Ieri si è tornato a parlare di Egitto. Questa volta non solo per gli affari che il Governo italiano continua ad avere con la dittatura di al-Sisi, neppure per la reticenza dei nostri ministri sul caso di Giulio Regeni e Patrick Zaki, ma per due dei tanti avvenimenti che da anni sono la conseguenza della repressione egiziana.
I due episodi di ieri riguardano la tragica morte di Sarah Hegazy e l’arresto di Mohamed Mounir, un giornalista e obiettore di coscienza egiziano.
La notizia della morte di Sarah Hegazy ha già fatto il giro del mondo.
Il suicidio di Sarah dimostra come un arresto, lo scopo di censurarti e mettere a tacere quello che sei o rappresenti, provoca dei traumi che influiscono sul resto della vita, mettendo a dura prova l’anima che potrebbe uscirne in frantumi. Inoltre, questa è una ulteriore dimostrazione di come gli arresti e le persecuzioni a danno degli obiettori di coscienza che ormai avvengono regolarmente in Egitto, sono atroci e un crimine contro tutti i diritti umani.
Ancora ieri, l’altro episodio di violenza del regime egiziano, riguarda l’arresto di Mohamed Mounir, un giornalista egiziano e fondatore del fronte per la difesa della libertà dei giornalisti. Mohamed è stato arrestato nella sua abitazione, a Sheikh Zayed City, una zona a est del Cairo. Al momento non si sa ancora dove sia stato portato. Le sue condizioni di salute sono molto delicate, il 65enne soffre di obesità e la detenzione potrebbe mettere a rischio la sua incolumità.
Sabato scorso la polizia aveva già tentato di arrestarlo, facendo irruzione in casa sua non trovando però nessuno. Anche se non era in casa, il giornalista è riuscito a documentare la tentata aggressione attraverso le telecamere di sicurezza situate nel suo palazzo, rendendo pubblico di come la polizia assalta la sua abitazione e di fatto anticipando come realmente sarebbe avvenuto il suo arresto.
Nel video si vede chiaramente il modo in cui in Egitto vengono svolte le operazioni di cattura a danno degli obiettori di coscienza. Come commento ai video, Mohamed ha poi dichiarato attraverso un comunicato che la sua vita da qual momento sarebbe stata in pericolo.
Il mandato d’arresto è partito dopo aver partecipato a un programma televisivo per commentare un dibattito tra la Chiesa ortodossa e il magazine egiziano Rose al-Youssef.
“Nel suo intervento ha semplicemente detto la sua opinione personale”, dice in un comunicato su Facebook la famiglia di Mohamed, “non ha mai incitato all’odio o messo in pericolo la sicurezza nazionale”.
Un membro del board del sindacato dei giornalisti, Mohamed Saad Abdel Hafeezm, attraverso un post su Facebook ha dichiarato che Mounir è il terzo iscritto al sindacato ad essere arrestato, raggiungendo gli altri 16 che al momento sono ancora in detenzione.