Dubito fortemente che gli italiani siano un popolo di eroi e di santi, come proclamò nel 1935 un dittatore vestito di nero. Di certo sono un popolo di risparmiatori con scarso senso comunitario, come si vede chiaramente da alcuni dati economici.
Anzitutto da uno studio della FABI, Federazione Autonoma Bancari Italiani, emerge che il patrimonio mobiliare degli italiani in un anno è aumentato di 45 miliardi di euro, passando da 4.400 miliardi nel 2018 a 4.445 miliardi nel 2019. In dettaglio si tratta di 1.123 miliardi investiti in polizze assicurative e fondi pensione, 1.020 miliardi nei conti correnti, 967 miliardi in azioni, 480 miliardi in fondi comuni, 441 miliardi in depositi vincolati, 271 miliardi in titoli e obbligazioni, 142 miliardi sono crediti e soltanto 1 miliardo in derivati e stock option. La FABI in particolare segnala che sono diminuiti di 33 miliardi di euro gli investimenti in titoli di stato e obbligazioni, passati dai 304 miliardi del 2018 ai 271 miliardi dell’anno successivo, con un calo di oltre il 10%. In sintesi, gli italiani complessivamente sono più ricchi, ma finanziano meno il debito pubblico italiano, poiché non investono in titoli pubblici del proprio Paese.
A conferma dell’analisi si possono consultare le statistiche periodiche della Banca d’Italia, dalle quali si ricava che il debito netto delle amministrazioni pubbliche italiane in un anno è aumentato di 31 miliardi di euro, passando da 2.345 miliardi nel 2018 a 2.376 miliardi nel 2019. In altre parole, mentre gli italiani mettevano in tasca 45 miliardi, lo stato ne chiedeva 31 in prestito.
Inoltre, non si può ignorare il fatto che non pochi contribuenti italiani continuano a mostrare scarsa fedeltà allo stato in cui vivono, dato che l’evasione fiscale è stimata da varie fonti ufficiali tra 110 e 190 miliardi di euro l’anno. È stato detto – giustamente – che in questo modo sono i disonesti a mettere le mani nelle tasche degli onesti.
È evidente che nel 2020 i numeri sono destinati a cambiare a causa della pandemia, ma questo evento nulla toglie ai dati e alle considerazioni precedenti. Anzi, proprio per far fronte alla crisi economica causata dal coronavirus, qualche esponente politico italiano ha provato a proporre un lieve aumento delle imposte soltanto per i più ricchi, una sorta di tassa di scopo temporanea, per poter disporre di qualche risorsa in più per effettuare azioni di solidarietà nei confronti di chi è stato più colpito dalla pandemia. Immediatamente i proponenti sono stati mediaticamente fustigati, facendo così cadere nel nulla l’ipotesi, che in fondo era di semplice buon senso.
Di conseguenza, nemmeno si osa nominare la parola “patrimoniale”, con lo scopo di prelevare una piccola parte della ricchezza accumulata dal popolo italiano dei risparmiatori, magari quell’1%, che corrisponde proprio ai 45 miliardi accumulati nell’ultimo anno. Ma in Italia vige la consuetudine che l’elemosina è considerata una virtù sociale, mentre il dovere di solidarietà economica per molti è un optional. In fondo, se i contribuenti tralasciano di mettere tutto il dovuto nella cassa per le spese della comunità, si tratta soltanto di una dimenticanza. Questa mancanza di memoria e di rispetto delle regole di convivenza, determina ogni anno un ammanco che dovrà essere coperto con gli interessi. Così può accadere che manchino i soldi necessari per le spese sanitarie e di conseguenza aumenta la mortalità per la pandemia. Succede anche che alcuni italiani, che non hanno contribuito in modo adeguato alla spesa sanitaria, vengano curati gratis con i soldi dei contribuenti onesti.
Insomma, per diventare un popolo di eroi e di santi, dovremmo mettere in atto comportamenti che dimostrino queste qualità. Per il momento è assai difficile scorgerle.