Identificare, tracciare e schedare i potenziali portatori del coronavirus a partire dall’analisi della voce e di un colpo di tosse. Il supercontrollo dell’uomo da parte delle app e dell’intelligenza artificiale grazie ad un’inedita partnership tra la principale università privata-religiosa italiana e uno dei centri ingegneristici israeliani particolarmente attivo nella ricerca militare. Con un comunicato emesso il 16 giugno dall’Ambasciata italiana in Israele è stato reso noto l’avvio di una collaborazione scientifica tra l’Università del Sacro Cuore di Milano e l’Afeka Center for Language Processing di Tel Aviv per il “contrasto del Covid-19”.
“Il nuovo programma di cooperazione tra le due istituzioni è stato al centro dell’incontro di oggi tra l’Ambasciatore d’Italia in Israele, Gianluigi Benedetti, e il Presidente dell’Afeka Academic College of Engineering, Prof. Ami Moyal”, aggiunge l’ufficio diplomatico. “I due centri stanno infatti lavorando insieme utilizzando nella pratica clinica le loro competenze sull’elaborazione vocale e l’intelligenza artificiale. Nuovi strumenti tecnologici, che consentono il rilevamento pre-diagnostico dei potenziali portatori di COVID-19 attraverso l’analisi della voce, del parlato e della tosse dei pazienti, saranno sottoposti a studi clinici che condividono lo stesso protocollo”.
Come sottolineato dall’Ambasciatore Gianluigi Benedetti, “la cooperazione tra l’Universita del Sacro Cuore e l’Afeka Academic College of Engineering, due centri di primissimo livello, è uno dei numerosi risultati positivi degli intensi contatti da lungo stabiliti tra le comunità scientifiche italiana e israeliana, e che sono stati ulteriormente rafforzati sin dalla prima fase della pandemia”. Al reclutamento dei pazienti e alle attività sperimentali collaboreranno sia ospedali italiani che israeliani, in particolare la “Fondazione Policlinico Agostino Gemelli” di Roma (dipendente dall’Università del Sacro Cuore) e il “Rabin Medical Center” di Petah Tikva (a una decina di km da Tel Aviv), uno dei maggiori centri medico-ospedalieri israeliani.
Secondo quanto dichiarato dal prof. Ami Moyal al quotidiano la Repubblica, la tecnologia impiegata si baserà sull’elaborazione vocale e l’artificial intelligence (AI). “Quando il progetto sarà terminato – ha aggiunto il presidente del College d’ingegneria Afeka – chiunque potrà scaricare un’applicazione che, attraverso l’analisi della voce, della tosse e del respiro, potrà individuare pazienti potenzialmente infetti e indirizzarli al test, ottimizzando il processo di diagnosi, specie tra gli asintomatici, e limitando la catena del contagio”. Sempre secondo la Repubblica, i due centri di Milano e Tel Aviv starebbero realizzando un “database di migliaia di campioni di voce, tosse e respiro di pazienti infetti da Covid 19, ma anche di pazienti con l’influenza stagionale, di modo da poter marcare le differenze e ottimizzare la diagnosi del sistema”. Una richiesta congiunta di finanziamento sarebbe stata presentata nei giorni scorsi all’Unione Europea.
Tutto ok? Ma proprio per nulla, considerato che il progetto di tracciamento e data base della voce e relative applicazioni è stato sviluppato dall’Afeka Academic College nei mesi scorsi in collaborazione e con il contributo del ministero della guerra d’Israele. A fine marzo il quotidiano Israel Hayom ha reso noto che l’Amministrazione per lo sviluppo dei sistemi d’arma del Ministero della difesa aveva espresso l’intenzione di utilizzare nuove tecnologie e la telefonia mobile per “frenare la diffusione del coronavirus”. “Il Ministero della Difesa ha dichiarato che la task force d’emergenza nazionale, guidata dal dottor Danny Gold, sta sperimentando un’app di ricognizione vocale basata sull’intelligenza artificiale che potrebbe essere potenzialmente utilizzata per la diagnosi a casa dei sintomi iniziali”, riportava il quotidiano. “Il team di Gold prevede di iniziare i test con la nuova tecnologia nei prossimi giorni. Come parte dell’esperimento, le voci dei pazienti affetti da coronavirus saranno campionate da un’applicazione sviluppata da Vocalis Health, società high tech con sede a Tel Aviv”.
Secondo quanto riferito dal portavoce del Ministero della difesa israeliano, i dati raccolti con il nuovo programma saranno poi analizzati utilizzando una mappatura della rete neurale. “Lo scopo di questo studio è quello di sviluppare un unico algoritmo, basato sui metodi machine-learning e sulle caratteristiche del suono, che allerti il sistema sanitario affinché possa prendere le prime misure e monitorizzare i sintomi dei pazienti con coronovirus nelle loro abitazioni”, ha concluso il Ministero. Gli staff delle forze armate hanno anche reso pubblici gli altri enti e le organizzazioni chiamati a collaborare con Vocalis Health nello sviluppo dell’app anti-Covid: lo Sheba Medical Center di Tel Hashomer e, ovviamente, l’Afeka College of Engineering di Tel Aviv e il Rabin Medical Center di Petah Tikva, cioè proprio i due centri partner dell’Università del Sacro Cuore di Milano.
Per la cronaca, presidente del consiglio direttivo dell’Afeka College è l’ex generale dell’esercito Daniel Rothschild, oggi pure a capo dell’Istituto per la Politica e Strategia del Centro Interdisciplinare Herzliya, autorevole think tank di geostrategie politico-militari e collaboratore chiave del complesso militare-industriale israeliano. L’ex gen. Rothschild è anche a capo del Consiglio per la Pace e la Sicurezza, associazione israeliana di esperti di security nazionale ed è fondatore della società di consulenza di “sicurezza globale” Netacs Ltd. di Rosh Haayin.
Non è la prima volta che l’Afeka College offre la propria collaborazione alle forze armate israeliane. Qualche anno fa l’istituto è stato impegnato in importanti ricerche nel settore dell’ingegneria aerospaziale e nella progettazione di scavatori-robot e sistemi terrestri a controllo remoto per l’individuazione di sistemi d’arma. Consolidate sono anche le sue relazioni con il nostro Paese: dal 2014 al 2018 ha preso parte a un programma di ricerca sui nuovi sistemi energetici, finanziato con 1.206.000 euro dall’Unione Europea attraverso i fondi Horizon 2020, in partnership con il Politecnico di Milano, la Prima Vera S.p.A. ed Enertech Solution S.r.l., queste due anch’esse con sede nel capoluogo lombardo.
A Prima Vera S.p.A.. il 2 novembre 2014, il Governo di Israele aveva affidato la gestione energetica di tutte le sue strutture ospedaliere, escluse quelle di Gerusalemme. Denominata poi Zephiro S.p.A., la società ha ampliato il suo portafoglio alle tecnologie biomedicali e all’illuminazione pubblica. Attualmente controlla il 100% del capitale sociale di Prima Aviv Energy Technologies Ltd. con sede legale a Ramat Gan (Israele). Dopo aver risolto nel maggio 2017 l’accordo di joint venture con il Tadiran Group (holding di ingegneria meccanica con sede a Petah Tikva) per la gestione energetica ospedaliera, la società italiana ha mantenuto la sua presenza quale experience provider nell’ambito della commessa di efficientamento energetico. Il capitale societario di Zephiro S.p.A. è interamente controllato dalla holding Edison S.p.A. – Electricité de France SA, tramite Fenice Qualità per l’Ambiente S.p.A. (azionista diretto).
Secondo la Repubblica, Italia e Israele starebbero collaborando a un altro progetto “in fase di definizione” per il contrasto del Covid-19. Si tratterebbe della ricerca su anticorpi monoclonali che potrebbero costituire la base di un “vaccino passivo”. Ad operare insieme l’Israel Institute for Biological Research di Ness Zion (Tel Aviv) e l’Azienda Ospedaliere Universitaria “Careggi” di Firenze insieme a Toscana Life Science.