Il giorno 4 maggio il Comune di Torino chiudeva senza preavviso una struttura che accoglieva più di 100 senza fissa dimora.
Per oltre una settimana le persone sono state sostenute dalla cittadinanza: singole persone e associazioni che hanno donato tende, coperte, vestiario, cibo.
Le persone che hanno perso un luogo dove dormire sono state assistite e soprattutto ascoltate da tanti cittadini che, indignati da questa situazione, si sono adoperati come potevano per alleviare i problemi di persone socialmente fragili.
Venerdì 8 maggio al TG3 Piemonte delle 19.30 la Sindaca dichiarava che avevano collocato 2 persone (in 5 giorni lavorativi, il “dormitorio” di piazza d’Armi lo hanno chiuso lunedì mattina, n.d.r.).
Ad una di queste persone, ero presente, hanno promesso una bella struttura, senza specificare quale fosse, solo l’insistenza dei cittadini che supportavano la situazione ha costretto l’addetto del Comune a dichiarare che l’avrebbero portata in via Aquila: il concetto di bello è quanto mai soggettivo.
Quando le persone hanno trasecolato per la definizione di “bella struttura” la risposta è stata: “Io non saprei, l’ho vista solo da fuori”.
La Sindaca, sempre nell’intervista ha dichiarato che avevano identificato 17 persone: quell’elenco risaliva a lunedì 4, quando in comune avevano preso i nomi delle persone che avevano chiesto di poter parlare con la Sindaca per protestare contro la chiusura del sito umanitario.
La situazione in piazza, come prevedibile, è molto mutata in 4 giorni, sono stato lì ogni giorno: il numero delle tende e delle persone è via via aumentato.
Mi stupisce che il collega della Rai, alla dichiarazione di Appendino: “La struttura non era nelle condizioni di poter continuare”, non abbia fatto alcune domande:
- Come mai non era nelle condizioni di poter continuare?
- Come mai non avete avvisato le persone con anticipo della chiusura del sito?
- Come mai – visto che non poteva continuare, e lo sapevate quindi – non avete fatto tamponi a tutti, gestito le eventuali quarantene e ricollocato le persone nelle strutture di accoglienza, a tutela sia dei senza fissa dimora che della cittadinanza?
La Sindaca nella stessa intervista ha anche dichiarato: “Continueremo a costruire percorsi per chi evidentemente ne ha diritto”.
Sindaca Appendino e Vicesindaca Schellino: pensate che sia in errore se dico che l’unico percorso che abbiamo visto in 10 giorni è quello che hanno fatto i mezzi della questura da piazza Palazzo di Città al Padiglione 5 del Valentino, struttura tenuta nel degrado, dove avete trasferito le persone?
Ma soprattutto: pensate che sia l’unico esponente della Cittadinanza Torinese che lo pensa?
L’Avv. Vitale di Legal Team ha dichiarato pubblicamente che era stato prospettato alle persone il ricollocamento in un luogo con bagni e docce dove avrebbero avuto una situazione “dignitosa”: è quella che vediamo nelle foto?
Ora, tutti possiamo sbagliare, persino i politici, però siete in una situazione davvero fortunata: nessun Sars-CoV-2 positivo, avete agio di collocare la cinquantina, sì, stiamo parlando di 50 persone, in qualunque struttura degna sul territorio.
C’è l’ex Ospedale Riberi, l’ex Caserma di Via Asti, sarebbe un bel segnale nei confronti di una cittadinanza francamente indignata.
Vicesindaca Schellino, nel suo curriculum leggo: “Ho maturato competenze nella gestione di attività istituzionali, nella selezione, valutazione e monitoraggio di progetti di pubblica utilità”.
Ecco: nel mentre che magari studiate una soluzione fattiva e strutturale per il problema dei senza fissa dimora a Torino (problema che temo non possiate proprio più rimandare), non sarebbe meglio convocare d’urgenza un tavolo con le associazioni del terzo settore, ambito in cui lei ha esperienza pluriennale, per risolvere domani, e quando dico domani dico in 24 ore, la situazione di un pugno di persone senza un tetto, che avete collocato in una struttura che per il soggiorno e più che fatiscente e insalubre?
Sempre nel suo curriculum leggo: “Mi piace propormi come problem solver”, quindi è la persona perfetta per risolvere nel giro di 24 ore la sorte di 50 persone avendo a disposizione tutte le risorse, le strutture, e le associazioni di una città come Torino.
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