Arrestata ieri pomeriggio Sanaa Seif davanti all’ufficio del procuratore generale al Cairo. La giovane attivista è stata prelevata e messa con la forza in un minibus bianco che poi si è velocemente allontanato. Dopo circa 6 ore dal suo arresto, ieri sera, è stato comunicato che rimarrà in carcere per 15 giorni con l’accusa di incitamento verso crimini terroristici, condivisione di notizie false e diffusione di idee terroristiche attraverso i social network.
L’aggressione è documentata in un video girato da lei stessa. Avvenuta in pieno giorno, senza che nessuno intervenisse in suo aiuto e, al momento, sappiamo solo che rimarrà in carcere per 15 giorni; non si hanno notizie di dove si trovi o se è al sicuro.
Sanaa (26 anni) è la sorella minore di Alaa Abdel Fattah, e come tutta la sua famiglia è una attivista egiziana. Il fratello è stato arrestato lo scorso settembre in quella che è stata la più ampia ondata di arresti di massa dall’arrivo al potere di Al-Sisi.
Sulla detenzione di Alaa, oltre a essere già nota fin dalle rivolte di piazza Tahrir del 2011, avevamo già parlato lo scorso maggio, quando aveva fatto il giro del mondo la foto della mamma, Laila Seif, che dormiva davanti al carcere di Tora su un marciapiede per riuscire a consegnare al figlio i beni primari per affrontare lo sciopero della fame che aveva iniziato qualche settimana prima. Protesta poi terminata grazie anche ad Alaa che dal carcere aveva dichiarato di mettere fine alla sua astinenza dal cibo.
Da giorni, Sanaa, Mona e la mamma Laila Seif, erano davanti alla prigione di Tora perché, ancora una volta, gli viene negata la possibilità di comunicare con Alaa. Rivendicano il diritto a consegnargli una lettera; in pratica, da anni, anche durante le precedenti detenzioni di Alaa, chiedono semplicemente di trattare il familiare come qualsiasi altro detenuto non politico.
Le intimidazioni verso le attiviste sono arrivate già lunedì mattina alle prime ore dell’alba, quando dopo una notte passata a dormire su un marciapiede, un gruppo di donne in abiti civili le hanno aggredite e rubato tutti gli averi: telefoni, portafogli e documenti. Aggressione avvenuta sotto gli occhi di un presidio della polizia che, tra risate e insulti, incitava la banda a continuare.
Monaa, l’altra sorella di Alaa, ha dichiarato che l’aggressione è una azione pianificata dalle forze di polizia per costringerle ad andarsene. “Siamo piene di lividi e ferite in tutto il corpo, soprattutto Sanaa che ora è costretta ad andare in ospedale”, ha affermato Monaa in una serie di post su Twitter.
Il giorno dopo, ieri 23 giugno, quando è avvenuto l’arresto, Sanaa, in compagnia della sorella, la madre e del suo avvocato, si sono recati davanti alla sede del procuratore generale del Cairo per denunciare l’aggressione, mentre però era in attesa di essere ricevuta è stata avvicinata da un furgone bianco e portata via con la forza.