L’amministrazione del Comune di Giano dell’Umbria cerca di annullare unilateralmente un contratto regolarmente firmato sulla base di un bando pubblico nel 2005 e sgomberare Frigolandia, centro culturale polivalente, redazione delle riviste Frigidaire e Il Nuovo Male, nonché Museo dell’Arte Maivista, che ha in esposizione oltre 500 opere e in archivio più di 3000 tavole, disegni, quadri, sculture, e che negli ultimi quindici anni è stato visitato da migliaia di persone da ogni parte d’Italia e del mondo, ha organizzato mostre, incontri, laboratori, attività di promozione culturale in molte città italiane.
L’11 marzo 2020, in piena emergenza coronavirus, gli amministratori del Comune di Giano dell’Umbria hanno emesso un’incredibile quanto illegittima ordinanza di sgombero di Frigolandia. Documenti alla mano, è solo l’ennesimo attacco immotivato da cui dovremo difenderci, ma in questo momento così delicato per tutto il paese è ancora più assurdo e difficile, anche perché lo strumento usato, l’ordinanza, ci costringe a un ricorso al TAR o alla Presidenza della Repubblica.
Nuvole nere incombono sul futuro di Frigolandia, centro culturale fondato nel 2005 da Vincenzo Sparagna, direttore di Frigidaire e de Il Nuovo Male, alle porte di Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia. Qui in anni di lavoro è stata creata, secondo il progetto allegato alla Convenzione con il Comune, la Città Immaginaria dell’Arte Maivista (movimento inventato nel 1985 da Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna), un centro culturale polivalente, ispirato alla ricerca di riviste storiche per la satira, il fumetto, l’illustrazione e l’arte italiana ed europea e tuttora vive, ovvero Il Male, Frigidaire e tutte quelle create dal gruppo di Frigidaire nel corso della sua avventura editoriale iniziata nel 1980 e arrivata oggi alla quinta generazione di autori. Frigolandia è museo, laboratorio, redazione, luogo d’incontro e di studio per artisti, scrittori, fotografi, grafici, giornalisti, studenti di ogni parte d’Italia e del Mondo.
La vicenda
L’11 marzo 2020, in piena emergenza coronavirus, gli amministratori del Comune di Giano dell’Umbria hanno emesso un’ordinanza di sgombero di Frigolandia entro 60 giorni. Solo le disposizioni governative di stop provvisorio a simili procedimenti hanno allungato i termini di questo ipotetico sgombero all’ultima settimana di agosto e, in seguito ad altre disposizioni legate al coronavirus, a ottobre. L’azione ostile del Comune è particolarmente infida, poiché si basa su un’ordinanza comunale, strumento amministrativo che ci costringe a ricorrere non a un normale tribunale civile, ma al TAR o alla Presidenza della Repubblica. Documenti alla mano, è l’ennesimo tentativo di attacco per cancellare la “Libera Repubblica dell’Arte” fondata da Frigidaire nel 2005. Già nel 2008 il Comune avviò una causa di sfratto per una presunta morosità, inviando le notifiche a un indirizzo sbagliato: ne venimmo a conoscenza solo dopo una prima sentenza di sfratto esecutivo, riuscendo ad opporci in extremis. Il relativo processo si è concluso dopo quattro anni nel 2012 con la condanna del Comune al pagamento delle spese legali non avendo il preteso sfratto alcun fondamento giuridico. Dopo qualche anno di tranquillità nel 2015 va in scena il secondo atto di questa incomprensibile persecuzione. Il Comune decide di considerare unilateralmente concluso l’affidamento, anche se, come ripetutamente sottolineato dagli avvocati di Frigolandia, la convenzione decennale, stipulata nel 2005 a seguito di una delibera della Giunta comunale (la n.106 dell’08/11/2005), prevede la possibilità di altri tre rinnovi automatici agli stessi patti e condizioni ciascuno per un periodo di dieci anni, e solo il Concessionario, ovvero Frigolandia, può “recedere dalla convenzione – si legge nel testo del contratto – comunicando al Comune tale volontà mediante preavviso scritto da inviarsi con almeno 12 mesi di anticipo”. Ignorando tale esplicita condizione, il Comune pretende che i canoni di affitto pagati da 2016 ad oggi (6000 euro all’anno, come da convenzione) sono da considerare un “risarcimento” per non aver riconsegnato l’area su cui sorge Frigolandia (un ex complesso turistico, a lungo abbandonato, conosciuto come La Colonia), nonostante la società concessionaria non sia in alcun modo tenuta a farlo. Ora, a marzo 2020, l’ordinanza di sgombero. Al di là dell’aspetto giuridico della questione è scandaloso il tentativo di sopprimere un centro culturale, editoriale e artistico visitato da migliaia di persone da ogni parte d’Italia e del mondo, che oltretutto non ha mai ricevuto aiuti pubblici e paga puntualmente il canone previsto dal contratto di concessione. Dal 2005, oltre a risistemare gli edifici e curare il parco che li circonda a proprie spese, Frigolandia ha organizzato mostre, incontri, laboratori, attività di promozione culturale, diventando un polo di attrazione e quindi anche di promozione turistica per tutto il territorio. A Frigolandia sono sistemate e ordinate circa 60 tonnellate di pubblicazioni (riviste e libri) che documentano le più avanzate ricerche nel campo del fumetto, della satira, dell’illustrazione e dell’arte degli ultimi 40 anni, una grande biblioteca, migliaia di tavole originali e migliaia di fotografie. Il Museo ha in esposizione oltre 500 tavole, disegni, quadri, sculture, fotografie e ha in archivio più di 3000 opere, che sono state la base negli ultimi anni per mostre di grande successo sia in Umbria, in particolare a Perugia e Terni, che in molte città italiane, Milano, Bologna, Roma, Pesaro, Pescara, Piacenza, Napoli, Pavia, Parma ecc.”.
Per sostenere e salvare Frigolandia è stato anche lanciato su change.org un appello pubblico al Presidente della Repubblica e al Ministro dei Beni Culturali. Per firmare l’appello ci si può informare e connettere sul sito della Repubblica dell’Arte, www.frigolandia.eu.