vita già consolidata e fuggì con il giovane soldato. “È un’avventuriera”, diceva la famiglia. Le passerà, e tornerà pentita chiedendo perdono, ripeteva il marito abbandonato.
Gli amici sparirono, ci furono condanne, giudizi, disprezzo, calunnie e allucinazioni. Euclides e Iracema affrontarono ogni tipo di pregiudizio. Lei dovette imparare nuovamente a sopravvivere, lavorando alla macchina da cucire per ore fino ad ammalarsi di tubercolosi. Lui dovette andare in guerra, rimasero separati per mesi e grandi distanze. I figli di Iracema, quasi dell’età o anche più giovani del nuovo marito, azzittiti dalla vergogna o dal disprezzo.
Ma le storie d’amore hanno varie versioni e tra tutte la più bella è quella che ho ascoltato da loro stessi, i miei nonni e padrini, che in parte mi hanno cresciuto e ispirato durante la mia infanzia con tutte le loro storie di superamento. La versione più bella della storia me l’ha raccontata Iracema in una pausa di un valzer della sua fisarmonica. “Siamo sopravvissuti a tutto perché è vero amore e non si scioglie”.
A 86 anni Iracema venne a mancare, e il suo soldato neanche più tanto giovane era al suo fianco. Triste e senza più un senso nella vita, anche lui morì qualche anno dopo – ma non prima di essersi riconciliato con i figli di lei e con tutta la famiglia. Non esistono foto di loro due insieme, non ebbero mai il coraggio di farne, o non avevano bisogno di provare niente a nessuno. Furono felici, e basta.
Entrambi sono i miei più grandi esempi di superamento dei modelli della società – e forgiarono in me un profondo provocatore delle regole, sognatore speranzoso di amore eterno, credente in tutte le versioni delle storie in cui l’amore vince contro il pregiudizio.
Traduzione dal portoghese di Raffaella Piazza
(1) La genipa americana è una specie di alberi della famiglia delle Rubiaceae. È originario delle foreste tropicali del Nord e del Sud America. NdT