E’ il 7 marzo 1966 quando il Generale De Gaulle annuncia al Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson il ritiro della Francia dal comando militare integrato della NATO , in modo da ritrovare sul suo territorio l’intero esercizio della sua sovranità, e cio’ nonostante il fatto che la Francia fosse stata uno dei suoi principali membri fondatori nel 1949.
Gli Stati Uniti dovettero allora evacuare 27000 soldati, 37000 funzionari e 30 basi, tra aeree, terrestri e navali.
Il motivo di questa decisione fu il rifiuto da parte di De Gaulle della posizione egemonica degli Stati Uniti in seno all’Alleanza Atlantica. Di fatto però la Francia rimase poi sempre un ‘partner’ dell’Alleanza Atlantica, benché in posizione sovente critica. La Francia ha poi raggiunto di nuovo il comando integrato della NATO per iniziativa di Nicolas Sarkozy nel 2009, senza pero’ accogliere di nuovo delle basi dell’Alleanza Atlantica.
Per quanto riguarda in particolare le armi nucleari, la Francia ha sviluppato, in modo autonomo, la sua “ forza di dissuasione”, dotandosi dapprima della bomba A (a fissione nucleare) nel 1960 e poi della bomba H (a fusione termo-nucleare) nel 1968.
La Francia ha effettuato , per lo sviluppo del suo arsenale, 210 test nucleari , dei quali 50 nell’atmosfera (4 nel Sahara algerino nel 1960-1961 e 46 in Polinesia tra il 1960 e il 1974) e gli altri 160 in siti sotterranei, nel Sahara (13) dal 1961 al 1966 e nella Polinesia Francese (147) tra il 1966 e il 1996.
La Francia ha poi ratificato il TICE (Traité d’Interdiction Complète des Essais Nucléaires) (= CTBT in inglese) il 6 aprile 1998.
Da allora la Francia ha sviluppato l’istallazione ‘Laser MégaJoule’, nel centro CESTA ( Centre d’Etudes Scientifiques et Techniques d’Aquitaine), presso Bordeaux, per cercare di ‘simulare’ dei test nucleari, al fine di contribuire alla modernizzazione del suo arsenale nucleare.
Inoltre la Francia ha stretto un accordo di cooperazione con il Regno Unito (Trattato di Lancaster House del 2010) soprattutto per la modernizzazione delle rispettive armi nucleari, in particolare al Centro CEA-DAM di Valduc, presso Digione.
Quanto alle numerose vittime dei test nucleari francesi , il loro riconoscimento come tali ed il loro ‘risarcimento’ sono rimasti sinora molto parziali nonostante tutte le insistenti iniziative da parte di esponenti della società civile per ottenere giustizia da parte del governo francese.
Durante la guerra fredda l’arsenale nucleare francese raggiunse il numero di 600 bombe, per poi scendere a circa 300 bombe : 250 bombe H da 150 Kt (cioè 10 volte la potenza della bomba di Hiroshima) e 50 bombe H da 300 Kt, quindi in totale una potenza distruttiva equivalente a quella di 3500 bombe di Hiroshima.
Ecco in sintesi la configurazione attuale :
– la ‘ Force Océanique Stratégique (FOST)’ basata alla penisola dell’ Ile Longue, nei pressi di Brest, con 3 sottomarini SNLE ( S ous-marins N ucléaires L anceurs d’ E ngins) (più uno di scorta), dotati ciascuno di 16 missili ( M51 ), con fino a 6 bombe nucleari ciascuno. Di questi almeno 1 sottomarino è sempre in stato d’allerta. Questi nuovi missili M51 possono raggiungere Pechino (9000 Km), mentre i precedenti M45 avevano una portata massima di « soltanto » 6000 km.
– la ‘ Force Aerienne Stratégique (FAS)’ , di base a Istres, con 54 missili ASMP-A (**) per i 50 caccia-bombardieri a capacità nucleare Rafale .
– la ‘ Force Aéronavale Nucléaire (FANu)’ con la porta-aerei “ Charles De Gaulle ”, capace di accogliere fino a 36 caccia-bombardieri Rafale. E’ poi in corso di progettazione una porta-aerei di nuova generazione e di dimensioni maggiori per sostituire la “Charles De Gaulle” che arriverà in ‘fin di vita’ intorno al 2038 .
– la sola base terrestre di lancio di missili a testata nucleare, situata sul ‘ Plateau d’Albion’, nel Vaucluse, venne chiusa definitivamente nel 1999.
Quanto al potenziale umano e finanziario dedicati al nucleare militare in Francia, ecco qualche cifra :
– il personale : al CEA (***) (DAM = Direction des Applications Militaires) sono 5000 tra ricercatori, ingegneri, tecnici e amministrativi, ai quali si aggiunge il personale per la realizzazione e la gestione dei ‘vettori’ e dei sistemi di lancio (missili, aerei, sottomarini e porta-aerei)
– il budget : 4,5 miliardi di Euro nel 2019, e poi in aumento fino a 6 miliardi nel 2023. Il budget previsto per il rinnovo dell’intero sistema di armamenti nucleari (peraltro da poco rinnovato !) è di 37 miliardi di Euro, in modo da ‘coprire’ il periodo sino almeno al 2070 con la ‘force de dissuasion nucléaire’.
Quanto alla ‘ dottrina ’ della Francia riguardo la sua “ force de dissuasion ”, questa viene presentata in chiave difensiva (‘ strictement défensive et suffisante ’, ‘ clef de voûte de la stratégie de défense ’ et ”assurance-vie de la Nation ”), affermando che essa verrebbe effettivamente utilizzata solo nel caso che venissero colpiti degli “ interessi vitali ” (non meglio precisati) della Nazione. In tal caso verrebbe effettuato dapprima un “ ultime avertissement ” consistente nel lancio di una sola bomba nucleare, con lo scopo di “ ristabilire la dissuasione ’, cosa che molto più probabilmente scatenerebbe invece una guerra nucleare !
D’altra parte, il posizionamento attuale della Francia in seno alla NATO non è molto sereno: recentemente, ad esempio, Emmanuel Macron ha dichiarato che la NATO si trova in stato di “ morte cerebrale ” e chiaramente spinge per una Difesa dell’Europa il più possibile indipendente dagli USA. Quanto alla ‘ force de dissuasion ’ francese, ha proposto di estenderne la portata anche ad altri paesi dell’Unione Europea, senza peraltro precisarne le modalità.
Una situazione di crisi si profila anche in Germania riguardo alle ≈ 20 bombe B61 degli USA di stanza sul suo territorio. Inoltre il posizionamento della Turchia in seno alla NATO appare alquanto ‘schizofrenico’ …, mentre i paesi dell’Est sono molto ‘pro NATO’, specificamente in funzione anti-russa.
D’altra parte la Francia ha proposto alla Comunità Internazionale l’adozione di un Trattato che impegnerebbe i contraenti a fermare definitivamente la produzione di materiale fissile di qualità militare (Plutonio 239 e Uranio altamente arricchito nell’isotopo 235) : l’ FMCT ( Fissile Material Cut-off Treaty). La Francia ha certo smantellato le sue unità di produzione nel 1996 (a Marcoule per il Plutonio 239 e a Pierrelatte per l’Uranio altamente arricchito), ma manterrebbe pero’ il suo stock attuale di circa 50 tonnellate di Plutonio e 26 tonnellate di Uranio altamente arricchito. Questo fatto ha contribuito a far si’ che sinora questa proposta è rimasta senza seguito da parte degli altri Stati nucleari.
La Francia ha d’altra parte criticato la dissoluzione del Trattato INF (Intermediate range Nuclear Forces) iniziato con l’accordo tra Gorbatchev e Reagan nel 1987, che aveva permesso l’eliminazione della quasi totalità dei missili a portata intermedia in Europa (≈ 2700), come pure ha criticato l’uscita unilaterale degli USA dal Trattato di Vienna del 2015 sul programma nucleare dell’Iran (il JCPOA = Joint Comprehensive Plan of Action) ed ha cooperato con la Germania et l’UK per instaurare l’INSTEX (Instrument in Support of Trade Exchanges) al fine di facilitare gli scambi commerciali con l’Iran.
Riassumendo : la Francia considera il suo comportamento nei confronti dell’articolo VI dell’NTP come ‘esemplare’ , in quanto ha dimezzato il suo numero di bombe rispetto al tempo della Guerra fredda (da 600 a 300), ha soppresso la sua sola base di lancio terrestre (al Plateau d’Albion), ha ratificato il Trattato CTBT ed ha ‘lanciato’ il Trattato FMCT, dopo aver smantellato le sue due unità di produzione di materia fissile (Plutonio e Uranio altamente arricchito).
In realtà , la sua cooperazione con l’UK per modernizzazione le armi nucleari, l’aumento del 50% della portata dei suoi missili (da 6000 Km a 9000 Km), la messa in cantiere di un ulteriore rinnovo dell’insieme del suo armamento nucleare, dopo averlo già rinnovato recentemente, nella prospettiva di un mantenimento della ‘force de dissuasion’ sino ad almeno il 2070 : tutto cio’ comporta una violazione flagrante dell’Articolo VI dell’NPT .
D’altra parte la Francia ha osteggiato tutto il processo cha ha portato all’adozione e poi alla firma e ratifica in corso del TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons), facendo anche di tutto per sabotarlo (peraltro con scarso successo).
E’ chiaro quindi che la Francia , non solo non vuole, ma neppure potrebbe nelle condizioni attuali aderire al TPNW : per poterlo fare dovrebbe infatti soddisfare all’articolo IV del TPNW che richiede un impegno preciso di disarmo nucleare, secondo una road-map che deve essere approvata dagli Stati già parti al Trattato.
Si tratta quindi ora di “aiutare” la Francia a soddisfare tale condizione. In che modo?
Vi è forse una ‘pista’ , partendo dalla constatazione che cio’ che principalmente motiva il mantenimento e la modernizzazione della ‘force de dissuasion’ della Francia, come delle altre potenze nucleari occidentali, è il cosiddetto “ pericolo russo ”, cioè il considerare la Russia come ‘nostro nemico’ .
Ora Emmanuel Macron da qualche tempo insiste sulla necessità di aprire un dialogo con la Russia , ed inoltre anche diversi altri paesi europei, come la Germania, l’Italia, Il Belgio, Cipro e la Slovacchia, che hanno degli interessi comuni con la Russia, potrebbero associarsi in questo tipo di iniziativa per disinnescare le tensioni che si concentrano lungo i ‘paesi frontier a’: i 3 Paesi baltici, la Polonia, la Romania, la Bulgaria e, ovviamente, l’Ucraina.
E’ importante capire che l’origine di queste tensioni si situa nell’enorme frustrazione (e umiliazione !) della Russia di Putin in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e che è urgente aprire dei negoziati per innanzitutto trovare delle soluzioni soddisfacenti per le minoranze russofone, che costituiscono altrettante ‘bombe a ritardo’ in tutti questi paesi alla frontiera con la Russia, come purtroppo si è già visto nel caso dell’Ucraina.
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(**) ASMP-A = Air-Sol Moyenne Portée -Amélioré
(***) CEA = Commissariat à l’Energie Atomique et aux Energies Alternatives